martedì 16 novembre 2010

Il caso Velletri in Parlamento

Un gruppo di deputati ha presentato un'interrogazione al ministro della salute, per chiedere la pubblicazione immediata dei dati sulla qualità dell'acqua e l'avvio di un'indagine epidemiologica sull'incidenza dei tumori nella zona di Velletri.

Interrogazione a risposta scritta 4-09412 presentata da
ELISABETTA ZAMPARUTTI
giovedì 11 novembre 2010, seduta n.394

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. -
Al Ministro della salute.
- Per sapere - premesso che:

secondo quanto riporta Terra del 4 novembre 2010, l'acqua che esce dai rubinetti di Velletri sarebbe contaminata da arsenico e le istituzioni non avrebbero dato l'allarme;

«La presenza di questo come di altri metalli nell'acqua distribuita per uso umano è documentata da almeno 5 anni» spiega Astrid Lima, portavoce del comitato Acqua pubblica di Velletri. Dal 2006 al 2008 la questione venne liquidata con un'ordinanza del sindaco. «Per più di due anni l'acqua è stata erogata con parametri fuori dai limiti di legge senza nessuna deroga - precisa Lima -. Né il ministero della Salute, né la Regione Lazio rilasciarono, infatti, le autorizzazioni necessarie». La prima e unica deroga concessa per il comune di Velletri è stata decretata dal presidente della regione Lazio il 21 aprile del 2009. La scadenza era previste alcuni mesi dopo, ma il 30 dicembre dello stesso anno, su proposta del Ministero della salute, con un ulteriore decreto il presidente della regione ha prorogato la scadenza a data da destinarsi;

«La legge 31 del 2001 e la direttiva Ue del 1998 sulla qualità dell'acqua non prevedono però lo slittamento della scadenza per questo tipo di deroghe - spiega la portavoce del comitato -. Attualmente dunque non esiste una deroga su questi parametri, poiché sulla richiesta della regione Lazio dovrà pronunciarsi la Commissione europea»;

in un dettagliato dossier intitolato «Il libro nero delle acque», presentato a Velletri, il Comitato cittadino ha ricostruito i passaggi fondamentali di una vicenda che riguarda il territorio dei Castelli romani ormai da tempo. «L'intossicazione cronica, ovvero l'assunzione anche a minime dosi per lunghi periodi di tempo, dell'Arsenico è una delle più conosciute cause di tumori - si legge nel documento -. Attualmente il limite di legge è di 10 microgramnmi per litro, ma l'Organismo mondiale della sanità e l'Unione europea stanno valutando la riduzione ulteriore di questo parametro, portandolo a cifre vicine allo zero»;

in tutt'altra direzione si stanno muovendo, invece, le istituzioni, per quel che riguarda il caso di Velletri: i cittadini lamentano una politica «basata sulla deroga» e la mancanza dei necessari interventi da parte del gestore idrico. «Nel programma presentato alla Regione nel 2008, quando Acea ha chiesto e ottenuto il decreto di deroga ai limiti di legge - dice Astrid Lima -, il gestore si impegnò a risolvere il problema dell'arsenico in buona parte entro il 2009. Le promesse però sono rimaste sulla carta». Il comitato denuncia pure l'assoluta mancanza di collaborazione da parte dell'azienda sanitaria locale, la Asl-Rmh, che ad oggi, nonostante l'insistenza della popolazione, non si è ancora resa disponibile a rendere pubblici i dati relativi all'analisi delle acque. I cittadini non si arrendono e l'acqua spesso la controllano da soli. Ci sono zone della città come piazza Mazzini e Contrada Rioli dove la percentuale di arsenico sarebbe cresciuta rispetto all'anno precedente. «In località Ponte di ferro - spiega il portavoce del Comitato - è stata riscontrata una concentrazione pari a 75 microgrammi!». A via Lata, invece, nei pressi di una fonte dove spesso si creano delle piccole code perché i cittadini sono soliti riempire delle bottiglie da portarsi a casa, l'Arpa ha evidenziato una concentrazione di ben 57 microgrammi. «Quando lo abbiamo saputo - racconta Astrid Lima - ci siamo immediatamente recati sul posto per affiggere degli avvisi. Ma il gesto non è stato apprezzato, e ora sulle nostre teste pende una denuncia per procurato allarme». Sull'acqua però non si scherza, «i cittadini hanno il diritto di sapere che acqua stanno bevendo - conclude la portavoce del comitato -, l'accesso ai dati deve essere garantito cosi come i controlli» -:

se il Ministro interrogato sia a conoscenza della vicenda e di quali ulteriori dati disponga;

quali iniziative il Ministro ritenga opportuno avviare per rendere pubblici i dati relativi alle analisi, non solo nell'area considerata ma anche nei comuni circostanti;

se non ritenga, infine, opportuno avviare un'indagine epidemiologica sul rischio tumori nell'area considerata. (4-09412)

Fonte: 
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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