giovedì 30 dicembre 2010

COMUNICATO STAMPA DEI COMITATI ACQUA PUBBLICA DI VELLETRI E APRILIA SULL'EMERGENZA ARSENICO NELLA REGIONE LAZIO

Acqua all'arsenico: a chi giova l'emergenza?

Sessanta giorni dopo la decisione della Commissione europea - che ha negato alla regione Lazio la terza deroga per l’arsenico nell’acqua - si è finalmente creata una “unità di crisi” presieduta dall’assessore regionale Marco Mattei. Dobbiamo però constatare come l’unica vera azione a tutela della salute dei cittadini non sia ancora stata presa: ovvero obbligare tutti i gestori (compresi Acea, Acqualatina e Talete) a fornire acqua potabile con un valore di arsenico entro i limiti di legge, pari a 10 microgrammi/litro. 
La regione Lazio, attraverso l’assessore Mattei, si limita a passare il cerino al ministero della salute, citando una fantomatica “imminente decisione del Ministero della Salute sul parere espresso dalla Commissione Europea”. Va chiarito - ed è bene che qualcuno lo spieghi al presidente Renata Polverini - che la Commissione europea non ha dato un “parere”, ma ha espresso una decisione, che è immediatamente vincolante per le autorità italiane. Il trattato dell’Unione Europea - facilmente consultabile in rete - su questo punto è categorico: una decisione, una volta notificata, deve essere semplicemente rispettata. E per la regione Lazio la decisione è stata chiara: niente deroga, da oggi in poi si rispetta la legge che vale per tutta l’unione europea.
A questo punto i comitati per l’acqua pubblica chiedono che sia la magistratura - già interessata da diversi esposti - a fare chiarezza, individuando le eventuali responsabilità ed omissioni, poiché non si capisce come sia possibile far passare per emergenza (con la conseguente levitazione dei costi) una situazione che doveva essere già risolta con le deroghe concesse ai gestori fino al dicembre 2009. Gestori che hanno continuato a riscuotere tariffe piene ed oggi pretendono ancora di essere aiutati.
Per quanto riguarda la dichiarazione dello stato di emergenza e la nomina di un commissario siamo ormai al ridicolo. L’emergenza è stata dichiarata da due settimane, ma tanto emergenza non è. Non è ancora noto, infatti, l’elenco dei comuni interessati ed assistiamo ad un penoso rimpallo tra regione Lazio e protezione civile nazionale.
Ci fa, infine, piacere che il presidente Polverini chieda di essere costantemente informata. Se però vorrà avere informazioni corrette eviti di ascoltare i cattivi consiglieri, forse troppo vicini ai gestori privati dell’acqua: ascolti i comitati, che da anni si battono per un’acqua pubblica e di qualità. Ascolti i medici per l’ambiente, che da sempre studiano il problema dell’arsenico, proponendo soluzioni realistiche a tutela della salute della popolazione. 

Comitato cittadino difesa acqua pubblica di Aprilia

 
Comitato acqua pubblica Velletri

martedì 21 dicembre 2010

Arsenico e le zone di Velletri


E' BENE SAPERE:
In queste zone della città di Velletri l'acqua è fuorilegge, perché supera i limiti previsti dalle norme italiane ed europee:
via del Camelieto, via Ariana, via di Cori, via Papazzano, via Troncavia, via Contrada S. Antonio, via Cerase Marine, Via Piazza di Mario, via della Caranella, via Colle Calcagno, Via Vecchia Napoli, Circonvallazione di Levante, via dei Volsci, via A. Mammuccari e vie limitrofe (via Ariana fino a via Ceppeta Inferiore, via Colle Calcagno, via Mariano Pieroni, viale Guglielmo Marconi.
Via Colle Noce, Via della Mortella (da via Colle Noce a via Colle Caldara), Via colle Ionci, Via Acqua Lucia, Via Appia Nord (da Via Madonna degli Angeli a via della Pilara), Via della Pilara, via della Faiola, via Aria Fina, via Colle dei Marmi, Via Ponte Minello, Via Appia Vecchia (da via Appia nord al civ. 59), Via Colle Ottone alto (da via Appia nord al civ. 101) e vie limitrofe. Via Poggi d’Oro, Via Panoramica, Via dei Pini, Via dei Genzanesi, Via dei Glicini, Via dei Castagni, Via delle Magnolie, Via degli Oleandri, Via delle Ginestre, Via delle Mimose, Via delle Fornaci, Via della Cava, Via degli Ulivi, Via delle Terme di Caligola, Via Appia Nord (Tratto da via Appia Antica e via della Picara) e vie limitrofe.

Secondo le indicazioni dei medici per l'ambiente, chi abita in queste zone deve evitare di bere l'acqua.

Una fonte alternativa è la fontanella di Via del Cigliolo 12, che riceve acqua del Simbrivio, con contenuto 0 di Arsenico.

Evitate in ogni caso un alto consumo di acque minerali, preferendo le acque sicure del Simbrivio.

sabato 18 dicembre 2010

Polverini vuole un commissario per la nuova emergenza idrica. Ma c'è già: Massimo Sessa


Nel Lazio arsenico e vecchi interessi
di Andrea Palladino -
il manifesto


Massimo Sessa
(foto Astrid Lima)
ROMA. La macchina fumante delle emergenze e delle leggi speciali sta scaldando i motori. La decisione della Commissione europea di non accettare più deroghe per gli alti limiti di arsenico in 128 comuni d'Italia - con in prima fila la regione Lazio - sembra aver colto impreparato il governo. Eppure i limiti di legge sul massimo contenuto del metallo cancerogeno sono in vigore dal 2001. Nove anni affrontati con deroghe ed emergenze, la stessa risposta che ancora oggi ministero della Salute e regioni stanno preparando.

Il governatore della Regione Lazio Renata Polverini ha annunciato che tra poche settimane verrà individuato un commissario straordinario, pronto a firmare ordinanze con i poteri della protezione civile, saltando, cioè, buona parte dei controlli. Ma forse alla Polverini sfugge che dal 2005 la sua regione ha già affidato la questione ad un commissario con superpoteri.

È un ingegnere di origine salernitana, ma romanissimo dal punto di vista professionale. Si chiama Massimo Sessa, ex assessore all'ambiente della giunta di centrodestra che ha guidato la provincia fino al 2004. Amico e collega di Angelo Balducci, dirige da diverso tempo la terza commissione dei lavori pubblici al Ministero delle Infrastrutture. Per le varie emergenze acqua nella zona a sud di Roma - dove è l'alto livello di arsenico oggi a preoccupare - ha gestito un budget ultramilionario, più di 100 milioni di euro amministrati con i poteri di deroga che Berlusconi gli ha affidato e rinnovato anno dopo anno dal 2002 in poi. È lui che avrebbe dovuto risolvere «l'emergenza» degli alti valori di arsenico, vanadio e fluoruro nella zona dei Castelli romani, prima che la catena delle deroghe venisse interrotta in sede europea. Ed è lui che ancora oggi ha in mano la regia, potendo procedere con urgenza, saltando gare d'appalto, vincoli ambientali e altri impedimenti. Il suo mandato scadrà solo nel 2011.Sicuramente Massimo Sessa negli ambienti romani è ben introdotto. Il suo nome spicca tra le migliaia di pagine dedicate agli affari della cricca di Balducci e Anemone, a quel sistema gelatinoso che avvolgeva - secondo i magistrati di Firenze - l'ambiente degli appalti legati ai grandi eventi e al business della protezione civile. Basta ricordare le risate notturne di un gruppo di imprenditori, mentre L'Aquila tremava, per capire di cosa parliamo.
Angelo Balducci

Un commissario straordinario ha poteri negati al momento ai sindaci che si trovano a gestire l'emergenza. Può ordinare «in deroga a tutte le leggi», espropriare con una sola firma, affidare lavori di decine di milioni senza perdere tempo in gare d'appalto. Per questo la figura di un commissario straordinario dovrebbe, come si dice, essere al di sopra di ogni sospetto.

Secondo le intercettazioni del Ros dei carabinieri Massimo Sessa avrebbe avuto con Acea - il gestore dell'acqua della provincia di Roma, dove una decina di comuni da anni si trovano a fronteggiare alti livelli di arsenico - rapporti che andavano ben oltre la sua funzione di commissario. La cricca di Balducci sentiva il fiato sul collo degli investigatori. Era la fine dello scorso gennaio, con frenetiche telefonate verso quella che poi si scoprirà essere la talpa del gruppo, Camillo Toro, figlio dell'ex procuratore aggiunto di Roma. È in questo contesto che i carabinieri si interessano anche a Sessa, vero trait d'union con Acea, la società dove Camillo Toro lavorava. Quello che il gruppo chiamava «il pupo» aspirava ad ottenere un contratto migliore con la società romana che gestisce il sistema idrico integrato nell'intera provincia, promettendo in cambio informazioni sulle indagini. Nei rapporti del Ros, oltre a Sessa, compaiono i nomi dei più alti funzionari Acea, contattati più volte dall'avvocato Edgardo Azzopardi - amico della famiglia Toro - interessato insieme a Massimo Sessa a trovare una degna sistemazione al figlio del procuratore in Acea. Nessuno, però, risulterà poi indagato, neanche Sessa.

Leggendo le carte dell'inchiesta appare chiaro come il commissario straordinario per l'emergenza idrica nei comuni a sud di Roma avesse rapporti stretti e di fiducia con il gruppo. Quando il 30 gennaio 2010 Angelo Balducci convoca una riunione urgentissima, dove, secondo il Ros, viene lanciato l'allarme sulle indagini sempre più strette, Massimo Sessa è presente. È un incontro ristrettissimo, delicato, dove Balducci farà il punto della situazione, dove vengono riportate le informazioni confidenziali di Camillo Toro, dopo aver spento tutti i cellulari. Una riunione che avveniva mentre da Bruxelles si faceva capire all'Italia che di altre deroghe i commissari non ne volevano sapere. Ma in quelle ore, forse, il commissario straordinario Sessa era preso da altre emergenze.Cinque anni di poteri straordinari, milioni di euro affidati ad Acea, consulenze pagate generosamente, mentre oggi nei Castelli romani migliaia di persone fanno la fila davanti alle cisterne di acqua potabile.
il manifesto 7 dicembre 2010

lunedì 13 dicembre 2010

Il 14 DICEMBRE CONFERENZA SINDACI ATO 2 ROMA. CHE FINE HA FATTO L'ARSENICO?

Il presidente della provincia di Roma - in qualità di presidente dell'autorità d'ambito Ato 2 - ha  convocato la conferenza dei sindaci per il prossimo 14 dicembre alle ore 10 presso la Sala Di Liegro della Provincia di Roma, via IV Novembre 119/a.
La conferenza dei sindaci è l'organismo che dovrebbe decidere la programmazione degli interventi per quanto riguarda la gestione dell'acqua nella provincia di Roma. Dunque, quale migliore luogo per discutere della questione arsenico? In realtà domani i sindaci, Acea, il commissario straordinario Massimo Sessa, il garante regionale e il presidente della provincia di Roma parleranno d'altro. All'ordine del giorno hanno inserito alcuni obblighi di legge, sempre rimandati: un'unica tariffa per l'acqua nella provincia di Roma, far pagare finalmente l'acqua secondo il consumo e non a forfait e l'introduzione della tariffa sociale. Al secondo punto dell'ordine del giorno si parla anche di investimenti, ovviamente tutti a carico dei cittadini, perché, si sa, Acea non regala nulla.
Sull'arsenico neanche una parola, come se nulla fosse accaduto. Nessuna comunicazione, nessuna discussione: sindaci, regione e provincia faranno finta di niente, a quanto sembra. Ovviamente nessuna parola - nella convocazione - sulle eventuali responsabilità del gestore, la romanissima Acea.
I comitati acqua pubblica dei Castelli Romani - zona duramente colpita dalle alte concentrazioni di arsenico, vanadio e fluoruro - hanno chiesto alla provincia di Roma di poter assistere all'incontro e di consegnare ai sindaci un breve promemoria sui punti che non funzionano nella gestione dell'acqua, a partire dall'arsenico. Siamo in attesa di una risposta da parte della provincia di Roma.

Ecco il testo del documento che domani verrà consegnato ai sindaci:

AD ACEA I SOLDI, ALLA POPOLAZIONE L’ARSENICO
  • Acea Ato 2 dal 2003  al 2008 ha incassato più di 400 milioni di euro di sola remunerazione di capitale. Con questi soldi anche il comune più povero sarebbe stato in grado di dare acqua di qualità a tutta la popolazione. 
  • Il sistema che voi Sindaci avete scelto prevede, invece, che qualsiasi cambiamento nella tariffa prenda in considerazione PRIMA il Ricavo Garantito di Acea, senza un vero rischio d’impresa per Acea. 
  • I consigli comunali non hanno più nessun potere sulla gestione dell’acqua della propria città. Ormai sono visti come utili obbedienti che balbetano quello che Acea dice loro di balbettare; 
  • Zingaretti ha chiesto ad Acea di anticipare il 50% degli utili per l’emergenza idrica e Acea ha detto NO; gli interessi dei soci vengono prima di quelli della popolazione. Perché nessun sindaco si è ribellato?
  • Perché nessun sindaco partecipa all’assemblea dei soci di Acea Ato 2 chiedendo conto della gestione? 
  • Perché nessun sindaco chiede di poter leggere i verbali dei consigli di amministrazione di Acea Ato 2? 
  • La STO ha fatto una simulazione del parametro MALL, mai applicato, ipotizzando una penale di ben 20 mlioni di euro per Acea. Perché non usare questi soldi subito - e senza oneri per i comuni e i cittadini - per risolvere il problema dell’arsenico?
  • Dal 2003 - anno dell’inizio della gestione di Acea - al 2010 il problema dell’arsenico non è stato risolto, limitandosi spesso a chiedere deroghe su deroghe, fino al paradosso della proroga della deroga. Dopo la decisione della Commissione Europea di respingere la terza deroga, Acea annuncia che il problema dell‘arsenico è stato risolto in pochi giorni. Perché, allora, Acea insiste nel volere una terza deroga? 
  • Dal 2005 esiste un commissario straordinario per l’alto livello di arsenico, vanadio e fluoruro nelle acque dei comuni serviti dal Simbrivio. Sono stati spesi decine di milioni: perché nessuno chiede conto di quanto è stato fatto? Non sarebbe quantomeno opportuno che il commissario presentasse le sue dimissioni?
  • Ormai sono in molti a chiedersi come mai i Sindaci non impongono ad Acea di fare il proprio dovere, ovvero fornire acqua potabile a tutti. E’ compito del gestore dare questa garanzia.
  • Un fondo di 2 milioni di euro per le fasce deboli è assolutamente insufficiente per i 75 comuni (compreso Roma); 
  • 45 milioni di investimenti spalmati in 3 anni dove 30 milioni vanno alla città di Roma e soltanto 15 milioni a TUTTA la Provincia è veramente uno scherzo di cattivo gusto per le popolazioni avvelenate per anni con l‘arsenico, il fluoruro e il vanadio;
  • Di fronte allo scandalo arsenico  che ha colpito decine di comuni, mettendo a rischio la salute delle persone, attaccando l’economia dell’intera area dei Castelli Romani, oggi vengono proposti nuovi aumenti: questo gestore non merita un solo euro in più.
  • Visto che sono i cittadini a pagare gli investimenti di Acea, vogliamo poter controllare ogni euro che  viene speso, vogliamo poter dire quali sono le priorità. L’acqua è un bene comune che non appartiene alle corporation, ai fondi di investimento, o alla mala politica

mercoledì 8 dicembre 2010

Investimenti arsenico: Acea si è rifiutata di anticipare i soldi preferendo utili milionari

Ecco la prova che dimostra come per Acea Ato 2, gestore idrico privato di 75 comuni della provincia di Roma, siano più importanti gli interessi dei soci che quelli della popolazione.
Questa è la trascrizione della lettera inviata ai sindaci  dell'Ato2, con cui Nicola Zingaretti, in qualità di presidente dell'Autorità d'Ambito, spiega come Acea si sia rifiutata di anticipare i soldi per affrontare i problemi idrici del territorio.
Per Acea l'acqua potabile può aspettare, i soldi dei soci no.
E i sindaci lo sapevano.


Palazzo Valentini, 6 maggio 2010
Caro Sindaco,


ho ritenuto utile e corretto farLe pervenire copia della lettera che, in qualità di Presidente dell'Ato 2, ho inviato nel mese di marzo al Sindaco Alemanno e all'assessore al Bilancio Maurizio Leo, in  merito alla possibile dismissione di quote di capitale sociale di Acea Spa da parte del Comune di Roma come conseguenza del Decreto Ronchi.
Mi sembra infatti doveroso anche in considerazione della mancata risposta del Comune di Roma sulle questioni da noi sollevate, informare e coinvolgere tutti i rappresentanti delle comunità locali del nostro territorio, in una discussione che deve essere trasparente e inclusiva e che, come può leggere nel testo allegato, dovrà trovare una sua sede naturale di confronto nella Conferenza dei Sindaci e dei Presidenti.
La delicatezza delle questioni riguardanti la futura gestione del sistema idrico integrato impone, oggi, di delineare un percorso chiaro e condiviso ad esclusivo servizio dei cittadini interessati a rafforzare un sistema efficiente.


Un percorso che, anche al di là di qualsiasi valutazione prettamente politica del decreto Ronchi, significa attenzione al bene comune, sostegno agli investimenti per l'efficientamento e la messa a norma delle reti, valutazione della qualità dei servizi, così importante per la tutela dell'ambiente e del nostro territorio.
Ritengo, inoltre, opportuno informarLa che, intervenendo all'Assemblea di Acea Ato dello scorso 22 aprime la Provincia di Roma, attraverso l'Assessore al Bilancio Antonio Rosati, ha proposto di destinare gli utili dell'azienda per il 50% dei dividendi ai soci, riservando l'altro 50% ad ulteriori investimenti per metà nella Provincia di Roma, specialmente nelle Aree dei Castelli Romani, nei Comuni del Litorale Pontino e nell'area dei Monti Simbruini, e per metà nel Comune di Roma. La proposta è stata accolta con favore da tutti i comuni presenti – compreso il Comune di Roma, che, anzi, su intervento dell'assessore Ghera l'ha emendata proponendo correttamente di destinare i 2/3 degli investimenti al proprio territorio. La proposta è stata tuttavia respinta dal rappresentate di Acea Spa che, come noto, detiene il 97% dell'azienda ed ha, conseguentemente, potere di veto.

Di conseguenza, mentre c'è stata unanimità nell'approvazione del bilancio, la destinazione totale degli utili ai Soci è stata approvata solamente col voto del Socio Acea pari a circa 97% del capitale sociale, mentre la proposta della Provincia di Roma ha raccolto il voto di altri soci presenti, ma è risultata minoranza.
Osserviamo con rammarico che l'azienda Acea abbia mantenuto inalterata la sua posizione malgrado il voto difforme del suo socio di maggioranza Comune di Roma. Auspichiamo, pertanto, che il Comune di Roma, conformemente a quanto votato in sede di assemblea di Acea ato2 riporti tali indirizzi anche nella prossima, delicata, assemblea di Acea, favorendo ulteriori investimenti per la città sia sul piano ambientale che economico e occupazionale.


Nicola Zingaretti

Terra - La conferma dell’Oms: «Arsenico cancerogeno»

di Rossella Anitori

INTERVISTA. A colloquio con Roger Aertgeerts, responsabile Acqua e igiene dell’Organizzazione mondiale della sanità. «Il valore massimo consentito è di 10 microgrammi per litro».
E' passato più di un mese ormai da quando la Commissione europea ha respinto la richiesta di deroga inoltrata dall’Italia per l’arsenico nell’acqua potabile. Dove sono arrivate, le autobotti della protezione civile continuano ad erogare acqua, ma nel resto del Paese il problema è tutt’altro che risolto. Tra gli annunci altisonanti della politica e l’eco delle proteste c’è chi non ha perso l’occasione per gettare fumo negli occhi dei cittadini, sostenendo per esempio che il limite a cui bisogna attenersi sia 20 microgrammi per litro anziché 10. Per fare luce sull’argomento Terra ha intervistato Roger Aertgeerts, responsabile Acqua e igiene dell’Organizzazione mondiale della sanità.

Quale valore dovrebbe osservare l’Italia oggi?
La Direttiva 98/83/Ce del Consiglio del 3 novembre 1998 concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano si basa sulle Linee guida Oms per l’acqua potabile. Il valore massimo per la concentrazione di arsenico nell’acqua specificato nella Direttiva, è di 10 microgrammi per litro, ed è lo stesso fissato nelle Linee Guida Oms.    
Quali sono i rischi associati con l’ingestione di arsenico?
Evidenze che provengono da studi epidemiologici indicano che il consumo di livelli elevati di arsenico attraverso l’acqua potabile è causalmente associato allo sviluppo di tumori in vari siti, in particolare pelle, vescica e polmone. Tuttavia, resta una considerevole incertezza rispetto alla curva dose-risposta per esposizioni a bassi quantitativi. I composti di arsenico inorganico sono classificati nel Gruppo 1 (cancerogeni per l’uomo) dall’Agenzia internazionale della ricerca sul cancro (Iarc).
Cosa dice l’Oms rispetto a questo?
L’Oms considera che le tecniche di trattamento delle acque, correttamente implementate, dovrebbero essere in grado di raggiungere livelli di arsenico di 5 microgrammi per litro, equivalenti alla metà del valore delle Linee guida.

Massimo Ottaviani ricercatore dell’Istituto di Sanità ha parlato di un “allarmismo ingiustificato” dicendo che la Commissione europea avrebbe interpretato rigidamente le raccomandazioni scientifiche fornite dell’Oms e che in realtà non c’è rischio reale. Che ne pensa?
Le Linee guida sono stabilite nel contesto generale del raggiungimento di target di salute sulla base delle migliori conoscenze scientifiche disponibili. La valutazione finale circa il costo-beneficio risultante dall’adozione di qualsiasi target di salute spetta ad ogni singolo Stato, tenendo anche conto di fattori rilevanti, quali aspetti di fattibilità tecnica delle misure eventualmente necessarie a raggiungere gli obiettivi e costi.    

Cosa pensa della decisione dell’Italia di tornare a Bruxelles a chiedere nuove esenzioni, questa volta da 50 a 20 microgrammi per litro?
Il ruolo dell’Oms è di fornire raccomandazioni sulla base delle evidenze scientifiche. L’Oms non esprime opinioni sulle decisioni di singoli governi circa la definizione di standard nazionali per la qualità dell’acqua, né su aspetti associati alla conformità con la legislazione europea.

fonte: Terra

sabato 4 dicembre 2010

Comunicato stampa: stop al pagamento delle bollette. Migliaia di persone oggi a rischio.

Ieri si è tenuta la quinta assemblea del Comitato Acqua Pubblica di Velletri, convocata d'urgenza nei giorni scorsi per affrontare l'emergenza arsenico. Durante i lavori è stata ricostruita l'intera vicenda, evidenziando come per almeno sei anni le istituzioni pubbliche e il gestore Acea non hanno adeguatamente affrontato il problema. La contaminazione delle acque di Velletri era infatti ben nota fin dal 2004, quando il Comune di Velletri comunicò ufficialmente la non potabilità delle acque alla Asl e all'Ato 2. In questi sei anni sarebbe stato possibile intervenire, ripristinando la potabilità dell'acqua, riportando il contenuto di arsenico sotto i 10 microgrammi litro stabiliti dalla legge 31 del 2001.
L'assemblea ha deciso di avviare diverse azioni a tutela della cittadinanza. I cittadini sono invitati a sospendere i pagamenti delle bollette, versando il solo canone, fino al completo ripristino nell'intero territorio comunale della potabilità dell'acqua; verranno inviati dossier ed esposti a tutte le autorità coinvolte, sia sulla questione dell'arsenico che sulla gestione più complessiva di Acea, con particolare riferimento alla mancata applicazione del parametro che misura la qualità del gestore (il parametro MALL), al mancato avvio della tariffa unica d'Ambito e della tariffa sociale. In situazioni come queste i più colpiti sono gli anziani, le famiglie monoreddito, i precari, i disoccupati. Appare, dunque, non più accettabile pagare per un servizio pessimo, con acqua non potabile, con turni anche invernali della distribuzione idrica e con una tariffa che non risponde a quanto era stato stabilito nei patti contrattuali.
L'assemblea del Comitato acqua pubblica denuncia che ad oggi nulla si sta facendo per fornire acqua potabile almeno ai bambini da 0 a 3 anni, azione ritenuta prioritaria dalla Commissione europea e dallo stesso ministero della salute.

Ad oggi - secondo gli ultimi dati dell'Istat - nella zona dei Castelli romani, interessata dalla presenza di arsenico nell'acqua, i bambini
da 0 a 3 anni residenti sono:
Albano Laziale 1691
Ariccia 693
Genzano di Roma 880
Lanuvio 631
Lariano 615
Velletri 2102
Castel Gandolfo 410
Ciampino 1481
Totale 8503
Ci chiediamo quanti di questi bambini stanno oggi assumendo (ovvero bevendo o usando per la preparazione degli alimenti) acqua con un contenuto di arsenico superiore ai 10 microgrammi litro, soglia considerata da tutti - è bene ripeterlo - come limite massimo per la popolazione fino a tre anni. A questo numero va aggiunto quello delle donne in gravidanza, altra categoria a rischio.
Denunciamo l'assenza di interventi da parte di Acea Ato 2, dei Comuni, della Provincia - in qualità di presidenza dell'Ato 2 - della Regione e del ministero della salute a tutela di questa parte della popolazione.
L'unica vera soluzione è l'immediata potabilizzazione dell'acqua distribuita nei Castelli romani e, più in generale, nei 128 comuni senza deroga dal 28 ottobre 2010. Ribadiamo poi la richiesta di rendere noti - in maniera diffusa - i dati delle Asl sulla qualità dell'acqua nei Castelli romani, dal momento di entrata in vigore del Dlgs. 31/2001 (1 gennaio 2004) ad oggi.
L'assemblea ha infine espresso piena fiducia nella magistratura di Velletri, che da tempo sta conducendo delle indagini sulla gestione idrica, come ha dichiarato recentemente il Procuratore Piro.
Il comitato acqua pubblica di Velletri attiverà lo sportello per le informazioni e per aiutare i cittadini a contestare questa gestione presso il dopolavoro ferroviario di Velletri, a partire dal prossimo venerdì, dalle ore 16 alle ore 19.

E' dal 2008 che chiediamo i dati sull'acqua

Nell'assemblea promossa dal Comitato del novembre 2008 - dedicata al tema arsenico - era stato deciso di chiedere tutti i dati sulla qualità dell'acqua ad Acea, al sindaco di Velletri, all'Asl RM H, alla STO ATO2, Al Garante regionale del SII e all'assessore regionale all'ambiente e cooperazione tra i popoli. Nessuno ha risposto.

Eppure era molto chiaro:

(I cittadini) chiedono alle istituzioni sopraindicate, ai sensi dell'articolo 162 del D. Leg 152/2006 (Norme in materia ambientale), che il Gestore Acea Ato 2 Spa divulghi con urgenza tutti i dati relativi alla qualità dell'acqua distribuita per uso umano nel Comune di Velletri attraverso i siti web dell'Ato 2 e del Comune di Velletri.
Velletri, 8 novembre 2008

giovedì 2 dicembre 2010

Assemblea cittadina sull'arsenico a Velletri: 03 dicembre

Assemblea cittadina
Venerdì 03 dicembre
Ore 17.30
Via Lata , 50 (dietro l'autolavaggio)

Il Comitato acqua pubblica di Velletri ha sempre seguito un percorso di condivisione delle scelte, fin dalla sua costituzione. L’avvio delle contestazioni delle bollette, la campagna di informazione sulla qualità dell’acqua e l’applicazione in autotutela della tariffa di Roma sono state strategie discusse e condivise in assemblee pubbliche. Lavoriamo per la città, con i cittadini.

Questa volta abbiamo uno scenario drammatico da affrontare: la contaminazione delle acque con l’Arsenico è divenuto ormai inaccettabile, tanto da convincere la Commissione europea a negare una nuova deroga. Le istituzioni sostanzialmente annaspano nel buio, si sono dimostrate goffe, impreparate e - in alcuni casi - preoccupate solo dall’evitare guai ad Acea. La società romana che gestisce l’acqua da parte sua ha mostrato una irresponsabilità gravissima, non risolvendo il problema - e in alcuni casi aggravandolo - nei quattro anni di gestione. E’ stato gravissimo, ad esempio, che il potabilizzatore che serve il centro storico sia stato chiuso per sei mesi senza mai avvisare la popolazione

Oggi la situazione è precipitata, i dati dell'Arpa Lazio parlano chiaro: in alcuni punti della rete idrica della città abbiamo raggiunto, il mese scorso, punte di oltre 70 microgrammi/litro di arsenico. Un triste record.

Nella prossima assemblea dovremo discutere insieme diversi punti delicati:

Che cosa è stato fatto?
Che non è stato fatto?
Quali sono i responsabili di questo scempio sanitario?
Quali sono i passi che la cittadinanza deve fare?

Invitiamo, quindi, tutta la città di Velletri - ed in modo speciale tutte le persone che in questi anni ci hanno accompagnato in questa lunga strada per riconquistare i dritti sulla nostra acqua e un'acqua di qualità - a partecipare alla prossima assemblea pubblica, prevista per venerdì 3 dicembre 2010, alle ore 17.30, presso la sala dell'Associazione Velletri 5 Stelle, in Via Lata 50.

I profitti non possono venire prima della salute pubblica, perché si scrive acqua ma si legge democrazia.

mercoledì 1 dicembre 2010

Qualità dell'acqua potabile: Direttiva 98/83/CE



 
La Direttiva 98/83/CE del Consiglio, del 3 novembre 1998, concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano prevede che gli Stati membri possano stabilire deroghe ai valori di parametro fino al raggiungimento di un valore massimo, purché:
  • la deroga non presenti un rischio per la salute umana;
  • l'approvvigionamento delle acque potabili nella zona interessata non possa essere mantenuto con nessun altro mezzo congruo;
  • la deroga abbia durata più breve possibile, non superiore a un periodo di tre anni (è prevista la possibilità di rinnovare la deroga per due periodi addizionali di tre anni).


    Le deroghe devono indicare particolareggiatamente i motivi che hanno indotto a concederle, salvo qualora lo Stato membro interessato ritenga che l'inosservanza del valore di parametro sia trascurabile e che un'azione correttiva possa risolverla tempestivamente. Le deroghe non si applicano alle acque messe in vendita in bottiglie o in contenitori.

    Lo Stato membro che si avvale di una deroga provvede affinché ne sia informata:
  • la popolazione interessata;
  • la Commissione, entro un termine di due mesi, se la deroga riguarda una singola fornitura d'acqua superiore a 1000 m³ al giorno in media o l'approvvigionamento di 5000 o più persone.
    fonte: EUROPA > Sintesi della legislazione dell'UE