Secondo Acqualatina ad Aprilia va tutto bene, in attesa che l’Unione europea ripristini il valore dei 20 microgrammi. Ma i Comitati scrivono a Bruxelles, che smentisce: «In vigore la soglia di legge».

Qualcuno meno comprensivo avrebbe forse trovato eccessiva anche quella di bolletta, visto che dal rubinetto uscivano ferro e batteri fecali. «Quell’allarme poi è cessato. Ora c’è il problema dell’arsenico – aggiunge Roberta - dal 2004 i valori sono cresciuti da 19 microgrammi a 24, e poi a 38. Dal 20 giugno 2009 poi non è stato possibile ottenere nessun’altra comunicazione dal gestore. Ma non è un nostro diritto sapere cosa beviamo?». Oggi il problema è risolto. L’acqua non scorre più. Un volantino dell’Acea sulla porta dice che non è potabile. Però si può prendere una tanica e andare a cercare un’autobotte. Quella, per ora, te la danno gratis. Almeno però gli abitanti sanno che c’è un problema. E possono scegliere.Così invece non è ad Aprilia, dove il gestore (la notoria società mista Acqualatina) ha dato la sua interpretazione alla bocciatura europea: a leggere il loro sito il no alla deroga vuol dire che tutto procede come nulla fosse finché il governo non otterrà la deroga a 20 microgrammi.
Il Comitato per l’aqua pubblica di Aprilia si è insospettito è ha scritto ad Helmut Bloch, della Direzione generale ambiente di Bruxelles, per chiedere conferma. La confusione infatti regna sovrana, anche perché è stata proprio la presidentessa del Lazio Polverini a mandare una comunicazione, il 18 novembre, in cui si diceva che per le acque con più di 20 microgrammi di arsenico si doveva emettere le ordinanze di non potabilità. La sconfessione di Acqualatina, della Polverini, ma anche del Sindaco arriva direttamente da Bruxelles: in assenza di deroga il limite di legge è di 10 microgrammi, dice Bloch. Punto. Quell’acqua, cioè non è potabile. Così, lancia in resta, ieri il comitato acqua pubblica Aprila e il Forum nazionale dei movimenti per l’acqua ha organizzato una conferenza stampa per denunciare il fatto. «Non riuscivamo a capire perchè il gestore Aqualatina avesse messo sul suo sito quella dichiarazione - dice Fabrizio Consalvi, del comitato di Aprilia - lasciando intendere che non avessero avuto risposta. La risposta invece c’è stata, dice Bloch. È negativa».
In teoria quindi il sindaco dovrebbe dichiarare non potabile l’acqua di Aprilia, e non può neanche derogare al valore di 20microgrammi. Lo stesso errore lo stanno commettendo a a Velletri. Aggiunge Consalvi:«Sono 6 anni che usufriamo di una deroga, per attuare un piano di rientro. Perchè gli interventi non sono andati a buon fine? Perchè la regione Lazio non ha vegliato sul gestore? Vogliamo sapere rischi per la salute, e che si attivino indagini sul territorio». Si apre quindi la partita delle verifiche dei fantomatici piani di rientro. Bisognerà rispondere a domande come quelle poste a Velletri dal comitato:« Come mai il piano di rientro presentato da Acea non ha ancora prodotto risultati? Come mai a Velletri le concentrazioni di arsenico nell’acqua, secondo i dati della Asl, presentano valori addirittura superiori al limite della deroga? Di che emergenza si parla se il problema arsenico risale all’aprile del 2006?». Se le risposte non le darà la politica, presto sarà la magistratura a darle. Ma allora sarà tutto più complicato.
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