lunedì 12 agosto 2013

COMUNICATO STAMPA: Emergenza idrica nei Castelli Romani: Acea ha ridotto gli investimenti per 150 milioni di euro


Nell’incontro tra Sindaci e Acea del 9 agosto è andato in scena il vecchio copione: sindaci che protestano e gestore che promette. Ma il tempo delle farse è finito. I soldi per risolvere le crisi idriche, ambientali e sanitarie legate all’acqua ci sono, ma il gestore preferisce non spenderli.

 Il 13 marzo 2013 il responsabile dei rapporti tra amministrazioni locali e Acea, l’ingegnere Piotti, dirigente della STO, ha scritto a tutti i Sindaci e al presidente Zingaretti (cfr lettera allegata), informandoli del mancato rispetto da parte del gestore dei propri impegni: Acea avrebbe dovuto, infatti, eseguire le delibere votate dalla conferenza dei Sindaci, che prevedevano un investimento per il 2012 di  202 mln € e per il 2013 di 189mln €, per un totale di 391 mln di €. Rispetto a questo stanziamento Acea ha effettuato un’autoriduzione, non concordata con gli Enti locali, pari a circa 150mln € (62 mln € per 2012 e 79 per 2013).

Nella delibera numero 7/12, approvata dai sindaci il 17 aprile 2012, era stato deciso il piano degli investimenti. Attenzione alle cifre, perché è nei dettagli che si nasconde il diavolo:

-       Per il 2012 sono previsti 202,03 milioni di investimento; grazie ad una delibera che non ha completamente rispettato il referendum (come denunciato dal comitato acqua pubblica lo scorso anno), viene ancora applicato il 7% di remunerazione del capitale investito alla cifra deliberata fino al 2012, pari a 152,03 milioni; con la delibera 7/12 sono stati stanziati ulteriori 50 milioni di euro (sempre pagati dai cittadini, attraverso le bollette): su questa cifra – essendo stata deliberata dopo il referendum – Acea non potrà incassare il 7% di remunerazione. E’ forse un caso, ma il gestore decide – unilateralmente – di non investire 62 milioni di euro: forse questa cifra include quella parte di investimento senza remunerazione?

-       Per il 2013 l’investimento previsto era di 189,27 euro; anche in questo caso la cifra comprende l’aumento di 50 milioni di euro rispetto agli accordi precedenti (che impegnavano Acea ad investire 139,27 milioni di euro), senza remunerazione. Come detto prima, Acea riduce di 79 milioni l’investimento per l’anno in corso. Anche in questo caso la parte d’investimento non realizzato comprende la cifra non remunerata, e quindi non “conveniente” per Acea?

Questo sono alcune domande che i Sindaci dovrebbero porre ad Acea. Non solo. La scelta del gestore dovrebbe essere immediatamente contestata dagli uffici legali delle amministrazioni.

Acea ha sostenuto che questa riduzione deriva tra l’altro da: “Incertezza del quadro normativo e del contesto economico-finanziario (…) infatti per effetto dell’emanazione del DPR 116\2011, che, a seguito dell’esito della consultazione referendaria, ha espunto il riferimento all’adeguatezza della remunerazione di capitale investito” cioè, tradotto in parole povere, il gestore vuole dire: “siccome non so se continuerò a guadagnare tanto quanto oggi intanto sospendo una parte degli investimenti”.

Cari cittadini ecco come Acea si è tutelata dall’esito del referendum. La conseguenza diretta di questi tagli decisi dal gestore è la drammatica e ormai cronica “emergenza” idrica che attanaglia il nostro territorio. Eppure Acea, dal 2003 al 2011, ha già incassato circa 590 milioni di euro per la remunerazione di capitale investito: non basta per soddisfare i soci privati? Vale più il profitto che il diretto all’acqua?

Non si capisce in questo contesto l’atteggiamento dei Sindaci castellani che continuano a organizzare incontri col gestore in cui elencano problemi ormai noti e in cui escono contenti per aver ottenuto il rinnovo annuale delle promesse di Acea. Avrebbero potuto fare molto altro: era in loro potere, ad esempio, imporre al gestore di portare tempestivamente le autobotti alle zone colpite dal razionamento idrico, come previsto nel regolamento di utenza. Per sopperire alle omissioni del gestore, invece, hanno caricato sulle spalle della sola Protezione Civile questa incombenza, sottraendo le loro forze a altre problematiche. Si dovevano presentare al tavolo della trattativa dopo aver attentamente studiato quelle stesse delibere che hanno votato, chiedendo conto con fermezza della irresponsabile riduzione degli investimenti.

Il rischio che corre questo territorio, in cui Acea fa esattamente solo ciò che vuole fare mentre i sindaci stanno a guardare, scaricando sulla popolazione la propria inefficienza, è che allo scadere della convenzione trentennale il territorio castellano si ritroverà una situazione idrica peggiore di quella che consegnò al gestore. Allora si disse che grazie all’intervento del privato i problemi dell’acqua sarebbero stati definitivamente risolti. È chiaro a tutti che non è andata così.

Basta con le promesse a breve, medio e lungo periodo, la popolazione vuole oggi la soluzione immediata del problema. Come due anni fa abbiamo detto in massa, col referendum, che il privato deve uscire dalla gestione dell’acqua, torniamo tutti a dire che l’acqua è un bene comune.

Di fonte a questa situazione chiediamo alle amministrazioni comunali di avviare immediatamente una vertenza con Acea, chiedendo:

A)    i fondi per risolvere l’emergenza idrica ci sono e li abbiamo messi noi cittadini: i soldi non investiti (pari a 150 milioni di euro per il biennio 2012 e 2013) vengano resi immediatamente disponibili da Acea per interventi urgenti e non più derogabili finalizzati alla risoluzione della drammatica situazione in cui versa la popolazione castellana e in generale della provincia di Roma. Ricordiamo che oltre alla mancanza dell’acqua il territorio dei Castelli Romani vive un’emergenza qualitativa (Velletri, per esempio, ha ancora 3000 abitanti serviti con un’acqua contenente arsenico oltre i limiti di legge, come si desume dalla relazione presentata alla Commissione europea lo scorso Febbraio) e un rischio ambientale elevato dovuto alla cattiva condizione della depurazione della fognatura.

B)   I 20 milioni di penale che Acea deve pagare in investimenti a costo zero per i cittadini (vedi parametro Mall per il periodo 2006-2011) sono stati spalmati su 6 anni. Questa decisione deve essere rivista, imponendo ad Acea l’immediata erogazione di questa cifra in opere urgenti. Non è possibile continuare a rinviare, anno dopo anno, gli investimenti per risolvere in tempi ragionevoli l’emergenza idrica.

C)  L’Ato, la Regione e i comuni – con la partecipazione dei cittadini – devono avviare subito la redazione di un piano degli acquedotti, mettendo come priorità la conservazione della risorsa, evitando di stressare ulteriormente le fonti del Simbrivio. Questo piano deve partire dal rifacimento delle reti idriche, individuando con precisione le perdite, gli sprechi e le reti obsolete, riducendo drasticamente l’utilizzo dei pozzi locali. Il piano dovrà essere affidato ai tecnici provenienti da strutture pubbliche, non in conflitto di interesse e dovrà essere discusso con la popolazione attraverso un sistema di vera partecipazione alle decisioni.

D)   L’Ato - e quindi i sindaci – deve avviare la revisione immediata della convenzione di gestione, inserendo un sistema sanzionatorio efficace in caso di inadempienze del gestore. Nello stesso tempo, la conferenza dei sindaci deve prevedere la costituzione di un sub-ambito per il bacino dei Castelli romani, aprendo finalmente la strada alla costituzione di un consorzio completamente pubblico.

Il territorio castellano è il teatro in cui stiamo vivendo solo il primo atto di quella che diventerà una vera e propria guerra per l’accesso all’acqua, una risorsa non rinnovabile e essenziale per tutti.

I nostri sindaci, da quale parte della barricata si vogliono porre? Sudditanza a una multinazionale che ha come vocazione il solo profitto o avanguardia dei cittadini che hanno già dimostrato che si scrive acqua ma si legge democrazia?



Il coordinamento acqua pubblica Castelli romani