venerdì 26 marzo 2010

20 marzo: è stata una manifestazione straordinaria

Bilanci e prospettive

http://www.italia.attac.org/spip/spip.php?article3215

Duecentomila donne e uomini in piazza per l’acqua e i beni comuni : è stata una manifestazione straordinaria.

Determinata, perché partecipata da chi conosce la posta in gioco.

Allegra e colorata, perché costruita da donne e uomini che parlano di futuro.

Il popolo dell’acqua è tornato in piazza a distanza di due anni dalla sua prima manifestazione nazionale del dicembre 2007. E rientra nei propri territori con molte più frecce al proprio arco.
La manifestazione di sabato 20 marzo segnala innanzitutto la forte crescita del movimento per la ripubblicizzazione dell’acqua : radicato in tutti i territori del Paese, ma pronto a riconoscersi in un movimento di dimensione nazionale; capace di lavoro carsico, ma anche di forti emersioni in superficie; fedele ai propri obiettivi condivisi, ma attento alla necessità dell’inclusione costante di nuove esperienze e culture.

Il Governo Berlusconi che, con l’ultimo provvedimento autoritario approvato nel novembre scorso, si era illuso di aver chiuso la partita dell’acqua con la sua definitiva consegna al mercato e ai grandi capitali finanziari, sarà costretto a ricredersi : il 20 marzo ha detto a chiare lettere che non solo la partita è riaperta, ma l’esito della stessa è stato preso in mano da centinaia di migliaia di donne e uomini consapevoli e determinati.

Non solo.

Per la prima volta in questo Paese, la piazza del movimento per l’acqua è diventata il luogo dell’incontro di tutte le mobilitazioni popolari che da anni contrastano la politica delle "grandi opere" devastatrici dei territori, una gestione dei rifiuti legata al business dell’incenerimento, un modello energetico dissipatorio e autoritario, basato su impianti nocivi ed ora anche sul nucleare.
Nel pieno di una crisi economica, ecologica e di democrazia, il 20 marzo ha rappresentato il luogo che ha dato espressione concreta e plurale ai diversi aspetti di questa crisi, così come emergono dalle lotte territoriali : tre mesi dopo il fallimento del vertice di Copenaghen, con i cosiddetti "Grandi" impossibilitati a mettere a fuoco la crisi di sistema e volti unicamente a rimetterne in moto i meccanismi, il 20 marzo ha detto a gran voce il proprio "NO" a questo modello economico e sociale e il proprio SI ad un’ altra idea di società, basata sulla riappropriazione sociale dei beni comuni e sulla democrazia partecipativa.

E ancora.

Chi ha attraversato il lunghissimo corteo e le piazze del 20 marzo non può non aver notato come la manifestazione sia stata soprattutto costruita da donne e uomini spesso alla loro prima esperienza di attivismo sociale, inseriti dentro esperienze territoriali condivise, protagonisti diretti perché presenti senza mediazioni politico-istituzionali o vincoli di appartenenza partitica, sindacale o associativa.

Un ulteriore importante segnale di come su temi essenziali come la lotta per l’acqua e la difesa dei beni comuni sia matura la mobilitazione diretta e in prima persona, su obiettivi di radicale cambiamento e di rivendicazione di una nuova democrazia, dal basso e condivisa.
Tra meno di un mese, il movimento per l’acqua inonderà di nuovo tutti i territori del Paese con migliaia di banchetti, iniziative e mobilitazioni per raccogliere 700.000 firme su tre referendum abrogativi di tutte le norme che hanno contribuito nel corso degli anni alla mercificazione dell’acqua e alla privatizzazione dei servizi idrici.

Sarà un nuovo grande laboratorio di autoeducazione popolare per dire "Fuori l’acqua dal mercato e fuori i profitti dall’acqua", un nuovo itinerario sociale per discutere di acqua pubblica, ma soprattutto di riappropriazione sociale, di gestione partecipativa dell’acqua e dei beni comuni, di nuova democrazia.

Sarà una importante sfida che chiama tutte e tutti ad una nuova assunzione collettiva di responsabilità : rendere praticabile il cambiamento in questo Paese, riaccendere la speranza di un altro mondo possibile.

Come Attac Italia continueremo a dare il nostro contributo.

Siamo sicuri che tutte e tutti faranno altrettanto.

ATTAC ITALIA

martedì 23 marzo 2010

Acea veloce per chiedere i soldi, lenta per rispondere ai cittadini

Non applicando la tariffa di Roma per il 2008 e il 2009 solo a Velletri Acea potrebbe incassare circa 2,5 milioni di euro in più. E così la società preferisce pagare società di recupero credito, spaventando i cittadini, invece di applicare la tariffa corretta. Il Sindaco Servadio ha assicurato al comitato e ai cittadini che nessuna utenza dell’acqua sarà tagliata prima della risoluzione della vertenza.

La prima fase della “guerra” di Acea contro i cittadini di Velletri che hanno contestato la tariffa è iniziata. Molte famiglie - che hanno correttamente già pagato quanto dovuto secondo l’articolazione tariffaria di Roma, comunicando l’avvenuto pagamento ad Acea e al Sindaco di Velletri - hanno ricevuto le prime telefonate dai call-center.
Ricordiamo che più di quattrocento famiglie di Velletri hanno in questi mesi contestato formalmente la bolletta di Acea per il 2008 e il 2009, basata su tariffe difformi rispetto a quanto è scritto nei patti contrattuali. L’Assemblea dei Sindaci del dicembre del 2002 aveva infatti deliberato l’applicazione dell’articolazione tariffaria in vigore a Roma nei comuni della provincia, a partire dall’anno successivo a quello di inizio della gestione di Acea. Questa norma - che è vincolante per il gestore - è stata recepita e sottoscritta anche nel verbale di consegna del sistema idrico, firmato dal Comune di Velletri nel novembre del 2006.
Nonostante questo Acea Ato 2 ha imposto la vecchia tariffa comunale - ben più alta e strutturata per colpire i bassi consumi - ignorando di fatto la delibera del 2002 per gli anni 2008 e 2009. I cittadini di Velletri hanno così deciso di contestare le fatture - ritenute illegittime - e di pagare solo quanto dovuto secondo l’articolazione tariffaria di Roma.
Per avere un esempio dell’impatto dell’errata tariffa, una famiglia con un consumo medio d’acqua (150 mc/anno), pagherebbe con la tariffa di Roma circa 60 euro, contro i 150 euro fatturati da Acea; un negozio con un basso consumo d’acqua, pagherebbe circa 120 euro, contro i 350 fatturati da Acea.
Acea Ato 2 ha iniziato a rispondere ai reclami con sei mesi di ritardo, rispetto ai tempi previsti dalla Carta dei Servizi. Non solo. La risposta riconferma quanto già sapevamo: il gestore applica la tariffa decisa dall’assemblea dei sindaci. Ed ha ragione. Come già detto l’applicazione dell’articolazione tariffaria di Roma a Velletri era stata già deliberata dai Sindaci dell’Ato 2 otto anni fa. Chi, dunque, non sta rispettando i patti? Di certo non i cittadini.
Acea sta ora cercando di forzare la mano nei confronti degli utenti. Prima ha spedito le lettere minacciando il distacco dell’utenza, ancor prima di inviare la risposta ai reclami. Ha poi affidato il “recupero del credito” ad alcune aziende private: la Cribis Teleservice di Bologna (capofila di un’Ati con la Ari.Tel. srl), la Euro Service srl (capofila di un’Ati con Caldani Irrigazioni srl), di Piedimonte Matese e la So.Ge.C. (in Ati con la So.Ge.C. Service srl), di Morlupo. Secondo quanto stabilito dall’appalto - aggiudicato nel 2009 - queste società si occuperanno di chiamare al telefono gli utenti considerati morosi e di procedere ai distacchi delle utente idriche.

Vediamo, dunque, nel dettaglio chi sono queste società, pagate con i soldi dei cittadini:
  • Cribis Teleservice di Bologna - Società controllata dalla Cribis Holding, colosso del recupero crediti.
  • Ari.Tel. srl - Società di costruzioni originaria di Latina, oggi con sede in Ariccia. L’amministratore delegato e unico socio è il palermitano Salvatore Russo.
  • Euro Service srl - Amministratore delegato è Antonio Persici. Ha sede a Roma e a Reggio Calabria. Ben nota ad Aprilia, dove ha esercitato la “riscossione dei crediti” per conto di Acqualatina. Senza molto successo, a onor del vero. Anche ad Aprilia i call center chiamavano i cittadini a casa, in orari serali, intimando pagamenti non dovuti e inviando lettere senza valore legale. Tre mesi fa il Consiglio di Stato ha dato ragione ai cittadini che avevano contestato la bolletta di Acqualatina.
  • Caldani Irrigazioni srl - Società amministrata da Paolo Caldani (amministratore unico, socio e direttore tecnico). Secondo diverse fonti giornalistiche (Ansa e alcuni giornali locali del Nord), Paolo Caldani sarebbe stato indagato dalla Procura di Aosta per truffa ai danni della Regione Val D’Aosta nel 2007. L’accusa - secondo quanto riportato dall’Ansa - sarebbe “di aver intascato quasi 200 mila euro per lavori che non sono mai stati effettuati”. Ad oggi non sappiamo a che punto si trovi l’indagine.
  • So.Ge.C. srl - Società originaria di Morlupo (Roma).
  • Società d'Alessandro Lavori S.R.L. - società di costruzioni di Aversa, in provincia di Caserta. Gestisce molti lavori in campo idrico, soprattutto nel centro sud. Amministratore e Direttore tecnico (e socio) è Giuseppe D’Alessandro, originario di San Cipriano D’Aversa (Caserta).
La risposta opportuna e gentile che alcuni cittadini hanno dato ai telefonisti è stata di inviare la richiesta di pagamento per posta. Meno gentile la replica delle società incaricate di riscuotere: vi mandiamo gli esattori a casa.
Ricordiamo che il Sindaco di Velletri ha già scritto ad Acea chiedendo di non procedere con i distacchi fino alla risoluzione della vertenza. Lo ricordiamo soprattutto alle società private contrattate da Acea per effettuare questo servizio. E non è certo una risposta vaga del gestore a risolvere la questione. Quello che chiediamo ora è un intervento della segreteria tecnica operativa dell’Ato 2, che avrebbe dovuto già da tempo imporre l’applicazione della tariffa di Roma anche per la città di Velletri ad Acea. E serve un intervento immediato anche del Sindaco di Velletri Fausto Servadio, in qualità di componente dell’assemblea dei Sindaci dell’Ato 2, per costringere il gestore a rispettare le delibere, atti vincolanti dal punto di vista legale.
Riteniamo quindi assolutamente illegittime le richieste che stanno provenendo dai call center delle società di recupero crediti contrattate da Acea. Suggeriamo a tutti i cittadini che hanno contestato la bolletta e pagato la cifra corretta dell’acqua, calcolata secondo la tariffa di Roma, di ignorare queste chiamate.

Il comitato acqua pubblica vigilerà attentamente sul comportamento delle aziende incaricate da Acea per il recupero dei crediti e per i distacchi: ogni eventuale abuso o comportamento che viola le norme contrattuali verrà subito denunciato.

Il comitato si riunisce il mercoledì e il venerdì, dalle 16.30 alle 19.30, presso il dopolavoro ferroviario di Velletri

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Comitato Acqua Pubblica Velletri

acquapubblicavelletri@gmail.com
comitatoacquavelletri.blogspot.com

giovedì 18 marzo 2010

Mappa disastro idrico di Velletri

A Velletri l'emergenza idrica non vuol dire solo rimanere senz'acqua. Significa un livello di arsenico vanadio e fluoro oltre i limiti di legge e quindi dannoso per la salute; significa avere più della metà del territorio senza depurazione, con scarichi che sversano le fognature nei fossi. Oltre a questo il depuratore - secondo i dati della Sto e di Acea - è già non sufficiente per la popolazione: copre 38.000 abitanti su una popolazione di quasi 60.000 abitanti.

Per questo presentiamo la mappa del disastro idrico della città di Velletri. Una mappa che aggiorneremo costantemente con i dati ufficiali e con le segnalazioni dei cittadini.

Mappa dell'emergenza idrica a Velletri

Fonte delle informazioni:
Ato 2, dati Acea Ato 2 Spa e segnalazioni dei cittadini.
Mappa Nazionale dell' "Acqua inquinata in Italia"

CARISSIMA ACQUA

di Andrea Palladino - il manifesto 

La privatizzazione dell'acqua romana è iniziata con Veltroni e Rutelli. Il salto di qualità con lo sbarco della destra in provincia e poi nella capitale, fino alle polemiche di questi giorni. Nella multinazionale Acea cresce il peso di Caltagirone e Suez Gdf. E salgono le bollette



Aldo C. da tre anni riceve a casa una strana bolletta. Ha una pensione da poco più di 700 euro al mese e vive nelle case popolari di Velletri, città della provincia di Roma. Il mese scorso ha aperto quella busta con il logo di Acea, guardando con attenzione i due fogli pieni di cifre. Si è messo gli occhiali, per essere sicuro di leggere bene: per il 2009 deve pagare quasi 800 euro. Di acqua.

La sua casa ha un solo bagno e una cucina. Da un paio d'anni non lava più i piatti, compra al supermercato le stoviglie di plastica: «Devo risparmiare l'acqua, non riesco più a pagare queste bollette e ho paura che che mi taglino i tubi». Al condominio della zona 167 di Velletri - gestito dall'Ater - l'acqua Acea l'ha già tagliata, mettendo un grosso blocco d'acciaio, con il logo della Gori, il gestore della zona del vesuviano, in provincia di Napoli. Perché in una multinazionale si ottimizza tutto, anche i sistemi per togliere l'acqua alle famiglie.

Aldo C., scorrendo la sua bolletta, non può leggere una sorta di tassa che paga in nome della privatizzazione dell'acqua. Si chiama «remunerazione del capitale investito», corrisponde al 7% ed è nascosta nella tariffa, molto nascosta. Su nessuna bolletta in Italia è riportata con chiarezza, ma dove c'è un gestore privato - ovvero una società per azioni - e dove non ci sono più i comuni, le famiglie pagano questa percentuale fissa, su ogni investimento fatto. Ma in realtà le cifre milionarie che le multinazionali incassano vanno ben oltre il semplice ricavo sugli investimenti reali.

Il primo gestore idrico italiano è la romana Acea, che a breve verrà ulteriormente ceduta al capitale privato. Oggi il 51% delle azioni è in mano al Comune di Roma, che trasformò nel 1998 l'ex azienda pubblica in società per azioni. Nel giugno del 1999 il 49% delle azioni venne collocato sul mercato borsistico, mantenendo, però, due grossi investitori privati. Il primo oggi è la francese Suez Gdf, che controlla quasi il 10% delle azioni ed esprime due consiglieri di amministrazione; il secondo è il romanissimo Francesco Gaetano Caltagirone, che dopo l'elezione di Alemanno è salito dal 4% a quasi il 9% del pacchetto azionario, diventando il competitor interno di Suez Gdf, società che è cresciuta in Acea sotto il governo di Rutelli e di Veltroni.
Aldo ricorda le bollette che gli arrivavano dal Comune di Velletri, prima che Acea divenisse il gestore dell'acqua dell'intera provincia romana: «Pagavo molto meno, non capisco cosa sia avvenuto». Basta in realtà leggere i numeri riportati sui bilanci e nella documentazione finanziaria custodita nei palazzi della provincia di Roma, dove funziona l'Ato 2, l'organismo dei Sindaci che - almeno sulla carta - dovrebbe controllare l'operato di Acea, per iniziare a capire meglio il peso della privatizzazione. C'è quell'espressione - magica per le società multinazionali - introdotta dalla legge Galli del 1994 e riaffermata nel corso degli anni: remunerazione del capitale investito. E' normale, dice il mercato, pagare il rischio d'impresa. Ma smontando le cifre di Acea la realtà è ben differente.

Nel 2003 (primo anno della gestione privatizzata di Acea in provincia di Roma), la remunerazione del capitale è stata pari a 62,9 milioni di euro; nell'ultimo bilancio, la cifra è salita fino a 73,9 milioni di euro. Dal 2003 al 2008 Acea ha incassato una cifra totale di 404,3 miloni di euro. Solo per la remunerazione degli investimenti, ovvero soldi che con la gestione pubblica sarebbero andati - a parità di tariffa - in acquedotti e impianti. Ma quali sono gli investimenti che Acea ha realizzato dal 2003 al 2008? Di poco superiori, 421,8 milioni di euro. Qualcosa non torna. Per capire il meccanismo dobbiamo tornare al 2002, all'anno in cui l'assemblea dei Sindaci della provincia di Roma affidò - senza gara - il servizio ad Acea. All'anno zero della gestione, ovvero il 2003, nella contabilità dell'Ato 2, risulta un capitale investito di 894,3 milioni di euro. Cifra che corrisponde al valore del ramo idrico di Acea. E' bene sapere che in questa cifra non è inclusa la proprietà delle reti e degli acquedotti che, per legge, rimangono intestati ai comuni. Si tratta di un valore fortemente immateriale, che deriva dal posizionamento nel mercato, dal management, dalla conoscenza. Ed è per questo che l'assemblea dei sindaci del 26 novembre del 1999 - dove partecipò uno schieramento assolutamente bipartisan, da Michele Meta, all'epoca assessore regionale dei Ds della giunta Badaloni, fino a Silvano Moffa, Pdl, ex presidente della provincia di Roma, veri padri politici della privatizzazione dell'acqua nel Lazio - aveva stabilito che serviva una perizia del Tribunale di Roma per valutare quanto valesse il settore idrico di Acea. Da quella cifra sarebbe, infatti, derivata parte della tariffa e la remunerazione del capitale per il gestore. Di quella perizia, però, non c'è traccia. Anzi, secondo al Segreteria tecnica operativa «non è stata mai redatta».

Il vero nodo è dunque quanto poi alla fine pesi l'interesse di una società per azioni di fronte ai deboli controlli lasciati al pubblico. E anche le dichiarazioni di ieri dell'esponente del Pdl romano, Federico Guidi, danno l'idea di come in Acea prevalga oggi la parte privata. Le critiche all'ulteriore privatizzazione venute dalla sinistra, secondo Guidi, «rischiano di destabilizzare un'azienda quotata in borsa». Il centrodestra punta a difendere il business idrico, dove i rischi d'impresa per i privati sono vicino allo zero. E dove gli unici che rischiano veramente sono le famiglie, come quella di Aldo C., con una bolletta dell'acqua che oggi non riesce più a pagare.
fonte: http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/argomenti/numero/20100317/pagina/16/pezzo/273864/

venerdì 12 marzo 2010

Lettera aperta al consiglio comunale di Velletri



Cari consiglieri,

inizia male, molto male la gestione dell’assessorato ai rapporti con Acea, affidato a Rolando Pocci, che già aveva la delega per l’urbanistica nel territorio massacrato dal cemento di Velletri. Questa mattina abbiamo letto il resoconto sui settimanali locali della conferenza stampa tenuta dall’assessore Pocci.
Vogliamo mettere da parte l’attacco a testa bassa lanciato da Pocci contro il comitato acqua pubblica di Velletri, anche perché gratuito e immotivato. Non abbiamo, infatti, mai incontrato l’assessore che, evidentemente, non è interessato a sentire le ragioni dei cittadini, ma solo quelle della multinazionale Acea, che ha appena contratto un debito di 500 milioni con istituti finanziari. In questo senso vorremmo ricordare che il partito di cui Pocci è espressione, il Pd, da qualche mese sta attaccando duramente la gestione Acea e il sindaco di Roma, Alemanno, che è il principale azionista. Vorremmo ricordare che Acea sta andando verso una totale privatizzazione, che comporterà il netto peggioramento delle condizioni dell’acqua e l'innalzamento delle tariffe. Temi che sembrano poco interessare a Pocci.
Ci preme però sottolineare - anche a tutela delle 450 famiglie di Velletri che fanno riferimento al comitato, un numero in costante aumento - la gravità di alcune affermazioni:

1. “Da come si comportano sembrerebbe che noi siamo i nemici, noi vogliamo collaborare con loro ma nel rispetto delle leggi e dei rapporti di cortesia con l’Acea”.

Non abbiamo un nemico ma l’obiettivo - da sempre dichiarato - di una gestione dell’acqua democratica, equa e solidale. L’acqua è un bene sacro, per chi crede, e fondamentale all’esistenza della stessa vita. Non è un bene mercificabile, come la stessa unione europea ha più volte affermato. Noi non attacchiamo, ma difendiamo i cittadini più deboli, quelle famiglie con reddito minimo che stanno ricorrendo a prestiti per pagare bollette carissime, basate su una tariffa illegittima. In questo senso non si può essere servo di due padroni: o si è accanto ai cittadini, o si è subalterni agli interessi finanziari che governano in questo momento Acea. Una società, lo ricordiamo, quotata in borsa, senza nessun rapporto storico, culturale o sociale con la nostra città.
Noi abbiamo sempre rispettato la legge. Anzi, siamo stati noi a studiare con cura le migliaia di pagine di documentazione contrattuale, come ben sa il consiglio comunale che ha - trasversalmente - elogiato il lavoro del comitato.
Per quanto riguarda la cortesia l’abbiamo sempre avuta con le persone. Lo stesso non è avvenuto da parte di alcuni dirigenti Acea che hanno in passato commentato, davanti a esponenti del comitato: “A Velletri ci avete rotto le palle, adesso stacchiamo l’acqua a tutti”.

2. “Il comitato qui a Velletri fa un servizio di allarmismo continuo”.

Fino ad ora abbiamo fatto un servizio che ha sostituito il dovere istituzionale del Comune. Ricordiamo che le prime osservazioni presentate dall’ex assessore Moretti ad Acea sono state elaborate dal comitato acqua pubblica, che gratuitamente ha impiegato ore e ore nello studio della situazione idrica. Cosa ha invece fatto l’assessorato alle risorse idriche? E’ più di un anno che attendiamo la pubblicazione dei dati della qualità dell’acqua e vogliamo ricordare che il responsabile - anche dal punto di vista giuridico - della salute della città è il Sindaco. Noi abbiamo sollevato il problema della contaminazione da arsenico, basandoci sui dati ufficiali di Acea e dell’Arpa Lazio. Se c’è allarmismo questo è dunque venuto dal gestore e dagli ufficiali sanitari, visto che i dati da noi diffusi sono sempre certificati e inoppugnabili. Dire che abbiamo fatto allarmismo, significa accusarci di aver dato dati falsi: caro assessore, la diffamazione è un reato.
La domanda è una sola: a Velletri - come nell’intero territorio dei Castelli romani - c’è o no un superamento dei limiti di legge (cosa ben differente dalla deroga, per chi ha studiato un po’ d’italiano) sulla concentrazione di arsenico, vanadio e fluoruro? Questa concentrazione è dannosa o no per la salute umana, secondo la letteratura medica? Da quanti anni la popolazione è esposta a questa contaminazione? I minori di 14 anni possono o no bere l’acqua che esce dai rubinetti? Le industrie locali possono o no utilizzare l’acqua per la produzione di alimenti destinati alla commercializzazione? Il gestore sta informando correttamente la popolazione, come prevede il decreto di deroga e la legge quadro sull’ambiente (articolo 154 Dlgs. 152/2006)?.

3. “Con certezza e sicurezza rassicuriamo tutti nostri cittadini che l’acqua che esce dai rubinetti rispetta la deroga europea”

La “deroga europea” citata da Pocci è la direttiva 98/83/CE del Consiglio del 3 novembre 1998 concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano. Consigliamo vivamente all’assessore di leggerla prima di citarla. All’articolo 5 la direttiva prevede che, in caso di superamento dei limiti di legge (per l’arsenico tale limite è di 10 microgrammi/litro), “i consumatori interessati siano debitamente informati e consigliati sugli eventuali provvedimenti correttivi supplementari da adottare” e che “siano prese misure appropriate per ridurre o eliminare il rischio”. All’articolo 7 si legge poi: “Sia ove si verifichi, sia ove non si verifichi un superamento dei valori di parametro, gli Stati membri provvedono affinché la fornitura di acque destinate al consumo umano che rappresentano un potenziale pericolo per la salute umana sia vietata o ne sia limitato l'uso ovvero siano presi altri provvedimenti a tutela della salute umana”.
L’articolo 9 tratta l’argomento deroghe. La deroga può essere data per un periodo di tre anni. Eccezionalmente la durata può essere estesa fino a tre rinnovi, per un totale di nove anni, previo consenso della commissione europea. Il principio è chiaro: la somministrazione di dosi fuori norma di arsenico, vanadio e fluoruro non può avvenire per lunghi periodi, pena l’esposizione della popolazione a un elevato rischio. La domanda è: da quanti anni beviamo acqua contaminata? Se è vero che la deroga è entrata in vigore nel 2009, è da tempo immemorabile che la popolazione è esposta - senza saperlo - a quantità elevate di arsenico, vanadio e fluoruro. Viene così meno quel principio di precauzione e di tutela della salute che deve prevalere sempre.
L’altro principio fondamentale della deroga è l’informazione della popolazione. Acea, la Asl e il Comune di Velletri hanno preparato il testo della lettera inviata ai cittadini e pubblicato lo scorso anno con manifesti. Secondo i medici di Medicina democratica questa comunicazione è:

parziale perché nasconde la vera informazione prevista per Legge dalla Comunità Europea: la popolazione non è mai stata informata nei modi e nei tempi previsti dalla Legge in vigore dal dicembre del 2003;
falsa perché volutamente fa credere alla popolazione che i danni attesi da questi tossici siano quelli acuti, quando tutta la letteratura scientifica mondiale (e la legislazione europea) lancia da sempre l’allarme sui danni non tanto per l’esposizione acuta, quanto piuttosto a distanza per contaminazione cronica. Il vero rischio dell’ìnquinamento è cronico, infatti la UE prevede un limite massimo dell’As a 10 microgrammi litro e l’OMS sta pensando di abbassarlo ulteriormente in quanto l’Arsenico è in classe 1 per i tumori (= rischio massimo); inoltre non è previsto da nessuna Legge che i cittadini dei territori vulcanici debbano per forza bere acqua arsenicata;
illegale perché realizzato non secondo i criteri previsti dalla Legge italiana ed europea in merito alle comunicazioni sul tema da riservare ai cittadini;
illegittima in quanto l’Italia ha preso un impegno etico solenne aderendo, come Paese che fa parte dell’ONU, al Patto del CESCR

4. L’assessore Pocci sostiene che il comitato invita i cittadini a non pagare le bollette

Peccato che l’assessore non abbia mai speso un minuto della sua fitta agenda - gestire anche l’urbanistica deve essere un impegno gravoso - per venire al comitato acqua pubblica. Avrebbe potuto almeno leggere i reclami formali inviati da 450 famiglie con l’aiuto del comitato e recapitati anche all’amministrazione comunale. I cittadini pagano l’acqua e nessuno può permettersi di definirli morosi. Il comitato aiuta le famiglie a ricalcolare la fattura di Acea per il 2008 e il 2009 suggerendo di contestare e pagare secondo l’articolazione tariffaria di Roma. A quel punto le persone vanno alla posta e versano la cifra corretta, comunicando l’avvenuto pagamento ad Acea e al Comune. Aiutiamo poi le famiglie che hanno ricevuto cifre altissime - anche 3000 euro - da pagare in tre mesi per una mancanza grave di Acea, la quale non ha rispettato sempre l’obbligo di effettuare almeno una lettura all’anno, come previsto dal disciplinare tecnico del contratto. Anche in questi casi le famiglie che si rivolgono al comitato chiedono una rateizzazione congrua e sostenibile al gestore.
Esiste poi il caso di famiglie che - per reddito - non sono in grado di pagare le bollette, anche ricalcolate con l’articolazione tariffaria di Roma. E’ un problema che dovrà prima o poi essere affrontato, vista la crisi economica e il disastro sociale in cui versa la nostra città. Domandiamo all’informatissimo Pocci: in questi casi lei è d’accordo con il taglio dell’acqua che sta minacciando Acea? Come potrà vivere una famiglia con figli senza acqua corrente? Ci penserà il comune ad aiutare questi casi? Perché su questo tema siamo soli? Dov’è quello spirito di giustizia sociale che dovrebbe animare il suo partito? Perché non è stata applicata la tariffa sociale prevista per legge? Perché l’assessore e la giunta non hanno mai fatto una battaglia su questo punto? Siete disposti a farlo?

Cari consiglieri comunali, vi chiediamo un gesto di orgoglio e di civiltà. Vi chiediamo di stare a fianco dei cittadini, di non criminalizzare i comitati spontanei, di combattere insieme la battaglia per la difesa dei beni comuni. Riportate i temi concreti della famiglie di Velletri nel consiglio e non fatevi abbagliare dalle lucciole delle multinazionali. Riscoprite i valori veri della politica: difendere i beni comuni, la democrazia e la giustizia sociale.
Vi invitiamo, anche per questi motivi, a partecipare alla manifestazione nazionale del 20 marzo a Roma per la ripubblicizzazione dell’acqua e la difesa dei beni comuni, organizzata dal Forum nazionale dei movimenti per l’acqua, con l’appoggio di un centinaio di associazioni del mondo cattolico - come Pax Christi - dell’ambientalismo - Legambiente e Wwf - del mondo sindacale - la Cgil funzione pubblica -. Sarebbe straordinario avere il gonfalone della nostra città insieme agli altri comuni che ufficialmente parteciperanno.


Velletri, 12 marzo 2010

Comitato acqua pubblica

giovedì 4 marzo 2010

Acea veloce per chiedere i soldi, lenta per rispondere ai cittadini

Non applicando la tariffa di Roma per il 2008 e il 2009 solo a Velletri Acea potrebbe incassare circa 2,5 milioni di euro in più. E così la società preferisce pagare società di recupero credito, spaventando i cittadini, invece di applicare la tariffa corretta. Il Sindaco Servadio ha assicurato al comitato e ai cittadini che nessuna utenza dell’acqua sarà tagliata prima della risoluzione della vertenza.

La prima fase della “guerra” di Acea contro i cittadini di Velletri che hanno contestato la tariffa è iniziata. Molte famiglie - che hanno correttamente già pagato quanto dovuto secondo l’articolazione tariffaria di Roma, comunicando l’avvenuto pagamento ad Acea e al Sindaco di Velletri - hanno ricevuto le prime telefonate dai call-center.
Ricordiamo che più di quattrocento famiglie di Velletri hanno in questi mesi contestato formalmente la bolletta di Acea per il 2008 e il 2009, basata su tariffe difformi rispetto a quanto è scritto nei patti contrattuali. L’Assemblea dei Sindaci del dicembre del 2002 aveva infatti deliberato l’applicazione dell’articolazione tariffaria in vigore a Roma nei comuni della provincia, a partire dall’anno successivo a quello di inizio della gestione di Acea. Questa norma - che è vincolante per il gestore - è stata recepita e sottoscritta anche nel verbale di consegna del sistema idrico, firmato dal Comune di Velletri nel novembre del 2006.
Nonostante questo Acea Ato 2 ha imposto la vecchia tariffa comunale - ben più alta e strutturata per colpire i bassi consumi - ignorando di fatto la delibera del 2002 per gli anni 2008 e 2009. I cittadini di Velletri hanno così deciso di contestare le fatture - ritenute illegittime - e di pagare solo quanto dovuto secondo l’articolazione tariffaria di Roma.
Per avere un esempio dell’impatto dell’errata tariffa, una famiglia con un consumo medio d’acqua (150 mc/anno), pagherebbe con la tariffa di Roma circa 60 euro, contro i 150 euro fatturati da Acea; un negozio con un basso consumo d’acqua, pagherebbe circa 120 euro, contro i 350 fatturati da Acea.
Acea Ato 2 ha iniziato a rispondere ai reclami con sei mesi di ritardo, rispetto ai tempi previsti dalla Carta dei Servizi. Non solo. La risposta riconferma quanto già sapevamo: il gestore applica la tariffa decisa dall’assemblea dei sindaci. Ed ha ragione. Come già detto l’applicazione dell’articolazione tariffaria di Roma a Velletri era stata già deliberata dai Sindaci dell’Ato 2 otto anni fa. Chi, dunque, non sta rispettando i patti? Di certo non i cittadini.
Acea sta ora cercando di forzare la mano nei confronti degli utenti. Prima ha spedito le lettere minacciando il distacco dell’utenza, ancor prima di inviare la risposta ai reclami. Ha poi affidato il “recupero del credito” ad alcune aziende private: la Cribis Teleservice di Bologna (capofila di un’Ati con la Ari.Tel. srl), la Euro Service srl (capofila di un’Ati con Caldani Irrigazioni srl), di Piedimonte Matese e la So.Ge.C. (in Ati con la So.Ge.C. Service srl), di Morlupo. Secondo quanto stabilito dall’appalto - aggiudicato nel 2009 - queste società si occuperanno di chiamare al telefono gli utenti considerati morosi e di procedere ai distacchi delle utente idriche.

Vediamo, dunque, nel dettaglio chi sono queste società, pagate con i soldi dei cittadini:
  • Cribis Teleservice di Bologna - Società controllata dalla Cribis Holding, colosso del recupero crediti.
  • Ari.Tel. srl - Società di costruzioni originaria di Latina, oggi con sede in Ariccia. L’amministratore delegato e unico socio è il palermitano Salvatore Russo.
  • Euro Service srl - Amministratore delegato è Antonio Persici. Ha sede a Roma e a Reggio Calabria. Ben nota ad Aprilia, dove ha esercitato la “riscossione dei crediti” per conto di Acqualatina. Senza molto successo, a onor del vero. Anche ad Aprilia i call center chiamavano i cittadini a casa, in orari serali, intimando pagamenti non dovuti e inviando lettere senza valore legale. Tre mesi fa il Consiglio di Stato ha dato ragione ai cittadini che avevano contestato la bolletta di Acqualatina.
  • Caldani Irrigazioni srl - Società amministrata da Paolo Caldani (amministratore unico, socio e direttore tecnico). Secondo diverse fonti giornalistiche (Ansa e alcuni giornali locali del Nord), Paolo Caldani sarebbe stato indagato dalla Procura di Aosta per truffa ai danni della Regione Val D’Aosta nel 2007. L’accusa - secondo quanto riportato dall’Ansa - sarebbe “di aver intascato quasi 200 mila euro per lavori che non sono mai stati effettuati”.
    NOTA: in data 21 giugno 2010 il difensore di Paolo Caldani e Nicola Marsico ci ha comunicato che i suoi assistiti sono stati assolti con formula piena dal Tribunale di Aosta.
  • So.Ge.C. srl - Società originaria di Morlupo (Roma).
  • Società d'Alessandro Lavori S.R.L. - società di costruzioni di Aversa, in provincia di Caserta. Gestisce molti lavori in campo idrico, soprattutto nel centro sud. Amministratore e Direttore tecnico (e socio) è Giuseppe D’Alessandro, originario di San Cipriano D’Aversa (Caserta).
La risposta opportuna e gentile che alcuni cittadini hanno dato ai telefonisti è stata di inviare la richiesta di pagamento per posta. Meno gentile la replica delle società incaricate di riscuotere: vi mandiamo gli esattori a casa.
Ricordiamo che il Sindaco di Velletri ha già scritto ad Acea chiedendo di non procedere con i distacchi fino alla risoluzione della vertenza. Lo ricordiamo soprattutto alle società private contrattate da Acea per effettuare questo servizio. E non è certo una risposta vaga del gestore a risolvere la questione. Quello che chiediamo ora è un intervento della segreteria tecnica operativa dell’Ato 2, che avrebbe dovuto già da tempo imporre l’applicazione della tariffa di Roma anche per la città di Velletri ad Acea. E serve un intervento immediato anche del Sindaco di Velletri Fausto Servadio, in qualità di componente dell’assemblea dei Sindaci dell’Ato 2, per costringere il gestore a rispettare le delibere, atti vincolanti dal punto di vista legale.
Riteniamo quindi assolutamente illegittime le richieste che stanno provenendo dai call center delle società di recupero crediti contrattate da Acea. Suggeriamo a tutti i cittadini che hanno contestato la bolletta e pagato la cifra corretta dell’acqua, calcolata secondo la tariffa di Roma, di ignorare queste chiamate.

Il comitato acqua pubblica vigilerà attentamente sul comportamento delle aziende incaricate da Acea per il recupero dei crediti e per i distacchi: ogni eventuale abuso o comportamento che viola le norme contrattuali verrà subito denunciato.

Il comitato si riunisce il mercoledì e il venerdì, dalle 16.30 alle 19.30, presso il dopolavoro ferroviario di Velletri

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Comitato Acqua Pubblica Velletri

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