martedì 30 novembre 2010

La mappa del disastro idrico di Velletri

Visualizza Emergenza idrica Velletri in una mappa di dimensioni maggiori

Qualche mese fa avevamo pubblicato la mappa del disastro idrico del Comune di Velletri. E' una sorta di galleria degli orrori, con fogne senza collegamento al depuratore, zone costrette a turni forzati per avere un po' d'acqua a casa e, dulcis in fundo, la presenza dell'Arsenico. Sono dati parziali, che abbiamo raccolto dalla poca informazione ufficiale. In questi giorni un po' convulsi stiamo cercando di aggiornarla e gli abitanti di Velletri ci possono aiutare. Segnalate via email tutti i disservizi di Acea Ato 2, li pubblicheremo dopo una breve verifica.

Il Sole 24 ORE: Arsenico e vecchi acquedotti: «Valori fuori legge dell'acqua sono un rischio per la salute

di Cosimo Colasanto
Lo stop ai rubinetti che erogano acqua potabile con concentrazioni di arsenico superiori ai valori consentiti dall’Unione Europea è più che giustificato. A rischio è la salute dei cittadini, conferma a Salute24 il direttore della Scuole di Specializzazione in Idrologia Medica e Medicina Termale dell'Università di Milano, Umberto Solimene. “L'arsenico è uno degli elementi conosciuti più tossici”, spiega, poiché “l'assunzione prolungata e permanente di acque con alto tenore di arsenico, superiore ai 10 microgrammi, può portare ad una serie di notevoli disturbi cutanei, gastrointestinali, nervosi, sino a forme di paralisi, e tumori”.

La Commissione Europea con una decisione del 28 ottobre scorso ha rigettato la richiesta di 128 Comuni italiani che chiedevano una ulteriore proroga  - quella precedente era del 2003 - spostando l’asticella dei valori consentiti al di sopra di quanto previsto dalla direttiva 98/83/CE. “Il valore guida di un elemento in un'acqua potabile indica la concentrazione limite - continua Solimene - che non comporta pericoli per la salute per una persona che per tutta la sua vita consuma l'acqua in questione”. La norma europea impone il paletto a 10 microgrammi, numerosi Comuni chiedevano di restare temporaneamente sopra i valori di 30, 40 e anche 50 microgrammi, quindi anche cinque volte di più.

In tutto sono 1 milione gli italiani interessati dai valori fuori legge di arsenico (ai quali si somma l’allarme per altre sostanze, come boro e floruro), distribuiti tra Lombardia, Trentino Alto Adige, Toscana, Umbria e, soprattutto, Lazio, dove si trovano 91 dei centri con numeri oltre i limiti. I restanti 59 milioni di italiani non hanno alcun problema con l’acqua che esce dai rubinetti di casa, ricordano gli esperti: precisazione che evita inutili allarmismi. La situazione è stata oggetto di un’interrogazione parlamentare, al quale il ministro della Salute ha risposto stimando in circa 100 mila le persone “a cui potrebbe essere precluso da subito l'uso potabile dell'acqua distribuita a causa della presenza di valori di arsenico superiore a 20 microgrammi per litro”.

Arsenico, cos’è? - Le proroghe sono state ottenute per dare il tempo alle amministrazioni interessate di provvedere ad un adeguamento dei valori-soglia, così come imposto dalla legge 31 del 2001, cercando, ad esempio, nuove fonti di approvvigionamento. Così come è stato per Brescia, Pavia, Arezzo e Lecco, per i quali è stato valutato positivamente l’abbassamento delle concentrazioni di arsenico. Arsenico che deriva da un fenomeno naturale, legato alla composizione naturale di alcune rocce laviche, come accade nella zona dei Castelli Romani o in altri punti dell’Appennino. “L'arsenico è un elemento che anche se abbastanza diffuso nella crosta terrestre si trova in piccole concentrazioni - spiega Solimene -. Nell'aria viene originato da diverse fonti: vulcani (3000 tonnellate all’anno), microorganismi (20.000 tonnellate), altre 80.000 tonnellate vengono immessi dalla combustione di combustili fossili”. Nell'acqua “lo si trova per via del lavaggio delle rocce minerali combinate con zolfo e ferro".
Anche se negli alimenti le sue quantità sono molto basse, i pericoli possono comparire quando alcune specie animali, come i pesci, accumulano questo elemento e quindi lo fanno entrare nella catena alimentare.

L’altro volto dell’arsenico - Usato nelle medicine tradizionali sin da tempi remoti per diverse patologie - cutanee, malattie a trasmissione sessuale - è stato recentemente adoperato anche in sperimentazioni come componente di farmaci antitumorali. “Recentemente alla Harvard University - ricorda Solimene - hanno sperimentato un farmaco già usato dalla medicina tradizionale cinese, che riesce a risvegliare le staminali tumorali, bloccando una proteina che le tiene solitamente a bada”.
 (29/11/2010)
fonte: http://salute24.ilsole24ore.com/articles/12190-arsenico-e-vecchi-acquedotti-valori-fuori-legge-dell-acqua-sono-un-rischio-per-la-salute

lunedì 29 novembre 2010

Comunicato stampa Medici per l'Ambiente di Viterbo: gli interventi immediati e necessari per ridurre l’esposizione delle persone all’Arsenico

Dall’Associazione italiana medici per l’ambiente di Viterbo gli interventi immediati e necessari per ridurre l’esposizione delle persone all’Arsenico  e per il rispetto di quanto stabilito dalla Commissione europea
La Commissione Europea  il 28 ottobre 2010 con il documento n. C(2010)7605  ha respinto la richiesta dell’Italia per una ulteriore deroga del parametro Arsenico, elemento tossico e cancerogeno, nelle acque destinate a consumo umano.
L’Associazione italiana medici per l’ambiente (International Society of Doctors for the Environment - Italia)-Isde di Viterbo, nel  giudicare grave il persistere dei ritardi nella predisposizione ed attuazione di atti a tutela della salute pubblica, corrispondenti  a quanto stabilito dal documento in questione, propone, nel rispetto del Principio di precauzione, una serie di azioni ed interventi di realizzazione immediata e tesi alla riduzione del rischio sanitario per le popolazioni dei Comuni interessati da questa problematica ambientale:
1)      fornire immediatamente acqua dearsenificata da fonti alternative, anche con autobotti: alle scuole, agli asili-nido, agli ospedali, alle industrie alimentari, a tutti gli esercizi pubblici, alle donne in gravidanza, ai malati, ai bambini e ai neonati;
2)      informare in forma  ampia e diffusa la popolazione circa i rischi derivanti dall’assunzione di alimenti e acqua con presenza di Arsenico;  utilizzare a questo fine: radio, televisioni, giornali, manifesti e circolari da inviare nei presidi sanitari di tutta la regione Lazio;
3)      allestire in  ogni Comune  interessato da questa problematica ambientale più punti di approvvigionamento di acqua dearsenificata;
4)      utilizzare l’acqua degli acquedotti comunali solo per uso igienico-sanitario;
5)      verificare che in ogni Comune, che precedentemente era sottoposto a regime di deroga per l’Arsenico, siano emanate e fatte rispettare le ordinanze di non potabilità dell’acqua;
6)      iniziare in ogni Comune un monitoraggio settimanale del valore dell’Arsenico su tutti i punti di emungimento delle acque, al fine di poter determinare, in un periodo di 6-12 mesi,  una realistica media dei valori di Arsenico e  quindi, e solo dopo questo monitoraggio, se i valori risulteranno tutti entro e al di sotto dei 20 microgrammi/ litro sarà possibile ritirare le ordinanze di non potabilità delle acque ma sempre nel rispetto di quanto sarà stabilito successivamente dalla Commissione europea;
7)      acquisire i risultati degli accertamenti delle Asl  relativamente al rispetto del divieto di uso di acqua contenente Arsenico sia come bevanda che per le preparazioni alimentari;
8)      acquisire  le cartografie degli acquedotti comunali e verificare il  funzionamento di eventuali dearsenificatori già operativi;
9)      approntare immediatamente impianti mobili di dearsenificazione, che possano successivamente diventare definitivi e che utilizzino le migliori tecniche di dearsenificazione (per esempio quelle che  assorbono l’arsenico su granulati  naturali rigenerabili) senza compromettere le qualità organolettiche delle acque trattate e senza rilasciare in esse dannosi  residui dei  processi di dearsenificazione;
10)  chiedere garanzie almeno decennali sull’impiantistica di dearsenificazione proposta e contratti di fidejussione a tutela dei  pubblici investimenti.

 L’Associazione italiana medici per l’ambiente di Viterbo propone gli interventi di cui sopra, per l’estrema  urgenza di  ridurre subito l’esposizione delle popolazioni all’Arsenico.
L’Arsenico  infatti è un elemento tossico, classificato dall’Agenzia internazionale di ricerca sul cancro (I.A.R.C.) come elemento cancerogeno certo di classe 1 e posto in diretta correlazione con  molte patologie oncologiche e in particolare con il tumore del polmone, della vescica, del rene e della cute. L’esposizione  a questo elemento è stata associata anche a cancro del fegato e del colon e una sempre più consistente documentazione scientifica ne evidenzia un ruolo eziopatogenetico anche nelle malattie cardiovascolari, neurologiche e neuro comportamentali; nel diabete di tipo 2; in alcune patologie dermatologiche e dell’apparato respiratorio; nei disturbi della sfera riproduttiva e nelle malattie ematologiche.
 Proprio per queste evidenze scientifiche  il Decreto legislativo n. 31 del 2 febbraio 2001, modificato e integrato con successivo D.Lgs. 27/02, in recepimento della Direttiva  europea 98/83/CE, sin dal dicembre 2003, aveva indicato il limite  massimo per l’Arsenico nelle acque  destinate a consumo umano  in 10 μg/l (microgrammi/litro) e concesso periodi di deroga a questo limite, fino a 50 microgrammi/litro, solo perché si  realizzassero interventi  efficaci e definitivi.
L’Associazione italiana medici per l’ambiente di Viterbo nel chiedere che si ponga fine ad ogni ulteriore colpevole ritardo nella soluzione di questo problema, auspica da parte di  tutte le istituzioni  preposte un impegno ancora più forte e coerente per  far rispettare il diritto alla salute, come sancito dall’art.32  della Carta Costituzionale, e di quanto disposto nel già richiamato documento della Commissione europea.

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Comunicato stampa a cura dell’Associazione italiana medici per l'ambiente (International Society of Doctors for the Environment - Italia)-Isde di Viterbo

Viterbo, 29 novembre 2010

Terra. La farsa delle deroghe

di Betta Salandra e Rossella Anitori
Secondo Acqualatina ad Aprilia va tutto bene, in attesa che l’Unione europea ripristini il valore dei 20 microgrammi. Ma i Comitati scrivono a Bruxelles, che smentisce: «In vigore la soglia di legge».

Quando lava i piatti la signora Marisa li asciuga perfettamente, perché non rimanga nessuna goccia d’acqua. Roberta, madre di una bambina di 5 anni, a casa tiene la figlia lontana dai rubinetti, ma è preoccupata per quello che la figlia mangia alla mensa scolastica: con quale acqua faranno il minestrone? Benvenuti nel terzo mondo. Anzi no. Benvenuti a Velletri, via Retina Pennacchi. Qui ci vivono più di 100 famiglie. Qui nasce uno dei primi comitati per l’acqua pubblica dei castelli romani. perché «è dal 2006 – dice Roberta – che stiamo subendo il disagio della non potabilità dell’acqua. Prima dell’arsenico il problema era il ferro, che anziche a 200 microgrammi per litro stava a 2455. E i coliformi con concentrazioni di 300 microgrammi invece che 100. Per questo ottenemmo il dimezzamento della bollettata».

Qualcuno meno comprensivo avrebbe forse trovato eccessiva anche quella di bolletta, visto che dal rubinetto uscivano ferro e batteri fecali. «Quell’allarme poi è cessato. Ora c’è il problema dell’arsenico – aggiunge Roberta - dal 2004 i valori sono cresciuti da 19 microgrammi a 24, e poi a 38. Dal 20 giugno 2009 poi non è stato possibile ottenere nessun’altra comunicazione dal gestore. Ma non è un nostro diritto sapere cosa beviamo?». Oggi il problema è risolto. L’acqua non scorre più. Un volantino dell’Acea sulla porta dice che non è potabile. Però si può prendere una tanica e andare a cercare un’autobotte. Quella, per ora, te la danno gratis. Almeno però gli abitanti sanno che c’è un problema. E possono scegliere.Così invece non è ad Aprilia, dove il gestore (la notoria società mista Acqualatina) ha dato la sua interpretazione alla bocciatura europea: a leggere il loro sito il no alla deroga vuol dire che tutto procede come nulla fosse finché il governo non otterrà la deroga a 20 microgrammi.

Il Comitato per l’aqua pubblica di Aprilia si è insospettito è ha scritto ad Helmut Bloch, della Direzione generale ambiente di Bruxelles, per chiedere conferma. La confusione infatti regna sovrana, anche perché è stata proprio la presidentessa del Lazio Polverini a mandare una comunicazione, il 18 novembre, in cui si diceva che per le acque con più di 20 microgrammi di arsenico si doveva emettere le ordinanze di non potabilità. La sconfessione di Acqualatina, della Polverini, ma anche del Sindaco arriva direttamente da Bruxelles: in assenza di deroga il limite di legge è di 10 microgrammi, dice Bloch. Punto. Quell’acqua, cioè non è potabile. Così, lancia in resta, ieri il comitato acqua pubblica Aprila e il Forum nazionale dei movimenti per l’acqua ha organizzato una conferenza stampa per denunciare il fatto. «Non riuscivamo a capire perchè il gestore Aqualatina avesse messo sul suo sito quella dichiarazione - dice Fabrizio Consalvi, del comitato di Aprilia - lasciando intendere che non avessero avuto risposta. La risposta invece c’è stata, dice Bloch. È negativa».

In teoria quindi il sindaco dovrebbe dichiarare non potabile l’acqua di Aprilia, e non può neanche derogare al valore di 20microgrammi. Lo stesso errore lo stanno commettendo a a Velletri. Aggiunge Consalvi:«Sono 6 anni che usufriamo di una deroga, per attuare un piano di rientro. Perchè gli interventi non sono andati a buon fine? Perchè la regione Lazio non ha vegliato sul gestore? Vogliamo sapere rischi per la salute, e che si attivino indagini sul territorio». Si apre quindi la partita delle verifiche dei fantomatici piani di rientro. Bisognerà rispondere a domande come quelle poste a Velletri dal comitato:« Come mai il piano di rientro presentato da Acea non ha ancora prodotto risultati? Come mai a Velletri le concentrazioni di arsenico nell’acqua, secondo i dati della Asl, presentano valori addirittura superiori al limite della deroga? Di che emergenza si parla se il problema arsenico risale all’aprile del 2006?». Se le risposte non le darà la politica, presto sarà la magistratura a darle. Ma allora sarà tutto più complicato.

domenica 28 novembre 2010

Quell'intruso come sintomo di una gestione da Far West

di Paolo Rumiz


LA COSA che inquieta non è il veleno. È che la geografia dell'arsenico (cioè degli investimenti non fatti per eliminarlo) corrisponde a quella della privatizzazione più spinta del sistema acqua. Non esiste dimostrazione più perfetta del nesso tra le due cose. S'era sempre detto, non a torto, che solo dai privati (e quindi da un aumento delle tariffe) sarebbero potuti uscire i capitali necessari ad ammodernare una rete-colabrodo che, per povertà dello Stato, non registra investimenti significativi da un ventennio.
La realtà dimostra il contrario: dalle Alpi alla Sicilia l'aumento delle tariffe non si è trasformato quasi mai in adeguamenti della rete, si è limitato a rimpinguare i profitti. Una privatizzazione all'italiana, compiuta nel Far West delle regole. Al 90% l'acqua all'arsenico si concentra in Lazio e in Toscana, le regioni a più antica privatizzazione idrica.
La società di gestione è la stessa per le due regioni, si chiama Acea e comprende al suo interno la Suez Lyonnaise des Eaux, il gruppo Caltagirone, la banca svizzera Pictet e (soprattutto in Toscana) i Monte dei Paschi di Siena.
Il pubblico mantiene la maggioranza azionaria, ma l'amministratore delegato è espresso per statuto dai privati, i quali si riservano il diritto di veto su decisioni anche maggioritarie del consiglio. Dal momento del salto al privato, le tariffe in Toscana e in Lazio sono aumentate circa del 50%, con un rincaro annuo medio del 5; ma non si sono visti ammodernamenti significativi. In certi casi la qualità del servizio è diminuita, con il Lazio che ha raggiunto il 30% delle perdite dal sistema. E qui viene il discorso dell'arsenico: si è continuato con la richiesta di deroghe non per mettersi in regola con l'Europa, depurare i pozzi e tutelare la salute pubblica, ma solo per prendere tempo. E ciò nonostante i costi della depurazione siano relativamente bassi.
In Lombardia, invece, si è lavorato, e non con l'aiuto di capitali privati ma dei fondi regionali. Anche qui l'equazione si conferma: ad allinearsi agli standard sono stati gli enti che hanno conservato la gestione pubblica, come il Lodigiano e Pavia, dove già da un anno sull'arsenico non è stato necessario chiedere deroghe. La situazione rimane difficile nel Mantovano, nel quale la privatizzazione è stata spinta più avanti con una legge tutta lombarda, peraltro cassata dalla corte costituzionale, che prevede la scissione del servizio tra gestore privato ed erogatore pubblico. L'arsenico, insomma, non come pericolo, ma come spia dell'imbroglio.
Che qualcosa non funzionasse l'hanno capito da tempo i francesi. A Parigi l'acqua era stata ceduta ai privati e ci si è accorti che gli investimenti annunciati da questi erano spesso specchietti per le allodole. Per rimediare, la capitale francese è ritornata alla gestione pubblica del più strategico dei beni nazionali. Il problema di un giusto equilibrio tra capitali privati e controllo pubblico ora va affrontato anche in Italia, da quando la legge Tremonti ha imposto un passaggio alla gestione privata consorziale (per ambiti territoriali) anche alle reti ben funzionanti e con bilanci in attivo.
Un'emergenza analoga a quella dell'arsenico si registrò 25 anni fa in Lombardia con l'inquinamento da atrazina, pesticida del mais. La regione fece chiudere i pozzi avvelenati, provvide a un immediato rifornimento con autobotti e chiese una deroga all'Ue per dare subito inizio ai lavori di bonifica. Ma erano altri tempi. In un quarto di secolo tutto è cambiato in Italia, anche la considerazione della pubblica salute.

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/11/25/quellintruso-come-sintomo-di-una-gestione-da.html

sabato 27 novembre 2010

Questione Arsenico. Ultimi aggiornamenti (27 novembre)

ACQUA: COMITATO VELLETRI, DEROGA NEGATA DA UE MA SINDACO INNALZA LIMITE ARSENICO = Roma, 27 nov. - (Adnkronos) - La Commissione Europea ha rifiutato a 128 comuni italiani, fra cui 91 nel Lazio, la terza deroga relativa alla concentrazione di arsenico nell'acqua pubblica. In assenza di tale deroga, il parametro obbligatorio è quello di 10 microgrammi per litro d'acqua. Daniela Toncelli, del Comitato Acqua Pubblica di Velletri, ha fatto notare oggi nel corso di una conferenza stampa che «secondo analisi richieste dalla Procura di Velletri ed effettuate da Arpa Lazio, ad ottobre la concentrazione di arsenico nelle acque della cittadina, in ottobre, arrivava a 39, 58, addirittura 76 microgrammi per litro». «Sulla base di queste analisi - ha proseguito Toncelli - il sindaco di Velletri ha emesso un'ordinanza il 25 novembre in cui si impone di 'non erogare acqua al di fuori dei limiti consentitì, vale a dire 10 microgrammi/litro. Il giorno successivo, tuttavia, 26 novembre, in una nuova ordinanza del sindaco si legge di 'continuare a distribuire l'acqua i cui parametri, relativi all'arsenico, rientrino nel valore di 20 microgrammi/litrò ». «Il nuovo livello è stabilito 'alla luce della decisione della Commissione Europea del 28.10.2010' e di una nota della Regione Lazio del 18 novembre - conclude Toncelli - Senonchè la Commissione Europea ha concesso la deroga soltanto a otto comuni italiani, di cui sei in Lombardia e due in Toscana. Ed essendo questa la terza deroga, per legge può essere concessa solo dall'autorità comunitaria, non dalle autorità nazionali. Non capiamo dunque in base a quali criteri o norme il limite per la concentrazione di arsenico nell'acqua di Velletri sia stato portato a 20 microgrammi/litro». (Cmu/Ct/Adnkronos) 27-NOV-10

ACQUA: SINDACO VELLETRI, SU ARSENICO MI SONO ASSUNTO RESPONSABILITÀ NON MIE = Roma, 27 nov. - (Adnkronos) - «Mi sono assunto responsabilità che non dovrebbero essere mie. Ho fatto una scelta: sarebbe stato più facile lavarsene le mani come fanno dal governo». Lo sottolinea all'ADNKRONOS Fausto Servadio, sindaco di Velletri (Roma), replicando ad alcuni rappresentanti del Comitato per l'Acqua Pubblica della cittadina, che oggi in una conferenza stampa hanno espresso dubbi sulla legittimità dell'ordinanza comunale del 26 novembre, con cui si stabilisce l'innalzamento del limite della concentrazione d'arsenico nell'acqua pubblica da 10 a 20 microgrammi per litro. «Nell'incertezza dei dati e delle opinioni, ho deciso di prendere io l'iniziativa, confortato da una nota della Regione in cui mi si dice di non considerare potabile l'acqua con una concentrazione d'arsenico superiore ai 20 microgrammi/litro. L'ho fatto nell'interesse dei cittadini», ha concluso il sindaco. (Cmu/Zn/Adnkronos) 27-NOV-10

ACQUA ALL'ARSENICO - COMUNICATO STAMPA MOVIMENTI ACQUA PUBBLICA E MEDICINA DEMOCRATICA


E' servito l'intervento deciso della Commissione Europea per fare chiarezza sulle mancate deroghe per l'arsenico per 128 comuni italiani. Questa mattina il comitato acqua pubblica di Aprilia ha ricevuto la risposta ad alcuni quesiti dalla Direzione Generale Ambiente della Commissione Europea: dove è stata negata la deroga vige oggi il valore di legge di 10 microgrammi litro. Dunque quanto stabilito dal sindaco di Velletri – che ieri ha emesso un'ordinanza che autorizza l'erogazione dell'acqua con contenuto di arsenico fino a 20 microgrammi/litro – e quanto affermato da Acqualatina sul proprio sito e cioè che ad oggi rimane ancora vigente il limite della precedente deroga a 50 μg/L- non rispetta le indicazioni, vincolanti, della Commissione Europea.
I comitati acqua pubblica di Aprilia e di Velletri chiedono che vi sia un intervento deciso delle autorità nazionali e comunitarie, per far rispettare ai gestori della provincia di Roma, Acea Ato 2, e di Latina, Acqualatina, i limiti di legge per la tossicità dell'acqua, a garanzia della salute della popolazione. Deve essere chiaro per tutti che dal 28 ottobre scorso, data della decisione della Commissione Europea, il limite nel Lazio per l'arsenico è di 10 microgrammi/litro.
I comitati denunciano la mancata azione delle Asl interessate, che, di fronte a questo grave problema, hanno chiesto al Ministero della salute delucidazioni sul significato di “acqua non potabile”. Le Asl non solo forse dimenticano che la definizione di acqua potabile è ben chiara nella legge 31 del 2001, quadro normativo ben conosciuto dalle autorità sanitarie, ma che la responsabilità del controllo della qualità dell'acqua è dell'ente gestore insieme alle aziende ASL stesse, mediante controlli di routine e controlli di verifica.
I comitati invitano i gestori a comunicare immediatamente i punti di distribuzione di acqua potabile nei comuni interessati dalla mancata deroga, anche per bloccare eventuali speculazioni da parte delle multinazionali delle acque minerali. Vogliamo ricordare, in questo senso, che l'uso delle acque minerali ha un impatto estremamente negativo sull'ambiente e impoverisce le falde acquifere.
Pertanto i gestori devono garantire a tutta la popolazione acqua di qualità e perfettamente potabile, con investimenti adeguati, finalizzati al rinnovo e alla manutenzione delle reti idriche.
Saremo in piazza sabato 4 dicembre dalle ore 11 a Roma in piazza SS Apostoli, durante la “giornata di mobilitazione nazionale per l'acqua pubblica e per la richiesta di moratoria sulle scadenze del Decreto Ronchi”, con spazi informativi.
Comitato acqua pubblica Aprilia
Comitato acqua pubblica Velletri
Forum italiano dei movimenti per l'acqua
Medicina democratica

venerdì 26 novembre 2010

Il miracolo dell'acqua

E' vero, a volte i miracoli esistono. Anche se siamo nel terzo millennio e siamo figli di Cartesio, la vecchia categoria della metafisica può rivelarsi ancora utile. E' accaduto a Velletri, forse grazie all'intervento di qualche santo, spinto dalla pietà per la nostra città: l'acqua non si è trasformata in vino, ma da avvelenata a purissima. O quasi. Ad ottobre l'arsenico raggiungeva punte di 70 microgrammi/litro? Ora non più, secondo le nuove analisi che Acea Ato 2 ha presentato al comune oggi. "Tutti i valori sono sotto i 20 microgrammi, meno il pozzo Marucco", scrive con un certo orgoglio la potentissima Acea. Ed è chiaro che noi cittadini ne siamo felici. Ma la domanda è: perché in quattro anni il miracolo non è mai avvenuto? Perché per mesi hanno tenuto spento il potabilizzatore che serve il centro storico senza dire una parola ai cittadini, lasciando che nelle case arrivasse acqua con alti contenuti di arsenico? E ancora, perché Acea ha richiesto una deroga fino a 50 microgrammi litro all'Unione europea fino al 31 dicembre 2012? Voleva più tempo per fare il miracolo al rallentatore? Sono i lati oscuri dei fenomeni metafisici... Per quanto, però, Acea si sforzi la situazione non è assolutamente risolta. In undici punti l'acqua è ancora fuori legge, ovvero con valori superiori a quelli stabiliti dal Dlgs. 31/2001. Quindi per ora non c'è nessun motivo per festeggiare - salvo la felicità nel vedere che i miracoli, a volte, esistono - e per chiudere il capitolo dell'acqua all'arsenico.

Acqua all'arsenico nel Lazio. Conoscere subito i piani di rientro presentati in questi giorni


Oggi abbiamo letto - con una certa preoccupazione - gli interventi di Acea e di Mattei sulla questione arsenico. L’assessore regionale all’ambiente Marco Mattei sostiene che già da luglio la Regione si stava interessando alla questione, con un tavolo tecnico. Peccato che nella sede istituzionale di gestione delle acque - ovvero nell’assemblea dei Sindaci dell’Ato 2 - che si è tenuta il 5 luglio 2010, Mattei non abbia detto una sola parola sul tema dell’arsenico. Dava per scontata la deroga europea? Su che basi?
Per quanto riguarda il gestore privato delle acque della provincia di Roma (Velletri inclusa), il direttore dell'area idrica di Acea, Andrea Bossola parla di “nuove norme dell'organismo mondiale della sanità”. Bossola dimentica che le “nuove norme” sono del 1998, data della direttiva quadro della Commissione europea, recepita dal governo italiano nel 2001.
Oggi la Regione ha, poi, annunciato di aver presentato una nuova richiesta di deroga per l’arsenico, questa volta puntando più in basso, a 20 microgrammi litro. Come dire che il lupo perde il pelo ma non il vizio. Mattei iniziasse a rendere immediatamente pubblici i piani di rientro che Acea ha preparato per la nuova richiesta di deroga. Ricordiamo poi che fino a nuovi pronunciamenti della Commissione Europea, il limite per l'arsenico nelle acque del Lazio è di 10 microgrammi e non 20 come qualcuno cerca di far intendere in queste ore.

Velletri, il sindaco dichiara l'acqua non potabile. Venerdì prossimo assemblea del comitato

Ieri il sindaco Servadio ha firmato l'ordinanza che riconosce la non potabilità dell'acqua nella città di Velletri. Nel documento viene chiesto al gestore di non erogare più acqua con limiti di arsenico al di sopra dei livelli massimi stabiliti dalla legge 31/2001, ovvero 10 microgrammi/litro.

L'assemblea cittadina del comitato acqua pubblica di Velletri è prevista per il venerdi 3 dicembre alle ore 17.30, presso la sala dell'Associazione Velletri 5 Stelle, in Via Lata 50. E' IMPORTANTISSIMA LA PARTECIPAZIONE DELLA POPOLAZIONE.


giovedì 25 novembre 2010

Il piano di interventi di acea ato2 per l'arsenico avrebbe dovuto concludersi entro il 2010?

Leggiamo nel sito di acea ato2:
E’ stato predisposto uno specifico Piano di Interventi per eliminare le cause del deficit di qualità, in base al quale, in considerazione dei tempi tecnici necessari per la realizzazione delle opere, Acea ATO2 S.p.A. ha richiesto alla Regione Lazio, come previsto dallo stesso D.Lgs.31/01, deroghe temporanee nei limiti consentiti per l’adeguamento definitivo.
http://www.aceaato2.it/ViewDocument.aspx?docid=9b550a5cc0dc4dfaabdf637b5a288a79


A maggio 2008 Acea ato2 presentava un "Piano di Interventi" per eliminare le cause del deficit di qualità dell'acqua per la città di Velletri successivamente approvato dalla Regione "come da Decreti del presidente della Regione Lazio emanati su autorizzazione del Ministro della Salute di concerto con il Ministro dell'Ambiente" ad Aprile 2009.

In questo "Piano di Interventi" la fine dei lavori coincide con la fine del 2010.

Le deroghe italiane scadevano a Dicembre 2009.

Infatti nel Bolletino Ufficiale del Lazio (21 del 06/06/2009) si legge "CONSIDERATO che 25 Dicembre 2009 scadrà il secondo triennio di deroga, previsto dall'art. 13, comma 4 del Decreto Legislativo n31/2001 e che, qualora risulti necessario un ulteriore anno di deroga, i gestori, al fine dell'acquisizione del parere favorevole della Commssione europea, dovranno trasmettere alla Regione un dossier completo ed esaustivo che contenga tutte le informazioni dettagliate sugli interventi effettuati e le motivazioni che rendono necessario ulteriore periodo di deroga"


Ora, come è possibile che il Ministero della Salute italiano abbia approvato un "Piano di Interventi" di acea ato2 fino al secondo semestre 2010 se non sapeva ancora se la Commissione europea avrebbe dato un parere positivo a ulteriori deroghe per il 2010?

Inoltre in questo momento tutti parlano di "nuove deroghe fino al 2012". Ora, questo "Piano di Interventi" de acea ato2 presentato (ed approvato) IN OGNI MODO DOVEVA CONCLUDERSI IL 31 DICEMBRE 2010.

Perché altro tempo al gestore?

Come mai i livelli di arsenico, come risultano dai dati als, sono ancora molto al di sopra i 10
µg/L (microgrammi/L) e, in alcuni casi, superano di molto i 50µg/L?

Come mai il "Piano di Interventi", a Ottobre -Novembre 2010 non ha ancora prodotto risultati?

mercoledì 24 novembre 2010

Piotti (STO): i valori di arsenico nella provincia di Roma non hanno mai superato i 50 µg/L

Il dirigente responsabile della segreteria tecnico-operativa Ato2 di Roma, Alessandro Piotti, non condivide però le preoccupazioni del Comitato:

«In nessun caso nel territorio della provincia di Roma - dice - la concentrazione di arsenico nell’acqua destinata ad uso umano ha mai superato la soglia di 50 milligrammi per litro imposta dalla Regione. A me non risulta che ci siano analisi della Asl né del Gestore idrico in cui si evidenzino tali valori».

Anzi, Piotti si sbilancia:
«Non è che a me non risultino, non ci sono. Non ci sono analisi che indichino la presenza della sostanza per valori superiori ai 50 milligrammi».
(Tratto dal quotidiano Terra, il 17/11/201 )
http://www.terranews.it/news/2010/11/arsenico-veleno-nel-bicchiere



La Segreteria Tecnico Operativa (STO)


La Segreteria Tecnico Operativa è braccio tecnico dell’Autorità d'Ambito ed ha, in sintesi e fermo restando i poteri decisionali della Conferenza dei Sindaci, i compiti operativi connessi a:
- l’assistenza ai comuni dell’ATO;
- la fase di avvio del S.I.I.;
- la pianificazione degli interventi;
- il controllo e la determinazione della tariffa idrica;
- il controllo del rispetto dei patti contrattuali da parte del Gestore.

http://www.ato2roma.it/progetto.htm#segreteria

Documento della Commissione europea riguardo le deroghe per l'arsenico

DECISIONE DELLA COMMISSIONE del 28.10.2010 sulla deroga richiesta dall'Italia ai sensi della direttiva 98/83/CE del Consiglio concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano:

COMM_NATIVE_C_2010_7605_F_IT_DECISION_DE_LA_COMMISSION.doc.

Con la gestione privata dell'acqua i profitti vengono prima delle esigenze della popolazione


Il privato nella gestione dell'acqua non può funzionare. E non solo perché introducendo il meccanismo del profitto l'interesse collettivo viene meno o perché questo profitto è garantito dalla legge Galli o ancora perché i parametri di formazione della tariffa che si basano anche sulla qualità del servizio non vengono applicati. La gestione privata non funziona perché quando il presidente della provincia di Roma Zingaretti (che rappresenta i 75 comuni gestiti da acea) nell'ultima assemblea dei soci di Acea Ato 2 lo scorso maggio chiede un'anticipo degli utili dell'azienda per affrontare l'emergenza idrica nei Castelli romani e lo stesso comune di Roma (che detiene il 51% di azioni di acea) è d'accordo, ha come risposta dalla holding romana un sonoro NO. Prima i soci, poi la popolazione.

martedì 23 novembre 2010

Importante denuncia di Medicina democratica sull'Arsenico a Velletri


(Articolo pubblicato originalmente l'8 luglio 2009)

L'informazione è stata giudicata parziale, falsa e illegale. Vi preghiamo quindi di riportare integralmente la valutazione indipendente dell'associazione di medici, che lanciano l'allarme sulla situazione dell'acqua nella nostra città.
Vista l'importanza del tema, abbiamo chiesto all'associazione nazionale di medici "Medicina democratica" di valutare l'avviso diffuso dal Comune di Velletri, da Acea Ato 2 e dalla Asl RM H in relazione alla presenza dell'arsenico, del fluoro e del vanadio nell'acqua di Velletri.
Il comitato vigilerà da vicino la situazione, denunciando tutte le eventuali omissioni, a tutela della salute della nostra città.
COMITATO ACQUA PUBBLICA VELLETRI
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Comunicato/ Rischio dell’Arsenico a Velletri e falsa informazione in ACEA ATO2
In merito all’ Avviso alla cittadinanza pubblicato dal Comune di Velletri sottoscritto insieme ad ACEA ATO2, Segreteria Tecnico Operativa di ATO2 e ASL RMH del 6 luglio 2009 dove si sostiene che la deroga richiesta è stata concessa dalla Regione Lazio affinché le concentrazioni degli elementi tossici Fluoro, Arsenico, Vanadio possano salire rispettivamente a:
- Fluoro fino a 2,5-3 mg/ litro
- As fino a 50 microgrammi/ litro
- Vanadio fino a 100 microgrammi/ litro
e che “è importante evidenziare che i nuovi limiti sono estremamente cautelativi e il loro superamento entri i valori massimi ammissibili non provoca effetti acuti”…
Ricordiamo alla popolazione
che il decreto legge n. 31 del 2001, entrato in vigore a dicembre del 2003, stabilisce i criteri che deve avere l’acqua per essere destinata al consumo umano, cioè potabile.
L’acqua deve essere salubre e pulita e non contenere nessuna sostanza in quantità o concentrazioni tali da rappresentare un potenziale pericolo per la salute umana.
Dalla fine del 2003, in teoria, l’acqua potabile dovrebbe essere al di sopra di ogni sospetto.
Il Decreto legislativo n. 31 del 2001 fissa una serie di parametri molto restrittivi per i veleni che possono provocare danni alla salute. Ma ecco l’inghippo: i gestori idrici hanno chiesto, tramite le regioni, di poter distribuire in taluni casi acqua "non potabile", grazie a un decreto specifico che consente di alzare temporaneamente i limiti previsti per talune sostanze tossiche. L’inghippo si chiama “deroga”, prevista dalla Comunità Europea in casi eccezionali (Direttiva 98/83/CE), per periodi limitati di tempo e a condizioniASSOLUTAMENTE non aggirabili in nessun modo qualora se ne faccia uso. La normativa per il rilascio delle “deroghe” esige che:
  1. La deroga non rappresenti un rischio per la salute umana
  2. L’ approvvigionamento delle acque potabili non possa essere mantenuto nella zona con altro modo congruo.
  3. La deroga abbia durata più breve possibile, non superiore ai tre anni (rinnovabile solo due volte).
In particolare la normativa sulle deroghe prevede che
  1. La popolazione sia informata preventivamente in modo esauriente sulle condizioni attuali dell’acqua in relazione alla sua potabilità.
  2. La popolazione sia informata immediatamente, qualora l’acqua NON sia più potabile, in quanto siano stati superati i limiti previsti per legge dalla Comunità Europea e accettati dall’Italia tramite la suddetta legge, attraverso pubblici avvisi spiegando dettagliatamente i danni alla salute in cui può incorrere non solo in acuto, ma soprattutto a DISTANZA e dunque per intossicazione CRONICA come tumori e malattie degenerative..
  3. La popolazione sia informata accuratamente che per poter erogare l’acqua comunque, anche se NON potabile, deve essere richiesta una deroga valida solo per 3 anni, che viene concessa dunque SOLO per ragioni di grave impossibilità a fornire acqua potabile nei limiti di Legge, rinnovabile per motivi ancora più gravi o gravissimi solo altre due volte
  4. La popolazione sia informata che il Gestore ha l’OBBLIGO di instaurare contestualmente tutte le azioni indispensabili per restituire all’acqua la potabilità riportando gli inquinanti entro i limiti di Legge nel tempo più breve possibile.
  5. La popolazione sia informata che qualora il Gestore ritardi o non metta in atto tutte le procedure realizzando gli investimenti necessari sarà sanzionato dalla UE , multe che pagheremo ancora noi cittadini con i nostri soldi.
Ricordiamo alla popolazione che cosa sia l’Arsenico e come siano nate le “deroghe”

«Nella Toscana meridionale sono stati raccolti alcuni campioni di acqua potabile con concentrazione di Arsenicosuperiore al limite consentito dalla normativa vigente», ammette Mario Dall’Aglio, già docente di Geochimica ambientale alla Sapienza di Roma. «Una deroga è stata concessa, consecutivamente per quattro anni, dalla Regione Toscana e in parte nel Lazio. Deroghe di questo tipo sono una vecchia consuetudine italiana», dice Dall’Aglio, «ma nel passato sono state applicate per sostanze con tossicità non elevata e in assenza di effetti marcatamente cronici (ad esempio, per i fitofarmaci). Oggi sappiamo bene che l’assunzione di Arsenico può indurre rischi alla salute davvero gravissimi e irreversibili come tumori interni, con periodo di latenza anche superiore ai10-15 anni».
Non ci risulta ad oggi che nessuna di queste condizioni in relazione alla informazione dovuta e agli conseguenti all’inquinamento da Arsenico siano state rispettate dal Comune di Velletri, prima,e da ACEA ATO2 subentrata poi nella gestione dell’acqua di Velletri.
Denunciamo pertanto questo Avviso pubblico come:
  • parziale perché nasconde la vera informazione prevista per Legge dalla Comunità Europea: la popolazione non è mai stata informata nei modi e nei tempi previsti dalla Legge in vigore dal dicembre del 2003;
  • falso perché volutamente fa credere alla popolazione che i danni attesi da questi tossici siano quelli acuti, quando tutta la letteratura scientifica mondiale (e la legislazione europea) lancia da sempre l’allarme suidanni non tanto per l’esposizione acuta, quanto piuttosto a distanza per contaminazione cronica. Il vero rischio dell’ìnquinamento è cronico, infatti la UE prevede un limite massimo dell’As a 10 microgrammi litro e l’OMS sta pensando di abbassarlo ulteriormente in quanto l’Arsenico è in classe 1 per i tumori (= rischio massimo); inoltre non è previsto da nessuna Legge che i cittadini dei territori vulcanici debbano per forza bere acqua arsenicata;
  • illegale perché realizzato non secondo i criteri previsti dalla Legge italiana ed europea in merito alle comunicazioni sul tema da riservare ai cittadini:
  • illegittimo in quanto l’Italia ha preso un impegno etico solenne aderendo, come Paese che fa parte dell’ONU, al Patto del CESCR.
"I Paesi che hanno aderito al Patto del CESCR (Pacte relatif aux droits économiques et culturels en novembre 2002) avranno l'obbligo di rispettare, proteggere e soddisfare il diritto delle persone a bere una acqua sana. L'obbligo di rispettare tale diritto impone agli Stati aderenti al Patto di impedire la messa in opera di pratiche che portino all'ostacolo del godimento di questo diritto attraverso:
- pratiche condizionanti l'accesso a l'acqua POTABILE in modo equo;
- polluzione illegale dell'acqua da scarichi effettuati grazie alla mancanza di strutture di controllo dello Stato."
(Nota bene: tra i Paesi che hanno aderito è inclusa l'intera Europa prima dell’allargamento.)
Cittadini di Velletri,
come vedete i due versanti sono delineati con nettezza: da una parte dobbiamo avere il diritto all'accesso ad unaquantità equa pubblicamente controllata di 50 litri d’acqua gratis al giorno, dall'altra è indispensabile il diritto ad avere garanzie sulla qualità equa, come previsto dall’ONU e dall’OMS, che per essere tale, anche in questo settore deve essere pubblicamente controllata . Ma i due versanti in questione riguardano la stessa goccia. Ergo, il diritto non è garantito non solo se manca l’acqua, ma anche se l'acqua di fatto non è assolutamente potabile!
Invitiamo pertanto con fermezza i firmatari:
  • a ritirare immediatamente questo Avviso in quanto pericoloso per la salute pubblica e sostituirlo immediatamente con un Avviso e con una Campagna informativa corretta realizzata rigorosamente a norma di Legge;
  • a rinunciare ad ogni ed ulteriore deroga considerato che la presente è già stata chiesta per il limite massimo possibile per l’Arsenico di ben 50 microgrammi/l;
  • a varare subito tutti gli investimenti necessari per eliminare definitivamente l’inquinamento da As e rientrare al più presto nei limiti dei 10 microgrammi/ litro previsti per Legge.
Medicina Democratica

Ansa: Rischio arsenico da rubinetti . Fazio, ora un piano con le Regioni

Perché il ministro Fazio parla di "20" μg/l (microgrammi/litro) quando la direttiva UE stabilisce 10μg/l?
La decisione CE è del 28 ottobre 2010, in questi giorni abbiamo bevuto acqua fuori legge? 
Non avevano un piano di emergenza? 
Acea sta chiedendo aumenti di bolletta, è giusto?  
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cronaca/2010/11/23/visualizza_new.html_1697588869.html

Arsenico e gestione privata I

Per capire quello che è accaduto - almeno nella provincia di Roma - è necessario considerare alcuni elementi:

- con la gestione privata di Acea, ogni anno i cittadini pagano più di 70 milioni di euro di "remunerazione del capitale", ovvero di profitti per la società; se vi fosse una gestione pubblica questi soldi sarebbero oggi disponibili per interventi immediati;

- la presenza dell'Arsenico è ben nota fin dal 2003/2004, quando entrò in vigore la legge sulla qualità dell'acqua. Da allora Acea ha solo presentato la lista delle "buone intenzioni", che tecnicamente si chiamano "piani di rientro", chiedendo deroghe su deroghe. Oggi i nodi vengono al pettine...

- in questi anni l'informazione per la popolazione  è stata confusa e poco trasparente. In una nota diffusa lo scorso anno si diceva genericamente che esisteva una deroga, senza specificare quali sono i rischi per la popolazione. Acea non ha mai diffuso sul suo sito o sulle bollette i dati sulla qualità dell'acqua;

- i comitati che denunciano da anni il problema venivano tacciati di allarmismo. Oggi è la Commissione europea a dire come stanno le cose, e tutti tacciono;

- è scandaloso che la Regione Lazio non dica ancora nulla, non presenti pubblicamente un piano di emergenza...

Possibile che al momento della richiesta di deroga non abbiano pensato a cosa fare se veniva respinta?

lunedì 22 novembre 2010

No alla deroga per l'arsenico. Inviata diffida a Zingaretti e Comune di Velletri

Il comitato acqua pubblica di Velletri ha inviato oggi una diffida al presidente dell'autorità d'ambito Ato 2, Nicola Zingaretti, e al Sindaco di Velletri, Fausto Servadio, chiedendo che vengano attuate immediatamente tutte le iniziative per garantire l'erogazione di acqua nei limiti della legge 31/2001. Come è noto il 28 ottobre scorso la Commissione europea ha respinto la richiesta di deroga per l'arsenico. Gli uffici della direzione ambiente della Commissione europea hanno informato il comitato di Velletri che la decisione è già stata notificata alle autorità italiane.

Il comitato acqua pubblica di Velletri ha chiesto, infine, che vengano resi noti subito i dati sulla qualità dell'acqua.
Vogliamo ricordare, infine, che durante l'ultima assemblea dei soci di Acea Ato 2 - tenutasi nel maggio scorso - il presidente della provincia di Roma Zingaretti aveva chiesto che metà degli utili della società servissero come anticipo per affrontare subito l'emergenza idrica. Acea spa - che possiede il 97% di Acea Ato 2 - ha respinto la richiesta. Se quei soldi fossero stati utilizzati sei mesi fa, probabilmente oggi non ci troveremmo davanti a questa situazione di emergenza. Ancora una volta appare chiaro come con la gestione privata dell'acqua i profitti vengano prima delle esigenze della popolazione.

L’Arsenico nelle acque destinate a consumo umano nell’Alto Lazio: problematiche sanitarie, ambientali e proposte d’intervento

La storia
L’Arsenico, simbolo chimico As, è un elemento molto diffuso e presente nella struttura geologica terrestre.
L’Arsenico è un semimetallo o metalloide in quanto possiede proprietà intermedie tra quelle dei metalli e quelle dei non metalli.
Da sempre conosciuto per il suo potere venefico, è usato come componente di leghe metalliche e del vetro; viene impiegato anche nella realizzazione di semiconduttori ed è stato utilizzato per lungo tempo in alcuni tipi di preparazioni per il legno.
Fin dai tempi di Ippocrate, è stato impiegato in preparazioni per la cura di diverse malattie: in epoca pre-antibiotica se ne ricorda l’uso nel trattamento della sifilide.
Nel 2000, la FDA ( Food and Drug Administration) ha approvato un composto: il triossido di Arsenico, per il trattamento della leucemia promielocitica acuta.
 
Il problema ambientale
In epoca industriale la presenza dell’Arsenico nell’ambiente è stata notevolmente incrementata dalla combustione del carbone e di altri combustibili di derivazione fossile.
Centrali elettriche alimentate a carbone, a gas, ad olio combustibile e a biomasse, fonderie, cementifici, traffico veicolare ed aereo, incenerimento dei rifiuti e l’uso di pesticidi e fitofarmaci in agricoltura, hanno contribuito e contribuiscono alla diffusione di questo elemento nell’aria, nei terreni e nelle acque.
La centrale riconvertita a carbone di Torre Valdaliga Nord a Civitavecchia e quella ad olio combustibile di Montalto di Castro, contribuiscono notevolmente con le loro emissioni all’aumento del quantitativo di Arsenico nell’aria e quindi per ricaduta anche nel territorio dell’Alto Lazio.
Inoltre gli sversamenti illegali di rifiuti tossici e la contaminazione di corpi idrici con percolato, proveniente da discariche non a norma o del tutto abusive di rifiuti anche tossici, possono incrementare la presenza di Arsenico nei terreni e nelle falde acquifere.
Questa immissione e diffusione nell’ambiente dell’Arsenico altera gli ecosistemi e contamina la catena alimentare.
Gli esseri umani possono essere esposti all’Arsenico principalmente attraverso l’assunzione di acqua, dove esso è presente in forma inorganica: sia come Arsenico trivalente (As III) che Arsenico pentavalente (As V), ma anche tramite l’aria, le bevande, gli alimenti (principalmente con l’assunzione di pesce, molluschi, crostacei, carne, pollame, alghe e derivati, cereali e derivati, riso e derivati, verdure).
L’esposizione delle persone all’Arsenico può avvenire anche durante comuni attività come il lavarsi e il nuotare.
Il territorio dell’Alto Lazio, a causa della sua origine geologica, presenta acque sotterranee e superficiali utilizzate per consumo umano con concentrazioni elevate di Arsenico, Fluoro e Vanadio che superano i limiti previsti dalle vigenti disposizioni di legge e gli obiettivi di qualità indicati per le acque potabili.

Gli effetti sulla salute derivanti dell’esposizione cronica all’Arsenico
 
Le problematiche sanitarie e ambientali determinate dall’arsenico sono ben note e sono costante oggetto di studi e ricerche; sul sito on-line di una delle più importanti biblioteche mediche internazionali “PubMed” (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/), digitando “arsenic drinking water” sono presenti, al novembre 2010, ben 1592 pubblicazioni scientifiche.
L’Agenzia internazionale di ricerca sul cancro (I.A.R.C.) (http://monographs.iarc.fr/ENG/Classification/index.php) classifica l’Arsenico come elemento cancerogeno certo di classe 1 e lo pone in diretta correlazione con molte patologie oncologiche e in particolare con il tumore del polmone, della vescica, del rene e della cute.
L’esposizione ad Arsenico attraverso l’acqua destinata a consumo umano è stata associata anche a cancro del fegato e del colon. Gli effetti dell’Arsenico sull’epigenoma cellulare potrebbero spiegare i meccanismi di cancerogenicità di questo elemento e questi effetti avvalorano la tesi che anche dosi ridottissime di Arsenico possono esercitare effetti negativi sulla salute.
L’azione cancerogena e pro-cancerogena dell’Arsenico come di altri metalli è stata finora indagata essenzialmente in ambito tossicologico, privilegiando lo studio dei meccanismi genotossici (mutageni) diretti e indiretti (produzione di radicali liberi).
E’ importante sottolineare come la cancerogenesi da Arsenico e da metalli in genere rappresenti invece un esempio ideale per introdurre i nuovi modelli “epigenetici” di cancerogenesi, basati sull’esposizione continua a quantità minimali di agenti epi-genotossici, in grado di indurre in varie popolazioni cellulari uno stato di stress genomico persistente e, per questa via, una condizione di flogosi cronica, con progressiva attivazione di specifiche pathways cellulari, favorenti la trasformazione del tessuto in senso neoplastico.
L’ipotesi più accreditata è che l’Arsenico possa agire come promotore tumorale attraverso la produzione di ROS (Radicali liberi dell’Ossigeno) e l’attivazione e/o ipersecrezione di citochine pro-infiammatorie e fattori di crescita.
Tuttavia, l’Arsenico potrebbe esercitare la sua azione cancerogena anche attraverso meccanismi epigenetici, che determinano ipometilazione del DNA (la deplezione di gruppi metilici potrebbe essere dovuta al fatto che l’Arsenico deve essere continuamente metilato).
I possibili meccanismi di cancerogenicità comprendono: genotossicità diretta, stress ossidativo,
co-cancerogenesi, inibizione dei sistemi di riparazione del DNA, la promozione della proliferazione cellulare, ma anche alterazioni della trasduzione del segnale e alterata metilazione del DNA.
L’assunzione cronica di Arsenico è indicata inoltre da numerosissimi studi scientifici anche quale responsabile di patologie cardiovascolari (in particolare della “malattia del piede nero -black foot disease-“ per compromissione della vascolarizzazione periferica, infarto del miocardio, ictus, coronaropatie etc.); patologie neurologiche e neurocomportamentali; diabete di tipo 2; lesioni cutanee (iperpigmentazione ed ipopigmentazione, cheratosi, melanosi); disturbi respiratori; disturbi della sfera riproduttiva e malattie ematologiche.
E’ importante considerare che nel metabolismo dell’Arsenico e quindi nel rischio di malattia da esposizione all’Arsenico, gioca un ruolo importante anche la diversa suscettibilità individuale determinata dalla presenza di particolari polimorfismi che codificano enzimi coinvolti nel processo di metilazione dell’Arsenico.
Un aspetto emergente e sempre più studiato della tossicità dell’Arsenico è inoltre quello relativo alla sua azione quale Endocrine Disruptor (EDCs), termine corrispondente all’italiano interferente endocrino (IE).
Gli interferenti endocrini (IE) sono un gruppo eterogeneo di sostanze e miscele di sostanze che interferiscono sul normale funzionamento del sistema endocrino umano e su quello di molteplici organismi quali: pesci, foche, uccelli, rettili, anfibi, primati e persino invertebrati.
L’azione di interferenza endocrina può determinare un aumento o una riduzione della quantità di ormone prodotta e della sua attività metabolica e un’azione appunto d’interferenza tra l’ormone e il legame con i suoi recettori.
Gli interferenti endocrini dotati di potenzialità mimetiche e in grado di interagire con recettori di membrana e nucleari e, quindi, direttamente o indirettamente, con i (co)fattori di trascrizione, modificando l’espressione genica e, nel lungo termine, l’assetto (epi)genetico di cellule, tessuti, organismi, ecosistemi.
E’ stata dimostrata l’associazione significativa tra l’esposizione ad elevati valori di Arsenico inorganico e diabete di tipo 2; studi sperimentali hanno mostrato che l’Arsenico è in grado di inibire la produzione e secrezione dell’insulina e la tolleranza al glucosio, nonché di modificare l’attività del recettore nucleare per i glucocorticoidi.
Altri studi evidenziano come l’esposizione all’Arsenico durante la gravidanza (questo elemento attraversa la barriera placentare) può causare dei cambiamenti nell’espressione genica del feto che possono determinare la comparsa di gravi patologie, anche di tipo neurocognitivo, nel corso della vita e anche a decenni di distanza dall’esposizione materna.
E’inoltre estremamente importante considerare la possibile interazione e sinergia tra le diverse sostanze tossiche e cancerogene che oltre all’arsenico possono essere riscontrate nell’acqua.
Il Vanadio, il Selenio, il Fluoro, i metalli pesanti ed elementi radioattivi, i pesticidi, i fitofarmaci, le diossine, i sottoprodotti della disinfezione dell’acqua per clorazione, batteri, virus, parassiti, alghe e le microcistine prodotte da particolari tipi di alghe e cianobatteri (come nel caso del Plankthotrix rubescens,detto anche alga rossa, presente nel lago di Vico) etc.; tutti questi elementi possono determinare rischio e danno alla salute con molteplici meccanismi di interazione ed amplificazione diversi da quello della sola e semplice sommazione.

Le vigenti disposizioni di legge
 
Il Decreto legislativo n. 31 del 2 febbraio 2001
( http://www.camera.it/parlam/leggi/deleghe/Testi/01031dl.htm) ,modificato e integrato con successivo D.Lgs. 27/02, disciplina la qualità delle acque potabili destinate al consumo umano garantendone la salubrità e la pulizia. Questo decreto legge, in recepimento della Direttiva europea 98/83/CE, dal dicembre 2003 ha abbassato il limite previsto per l’Arsenico nelle acque potabili da 50 a 10 μg/l (microgrammi/litro), proprio in considerazione della sua cancerogenicità e dell’evidente rischio per la salute umana.
L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) fornisce chiare indicazioni riguardo alla tossicità dell’arsenico nelle acque potabili ed indica come accettabile e solo in via transitoria, il valore da 1 a 10 microgrammi/litro di Arsenico nelle acque destinate a consumo umano mentre auspica valori tra lo 0 e i 5 microgrammi/litro come obiettivo realistico, in considerazione delle attuali problematiche di dearsenificazione e dell’incertezza relativa al rischio per la salute umana determinato da esposizioni anche a bassissime concentrazioni di questo elemento (http://www.who.int/water_sanitation_health/dwq/gdwq3rev/en/index.html) .
In Italia le acque di alcune regioni: Lombardia, Toscana, Lazio, Sardegna, Campania e Trentino presentano elevati valori di Arsenico.
La Regione Lazio sin dal 2003 ha continuamente fatto ricorso all’istituto della deroga, tuttora vigente, che ha innalzato il limite previsto dal D. Lgs. 31/2001 da 10 a 50 microgrammi/litro per l’Arsenico (ma anche i limiti per altri elementi quali: il Fluoro, il Vanadio, il Selenio) e di fatto ha reso potabili per deroga acque che in realtà non lo sono.
I periodi di deroga sono concessi perché i gestori presentino ed attuino piani di rientro mediante idonee tecnologie di trattamento delle acque captate e/o individuando nuove risorse idriche sostitutive che permettano di assicurare acque salubri e pulite.
Durante i periodi di deroga dunque devono essere individuate e realizzate le soluzioni definitive ed efficaci per le problematiche per le quali la deroga stessa è concessa.
Al momento e dopo anni dal recepimento della Direttiva europea 98/83/CE, nell’Alto Lazio non risulta che sia stata ancora realizzata alcuna definitiva, efficace e complessiva soluzione per i tutti i Comuni facenti parte dell’ATO-1 Lazio: tutti i Comuni della Provincia di Viterbo e il Comune di Bracciano, di Mazzano e Magliano, appartenenti alla Provincia di Roma.

I controlli sulla qualità e potabilità delle acque
 
I controlli sulla qualità e potabilità delle acque destinate a consumo umano sono demandati alle ASL che si avvalgono della struttura tecnica delle Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente (A.R.P.A.).
Il D. Lgs. 31/2001 prevede controlli esterni, quelli predisposti dall’ASL, e controlli interni, sotto la diretta responsabilità dei gestori degli acquedotti, in modo da stabilire un doppio controllo (interno ed esterno) a garanzia della qualità e salubrità delle acque.
I controlli relativamente all’Arsenico dosano il quantitativo totale di Arsenico nelle acque e dovrebbero sempre rilevare ed indicare i valori di Arsenico anche al di sotto della soglia di 10μg/l.
Il D. Lgs. 31/01 prevede che il giudizio di qualità e di idoneità d’uso delle acque destinate al consumo umano, fondato sulle risultanze dell’esame ispettivo e dei controlli analitici, sia emesso dalle ASL territorialmente competenti.
Il numero dei controlli programmati in situazioni di criticità delle acque, come previsto all’art. 8 comma 1 del D. Lgs. 31/2001, dovrebbero aumentare rispetto a quelli effettuati di routine e dovrebbero essere tali da ”… garantire la significativa rappresentatività della qualità delle acque distribuite durante l’anno, nel rispetto di quanto stabilito dall’allegato II ”.

L’informazione alle popolazioni
 
Le popolazioni sul cui territorio ricadano provvedimenti di deroga devono essere sempre prontamente avvisate ed informate secondo quanto previsto dall’ art. 13 comma 11 del D. Lgs. 31/2001 : ” La Regione o Provincia autonoma che si avvale delle deroghe di cui al presente articolo provvede affinché la popolazione interessata sia tempestivamente e adeguatamente informata delle deroghe applicate e delle condizioni che le disciplinano. Ove occorra, la regione o provincia autonoma provvede inoltre a fornire raccomandazioni a gruppi specifici di popolazione per i quali la deroga possa costituire un rischio particolare.
Le informazioni e raccomandazioni fornite alla popolazione fanno parte integrante del provvedimento di deroga. Gli obblighi di cui al presente comma sono osservati anche nei casi di cui al comma 9, qualora la Regione o la Provincia autonoma lo ritenga opportuno”.
L’informazione deve essere la più ampia e diffusa, deve fornire consigli comportamentali e indicazioni circa il corretto uso dell’acqua soprattutto in particolari situazioni e per particolari gruppi di persone : infanzia, donne in gravidanza e in stato preconcezionale, malati ed anziani.
A distanza ormai di anni dall’entrata in vigore del D. Lgs. 31/2001 gli abitanti della Regione Lazio, in particolare quelli che risiedono in aree con caratteristiche geologiche di natura vulcanica come il territorio dell’Alto Lazio, sono ancora esposti all’assunzione di acque con valori di Arsenico superiori a 10 microgrammi/litro in assenza di una efficace e capillare informazione relativamente alle problematiche sanitarie determinate dall’assunzione di acqua ed alimenti con elevato contenuto di Arsenico.
Monitoraggio dello stato di salute delle popolazioni
 
Le popolazioni che vivono in territori, come quello dell’Alto Lazio, dove le acque presentano valori di Arsenico ben al di sopra degli obiettivi di qualità e di quanto disposto dalle vigenti normative di legge, dovrebbero essere sottoposti ad un attento e periodico monitoraggio del proprio stato di salute anche attraverso studi osservazionali: in particolare i bambini per le peculiarità del loro metabolismo e poiché in fase di costante e rapido accrescimento organico.
Il monitoraggio delle condizioni di salute dovrebbe essere effettuato con periodiche visite ambulatoriali, con la raccolta dell’anamnesi e un attento esame obiettivo, e dovrebbe prevedere l’esecuzione di test mirati alla valutazione del quantitativo di Arsenico e dei suoi metaboliti nel sangue, nelle urine, nei capelli e nelle unghie delle persone esaminate. The urine test is the most reliable test for arsenic exposure within the last few days.
Questi test sono in grado di quantificare l’esposizione all’Arsenico ma non sono in grado di predire come l’esposizione stessa possa influenzare lo stato di salute di ogni singola persona e in particolare di ogni bambino poiché la suscettibilità individuale nei processi di disintossicazione gioca un ruolo in gran parte sconosciuto nei suoi meccanismi.

Le soluzioni per la rimozione dell’Arsenico dalle acque 
 
Le acque possono essere depurate dalla presenza dell’Arsenico come di altre sostanze tossiche.
Sono attualmente disponibili diverse soluzioni tecnologiche, già operative in Italia e nel mondo, che, con procedimenti e metodiche diversificate, riescono a riportare nei limiti indicati dal D. Lgs. 31/2001 i valori dell’Arsenico. Le metodiche più utilizzate sono: la precipitazione, i processi a membrana, i processi di adsorbimento, la rimozione biologica, i processi a scambio ionico. Tutte queste tecniche presentano elevate percentuali di rimozione dell’Arsenico che possono arrivare sino al 99% del totale.
La scelta di una tecnica piuttosto che un’altra, si deve basare sulla conoscenza delle proprietà dell’acqua da trattare, sulla speciazione del tipo di Arsenico presente (l’Arsenico può essere presente in forma trivalente- As III- o pentavalente- As V-), sul numero e sulle caratteristiche delle fonti di approvvigionamento, sul numero degli utenti a cui è rivolto il servizio, sulle caratteristiche dell’impianto, relativamente anche ai costi e alla manutenzione, sull’eventuale possibilità di ridurre la concentrazione di Arsenico con la miscelazione di acque prive o con minor contenuto di Arsenico, sulla minor produzione di fanghi e rifiuti generati dal processo di depurazione, sulla conservazione delle qualità organolettiche dell’acqua una volta depurata.

Conclusioni
L’acqua è un elemento fondamentale e prezioso per la vita del pianeta e di ogni essere umano.
E’ una risorsa non illimitata che va protetta con il risparmio e la razionalizzazione della sua distribuzione, con la salvaguardia e il risanamento degli ecosistemi e dei bacini idrici utilizzati per approvvigionamento di acque potabili, con il miglioramento del sistema degli acquedotti e della depurazione.
“ Ex aqua salus”. L’accesso e la disponibilità di acque, salubri, pulite e di qualità, sono le condizioni necessarie ed indispensabili per vivere in modo sano e per tutelare e proteggere lo stato di salute di tutte le persone ed in particolare dei bambini.
L’Arsenico presente nelle acque insieme ad altre sostanze tossiche e cancerogene crea una inaccettabile condizione di rischio e danno alla salute delle persone e altera l’intero ecosistema.
L’uso delle tecnologie oggi disponibili, insieme ad una sana politica di trasformazione e controllo di tutte quelle attività industriali ed agricole, che immettono nell’ambiente Arsenico insieme ad un numero sempre più elevato di sostanze tossiche e dagli effetti ancora poco conosciuti, è l’unica, rapida e fattibile soluzione per garantire in modo compiuto il diritto alla salute e alla vita per tutti.
*
dottor Gianni Ghirga
dottoressa Antonella Litta
dottor Mauro Mocci
per il coordinamento dell’Alto Lazio dell’Isde - Associazione italiana medici per l’ambiente
(International Society of Doctors for the Environment - Italia)