giovedì 30 dicembre 2010

COMUNICATO STAMPA DEI COMITATI ACQUA PUBBLICA DI VELLETRI E APRILIA SULL'EMERGENZA ARSENICO NELLA REGIONE LAZIO

Acqua all'arsenico: a chi giova l'emergenza?

Sessanta giorni dopo la decisione della Commissione europea - che ha negato alla regione Lazio la terza deroga per l’arsenico nell’acqua - si è finalmente creata una “unità di crisi” presieduta dall’assessore regionale Marco Mattei. Dobbiamo però constatare come l’unica vera azione a tutela della salute dei cittadini non sia ancora stata presa: ovvero obbligare tutti i gestori (compresi Acea, Acqualatina e Talete) a fornire acqua potabile con un valore di arsenico entro i limiti di legge, pari a 10 microgrammi/litro. 
La regione Lazio, attraverso l’assessore Mattei, si limita a passare il cerino al ministero della salute, citando una fantomatica “imminente decisione del Ministero della Salute sul parere espresso dalla Commissione Europea”. Va chiarito - ed è bene che qualcuno lo spieghi al presidente Renata Polverini - che la Commissione europea non ha dato un “parere”, ma ha espresso una decisione, che è immediatamente vincolante per le autorità italiane. Il trattato dell’Unione Europea - facilmente consultabile in rete - su questo punto è categorico: una decisione, una volta notificata, deve essere semplicemente rispettata. E per la regione Lazio la decisione è stata chiara: niente deroga, da oggi in poi si rispetta la legge che vale per tutta l’unione europea.
A questo punto i comitati per l’acqua pubblica chiedono che sia la magistratura - già interessata da diversi esposti - a fare chiarezza, individuando le eventuali responsabilità ed omissioni, poiché non si capisce come sia possibile far passare per emergenza (con la conseguente levitazione dei costi) una situazione che doveva essere già risolta con le deroghe concesse ai gestori fino al dicembre 2009. Gestori che hanno continuato a riscuotere tariffe piene ed oggi pretendono ancora di essere aiutati.
Per quanto riguarda la dichiarazione dello stato di emergenza e la nomina di un commissario siamo ormai al ridicolo. L’emergenza è stata dichiarata da due settimane, ma tanto emergenza non è. Non è ancora noto, infatti, l’elenco dei comuni interessati ed assistiamo ad un penoso rimpallo tra regione Lazio e protezione civile nazionale.
Ci fa, infine, piacere che il presidente Polverini chieda di essere costantemente informata. Se però vorrà avere informazioni corrette eviti di ascoltare i cattivi consiglieri, forse troppo vicini ai gestori privati dell’acqua: ascolti i comitati, che da anni si battono per un’acqua pubblica e di qualità. Ascolti i medici per l’ambiente, che da sempre studiano il problema dell’arsenico, proponendo soluzioni realistiche a tutela della salute della popolazione. 

Comitato cittadino difesa acqua pubblica di Aprilia

 
Comitato acqua pubblica Velletri

martedì 21 dicembre 2010

Arsenico e le zone di Velletri


E' BENE SAPERE:
In queste zone della città di Velletri l'acqua è fuorilegge, perché supera i limiti previsti dalle norme italiane ed europee:
via del Camelieto, via Ariana, via di Cori, via Papazzano, via Troncavia, via Contrada S. Antonio, via Cerase Marine, Via Piazza di Mario, via della Caranella, via Colle Calcagno, Via Vecchia Napoli, Circonvallazione di Levante, via dei Volsci, via A. Mammuccari e vie limitrofe (via Ariana fino a via Ceppeta Inferiore, via Colle Calcagno, via Mariano Pieroni, viale Guglielmo Marconi.
Via Colle Noce, Via della Mortella (da via Colle Noce a via Colle Caldara), Via colle Ionci, Via Acqua Lucia, Via Appia Nord (da Via Madonna degli Angeli a via della Pilara), Via della Pilara, via della Faiola, via Aria Fina, via Colle dei Marmi, Via Ponte Minello, Via Appia Vecchia (da via Appia nord al civ. 59), Via Colle Ottone alto (da via Appia nord al civ. 101) e vie limitrofe. Via Poggi d’Oro, Via Panoramica, Via dei Pini, Via dei Genzanesi, Via dei Glicini, Via dei Castagni, Via delle Magnolie, Via degli Oleandri, Via delle Ginestre, Via delle Mimose, Via delle Fornaci, Via della Cava, Via degli Ulivi, Via delle Terme di Caligola, Via Appia Nord (Tratto da via Appia Antica e via della Picara) e vie limitrofe.

Secondo le indicazioni dei medici per l'ambiente, chi abita in queste zone deve evitare di bere l'acqua.

Una fonte alternativa è la fontanella di Via del Cigliolo 12, che riceve acqua del Simbrivio, con contenuto 0 di Arsenico.

Evitate in ogni caso un alto consumo di acque minerali, preferendo le acque sicure del Simbrivio.

sabato 18 dicembre 2010

Polverini vuole un commissario per la nuova emergenza idrica. Ma c'è già: Massimo Sessa


Nel Lazio arsenico e vecchi interessi
di Andrea Palladino -
il manifesto


Massimo Sessa
(foto Astrid Lima)
ROMA. La macchina fumante delle emergenze e delle leggi speciali sta scaldando i motori. La decisione della Commissione europea di non accettare più deroghe per gli alti limiti di arsenico in 128 comuni d'Italia - con in prima fila la regione Lazio - sembra aver colto impreparato il governo. Eppure i limiti di legge sul massimo contenuto del metallo cancerogeno sono in vigore dal 2001. Nove anni affrontati con deroghe ed emergenze, la stessa risposta che ancora oggi ministero della Salute e regioni stanno preparando.

Il governatore della Regione Lazio Renata Polverini ha annunciato che tra poche settimane verrà individuato un commissario straordinario, pronto a firmare ordinanze con i poteri della protezione civile, saltando, cioè, buona parte dei controlli. Ma forse alla Polverini sfugge che dal 2005 la sua regione ha già affidato la questione ad un commissario con superpoteri.

È un ingegnere di origine salernitana, ma romanissimo dal punto di vista professionale. Si chiama Massimo Sessa, ex assessore all'ambiente della giunta di centrodestra che ha guidato la provincia fino al 2004. Amico e collega di Angelo Balducci, dirige da diverso tempo la terza commissione dei lavori pubblici al Ministero delle Infrastrutture. Per le varie emergenze acqua nella zona a sud di Roma - dove è l'alto livello di arsenico oggi a preoccupare - ha gestito un budget ultramilionario, più di 100 milioni di euro amministrati con i poteri di deroga che Berlusconi gli ha affidato e rinnovato anno dopo anno dal 2002 in poi. È lui che avrebbe dovuto risolvere «l'emergenza» degli alti valori di arsenico, vanadio e fluoruro nella zona dei Castelli romani, prima che la catena delle deroghe venisse interrotta in sede europea. Ed è lui che ancora oggi ha in mano la regia, potendo procedere con urgenza, saltando gare d'appalto, vincoli ambientali e altri impedimenti. Il suo mandato scadrà solo nel 2011.Sicuramente Massimo Sessa negli ambienti romani è ben introdotto. Il suo nome spicca tra le migliaia di pagine dedicate agli affari della cricca di Balducci e Anemone, a quel sistema gelatinoso che avvolgeva - secondo i magistrati di Firenze - l'ambiente degli appalti legati ai grandi eventi e al business della protezione civile. Basta ricordare le risate notturne di un gruppo di imprenditori, mentre L'Aquila tremava, per capire di cosa parliamo.
Angelo Balducci

Un commissario straordinario ha poteri negati al momento ai sindaci che si trovano a gestire l'emergenza. Può ordinare «in deroga a tutte le leggi», espropriare con una sola firma, affidare lavori di decine di milioni senza perdere tempo in gare d'appalto. Per questo la figura di un commissario straordinario dovrebbe, come si dice, essere al di sopra di ogni sospetto.

Secondo le intercettazioni del Ros dei carabinieri Massimo Sessa avrebbe avuto con Acea - il gestore dell'acqua della provincia di Roma, dove una decina di comuni da anni si trovano a fronteggiare alti livelli di arsenico - rapporti che andavano ben oltre la sua funzione di commissario. La cricca di Balducci sentiva il fiato sul collo degli investigatori. Era la fine dello scorso gennaio, con frenetiche telefonate verso quella che poi si scoprirà essere la talpa del gruppo, Camillo Toro, figlio dell'ex procuratore aggiunto di Roma. È in questo contesto che i carabinieri si interessano anche a Sessa, vero trait d'union con Acea, la società dove Camillo Toro lavorava. Quello che il gruppo chiamava «il pupo» aspirava ad ottenere un contratto migliore con la società romana che gestisce il sistema idrico integrato nell'intera provincia, promettendo in cambio informazioni sulle indagini. Nei rapporti del Ros, oltre a Sessa, compaiono i nomi dei più alti funzionari Acea, contattati più volte dall'avvocato Edgardo Azzopardi - amico della famiglia Toro - interessato insieme a Massimo Sessa a trovare una degna sistemazione al figlio del procuratore in Acea. Nessuno, però, risulterà poi indagato, neanche Sessa.

Leggendo le carte dell'inchiesta appare chiaro come il commissario straordinario per l'emergenza idrica nei comuni a sud di Roma avesse rapporti stretti e di fiducia con il gruppo. Quando il 30 gennaio 2010 Angelo Balducci convoca una riunione urgentissima, dove, secondo il Ros, viene lanciato l'allarme sulle indagini sempre più strette, Massimo Sessa è presente. È un incontro ristrettissimo, delicato, dove Balducci farà il punto della situazione, dove vengono riportate le informazioni confidenziali di Camillo Toro, dopo aver spento tutti i cellulari. Una riunione che avveniva mentre da Bruxelles si faceva capire all'Italia che di altre deroghe i commissari non ne volevano sapere. Ma in quelle ore, forse, il commissario straordinario Sessa era preso da altre emergenze.Cinque anni di poteri straordinari, milioni di euro affidati ad Acea, consulenze pagate generosamente, mentre oggi nei Castelli romani migliaia di persone fanno la fila davanti alle cisterne di acqua potabile.
il manifesto 7 dicembre 2010

lunedì 13 dicembre 2010

Il 14 DICEMBRE CONFERENZA SINDACI ATO 2 ROMA. CHE FINE HA FATTO L'ARSENICO?

Il presidente della provincia di Roma - in qualità di presidente dell'autorità d'ambito Ato 2 - ha  convocato la conferenza dei sindaci per il prossimo 14 dicembre alle ore 10 presso la Sala Di Liegro della Provincia di Roma, via IV Novembre 119/a.
La conferenza dei sindaci è l'organismo che dovrebbe decidere la programmazione degli interventi per quanto riguarda la gestione dell'acqua nella provincia di Roma. Dunque, quale migliore luogo per discutere della questione arsenico? In realtà domani i sindaci, Acea, il commissario straordinario Massimo Sessa, il garante regionale e il presidente della provincia di Roma parleranno d'altro. All'ordine del giorno hanno inserito alcuni obblighi di legge, sempre rimandati: un'unica tariffa per l'acqua nella provincia di Roma, far pagare finalmente l'acqua secondo il consumo e non a forfait e l'introduzione della tariffa sociale. Al secondo punto dell'ordine del giorno si parla anche di investimenti, ovviamente tutti a carico dei cittadini, perché, si sa, Acea non regala nulla.
Sull'arsenico neanche una parola, come se nulla fosse accaduto. Nessuna comunicazione, nessuna discussione: sindaci, regione e provincia faranno finta di niente, a quanto sembra. Ovviamente nessuna parola - nella convocazione - sulle eventuali responsabilità del gestore, la romanissima Acea.
I comitati acqua pubblica dei Castelli Romani - zona duramente colpita dalle alte concentrazioni di arsenico, vanadio e fluoruro - hanno chiesto alla provincia di Roma di poter assistere all'incontro e di consegnare ai sindaci un breve promemoria sui punti che non funzionano nella gestione dell'acqua, a partire dall'arsenico. Siamo in attesa di una risposta da parte della provincia di Roma.

Ecco il testo del documento che domani verrà consegnato ai sindaci:

AD ACEA I SOLDI, ALLA POPOLAZIONE L’ARSENICO
  • Acea Ato 2 dal 2003  al 2008 ha incassato più di 400 milioni di euro di sola remunerazione di capitale. Con questi soldi anche il comune più povero sarebbe stato in grado di dare acqua di qualità a tutta la popolazione. 
  • Il sistema che voi Sindaci avete scelto prevede, invece, che qualsiasi cambiamento nella tariffa prenda in considerazione PRIMA il Ricavo Garantito di Acea, senza un vero rischio d’impresa per Acea. 
  • I consigli comunali non hanno più nessun potere sulla gestione dell’acqua della propria città. Ormai sono visti come utili obbedienti che balbetano quello che Acea dice loro di balbettare; 
  • Zingaretti ha chiesto ad Acea di anticipare il 50% degli utili per l’emergenza idrica e Acea ha detto NO; gli interessi dei soci vengono prima di quelli della popolazione. Perché nessun sindaco si è ribellato?
  • Perché nessun sindaco partecipa all’assemblea dei soci di Acea Ato 2 chiedendo conto della gestione? 
  • Perché nessun sindaco chiede di poter leggere i verbali dei consigli di amministrazione di Acea Ato 2? 
  • La STO ha fatto una simulazione del parametro MALL, mai applicato, ipotizzando una penale di ben 20 mlioni di euro per Acea. Perché non usare questi soldi subito - e senza oneri per i comuni e i cittadini - per risolvere il problema dell’arsenico?
  • Dal 2003 - anno dell’inizio della gestione di Acea - al 2010 il problema dell’arsenico non è stato risolto, limitandosi spesso a chiedere deroghe su deroghe, fino al paradosso della proroga della deroga. Dopo la decisione della Commissione Europea di respingere la terza deroga, Acea annuncia che il problema dell‘arsenico è stato risolto in pochi giorni. Perché, allora, Acea insiste nel volere una terza deroga? 
  • Dal 2005 esiste un commissario straordinario per l’alto livello di arsenico, vanadio e fluoruro nelle acque dei comuni serviti dal Simbrivio. Sono stati spesi decine di milioni: perché nessuno chiede conto di quanto è stato fatto? Non sarebbe quantomeno opportuno che il commissario presentasse le sue dimissioni?
  • Ormai sono in molti a chiedersi come mai i Sindaci non impongono ad Acea di fare il proprio dovere, ovvero fornire acqua potabile a tutti. E’ compito del gestore dare questa garanzia.
  • Un fondo di 2 milioni di euro per le fasce deboli è assolutamente insufficiente per i 75 comuni (compreso Roma); 
  • 45 milioni di investimenti spalmati in 3 anni dove 30 milioni vanno alla città di Roma e soltanto 15 milioni a TUTTA la Provincia è veramente uno scherzo di cattivo gusto per le popolazioni avvelenate per anni con l‘arsenico, il fluoruro e il vanadio;
  • Di fronte allo scandalo arsenico  che ha colpito decine di comuni, mettendo a rischio la salute delle persone, attaccando l’economia dell’intera area dei Castelli Romani, oggi vengono proposti nuovi aumenti: questo gestore non merita un solo euro in più.
  • Visto che sono i cittadini a pagare gli investimenti di Acea, vogliamo poter controllare ogni euro che  viene speso, vogliamo poter dire quali sono le priorità. L’acqua è un bene comune che non appartiene alle corporation, ai fondi di investimento, o alla mala politica

mercoledì 8 dicembre 2010

Investimenti arsenico: Acea si è rifiutata di anticipare i soldi preferendo utili milionari

Ecco la prova che dimostra come per Acea Ato 2, gestore idrico privato di 75 comuni della provincia di Roma, siano più importanti gli interessi dei soci che quelli della popolazione.
Questa è la trascrizione della lettera inviata ai sindaci  dell'Ato2, con cui Nicola Zingaretti, in qualità di presidente dell'Autorità d'Ambito, spiega come Acea si sia rifiutata di anticipare i soldi per affrontare i problemi idrici del territorio.
Per Acea l'acqua potabile può aspettare, i soldi dei soci no.
E i sindaci lo sapevano.


Palazzo Valentini, 6 maggio 2010
Caro Sindaco,


ho ritenuto utile e corretto farLe pervenire copia della lettera che, in qualità di Presidente dell'Ato 2, ho inviato nel mese di marzo al Sindaco Alemanno e all'assessore al Bilancio Maurizio Leo, in  merito alla possibile dismissione di quote di capitale sociale di Acea Spa da parte del Comune di Roma come conseguenza del Decreto Ronchi.
Mi sembra infatti doveroso anche in considerazione della mancata risposta del Comune di Roma sulle questioni da noi sollevate, informare e coinvolgere tutti i rappresentanti delle comunità locali del nostro territorio, in una discussione che deve essere trasparente e inclusiva e che, come può leggere nel testo allegato, dovrà trovare una sua sede naturale di confronto nella Conferenza dei Sindaci e dei Presidenti.
La delicatezza delle questioni riguardanti la futura gestione del sistema idrico integrato impone, oggi, di delineare un percorso chiaro e condiviso ad esclusivo servizio dei cittadini interessati a rafforzare un sistema efficiente.


Un percorso che, anche al di là di qualsiasi valutazione prettamente politica del decreto Ronchi, significa attenzione al bene comune, sostegno agli investimenti per l'efficientamento e la messa a norma delle reti, valutazione della qualità dei servizi, così importante per la tutela dell'ambiente e del nostro territorio.
Ritengo, inoltre, opportuno informarLa che, intervenendo all'Assemblea di Acea Ato dello scorso 22 aprime la Provincia di Roma, attraverso l'Assessore al Bilancio Antonio Rosati, ha proposto di destinare gli utili dell'azienda per il 50% dei dividendi ai soci, riservando l'altro 50% ad ulteriori investimenti per metà nella Provincia di Roma, specialmente nelle Aree dei Castelli Romani, nei Comuni del Litorale Pontino e nell'area dei Monti Simbruini, e per metà nel Comune di Roma. La proposta è stata accolta con favore da tutti i comuni presenti – compreso il Comune di Roma, che, anzi, su intervento dell'assessore Ghera l'ha emendata proponendo correttamente di destinare i 2/3 degli investimenti al proprio territorio. La proposta è stata tuttavia respinta dal rappresentate di Acea Spa che, come noto, detiene il 97% dell'azienda ed ha, conseguentemente, potere di veto.

Di conseguenza, mentre c'è stata unanimità nell'approvazione del bilancio, la destinazione totale degli utili ai Soci è stata approvata solamente col voto del Socio Acea pari a circa 97% del capitale sociale, mentre la proposta della Provincia di Roma ha raccolto il voto di altri soci presenti, ma è risultata minoranza.
Osserviamo con rammarico che l'azienda Acea abbia mantenuto inalterata la sua posizione malgrado il voto difforme del suo socio di maggioranza Comune di Roma. Auspichiamo, pertanto, che il Comune di Roma, conformemente a quanto votato in sede di assemblea di Acea ato2 riporti tali indirizzi anche nella prossima, delicata, assemblea di Acea, favorendo ulteriori investimenti per la città sia sul piano ambientale che economico e occupazionale.


Nicola Zingaretti

Terra - La conferma dell’Oms: «Arsenico cancerogeno»

di Rossella Anitori

INTERVISTA. A colloquio con Roger Aertgeerts, responsabile Acqua e igiene dell’Organizzazione mondiale della sanità. «Il valore massimo consentito è di 10 microgrammi per litro».
E' passato più di un mese ormai da quando la Commissione europea ha respinto la richiesta di deroga inoltrata dall’Italia per l’arsenico nell’acqua potabile. Dove sono arrivate, le autobotti della protezione civile continuano ad erogare acqua, ma nel resto del Paese il problema è tutt’altro che risolto. Tra gli annunci altisonanti della politica e l’eco delle proteste c’è chi non ha perso l’occasione per gettare fumo negli occhi dei cittadini, sostenendo per esempio che il limite a cui bisogna attenersi sia 20 microgrammi per litro anziché 10. Per fare luce sull’argomento Terra ha intervistato Roger Aertgeerts, responsabile Acqua e igiene dell’Organizzazione mondiale della sanità.

Quale valore dovrebbe osservare l’Italia oggi?
La Direttiva 98/83/Ce del Consiglio del 3 novembre 1998 concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano si basa sulle Linee guida Oms per l’acqua potabile. Il valore massimo per la concentrazione di arsenico nell’acqua specificato nella Direttiva, è di 10 microgrammi per litro, ed è lo stesso fissato nelle Linee Guida Oms.    
Quali sono i rischi associati con l’ingestione di arsenico?
Evidenze che provengono da studi epidemiologici indicano che il consumo di livelli elevati di arsenico attraverso l’acqua potabile è causalmente associato allo sviluppo di tumori in vari siti, in particolare pelle, vescica e polmone. Tuttavia, resta una considerevole incertezza rispetto alla curva dose-risposta per esposizioni a bassi quantitativi. I composti di arsenico inorganico sono classificati nel Gruppo 1 (cancerogeni per l’uomo) dall’Agenzia internazionale della ricerca sul cancro (Iarc).
Cosa dice l’Oms rispetto a questo?
L’Oms considera che le tecniche di trattamento delle acque, correttamente implementate, dovrebbero essere in grado di raggiungere livelli di arsenico di 5 microgrammi per litro, equivalenti alla metà del valore delle Linee guida.

Massimo Ottaviani ricercatore dell’Istituto di Sanità ha parlato di un “allarmismo ingiustificato” dicendo che la Commissione europea avrebbe interpretato rigidamente le raccomandazioni scientifiche fornite dell’Oms e che in realtà non c’è rischio reale. Che ne pensa?
Le Linee guida sono stabilite nel contesto generale del raggiungimento di target di salute sulla base delle migliori conoscenze scientifiche disponibili. La valutazione finale circa il costo-beneficio risultante dall’adozione di qualsiasi target di salute spetta ad ogni singolo Stato, tenendo anche conto di fattori rilevanti, quali aspetti di fattibilità tecnica delle misure eventualmente necessarie a raggiungere gli obiettivi e costi.    

Cosa pensa della decisione dell’Italia di tornare a Bruxelles a chiedere nuove esenzioni, questa volta da 50 a 20 microgrammi per litro?
Il ruolo dell’Oms è di fornire raccomandazioni sulla base delle evidenze scientifiche. L’Oms non esprime opinioni sulle decisioni di singoli governi circa la definizione di standard nazionali per la qualità dell’acqua, né su aspetti associati alla conformità con la legislazione europea.

fonte: Terra

sabato 4 dicembre 2010

Comunicato stampa: stop al pagamento delle bollette. Migliaia di persone oggi a rischio.

Ieri si è tenuta la quinta assemblea del Comitato Acqua Pubblica di Velletri, convocata d'urgenza nei giorni scorsi per affrontare l'emergenza arsenico. Durante i lavori è stata ricostruita l'intera vicenda, evidenziando come per almeno sei anni le istituzioni pubbliche e il gestore Acea non hanno adeguatamente affrontato il problema. La contaminazione delle acque di Velletri era infatti ben nota fin dal 2004, quando il Comune di Velletri comunicò ufficialmente la non potabilità delle acque alla Asl e all'Ato 2. In questi sei anni sarebbe stato possibile intervenire, ripristinando la potabilità dell'acqua, riportando il contenuto di arsenico sotto i 10 microgrammi litro stabiliti dalla legge 31 del 2001.
L'assemblea ha deciso di avviare diverse azioni a tutela della cittadinanza. I cittadini sono invitati a sospendere i pagamenti delle bollette, versando il solo canone, fino al completo ripristino nell'intero territorio comunale della potabilità dell'acqua; verranno inviati dossier ed esposti a tutte le autorità coinvolte, sia sulla questione dell'arsenico che sulla gestione più complessiva di Acea, con particolare riferimento alla mancata applicazione del parametro che misura la qualità del gestore (il parametro MALL), al mancato avvio della tariffa unica d'Ambito e della tariffa sociale. In situazioni come queste i più colpiti sono gli anziani, le famiglie monoreddito, i precari, i disoccupati. Appare, dunque, non più accettabile pagare per un servizio pessimo, con acqua non potabile, con turni anche invernali della distribuzione idrica e con una tariffa che non risponde a quanto era stato stabilito nei patti contrattuali.
L'assemblea del Comitato acqua pubblica denuncia che ad oggi nulla si sta facendo per fornire acqua potabile almeno ai bambini da 0 a 3 anni, azione ritenuta prioritaria dalla Commissione europea e dallo stesso ministero della salute.

Ad oggi - secondo gli ultimi dati dell'Istat - nella zona dei Castelli romani, interessata dalla presenza di arsenico nell'acqua, i bambini
da 0 a 3 anni residenti sono:
Albano Laziale 1691
Ariccia 693
Genzano di Roma 880
Lanuvio 631
Lariano 615
Velletri 2102
Castel Gandolfo 410
Ciampino 1481
Totale 8503
Ci chiediamo quanti di questi bambini stanno oggi assumendo (ovvero bevendo o usando per la preparazione degli alimenti) acqua con un contenuto di arsenico superiore ai 10 microgrammi litro, soglia considerata da tutti - è bene ripeterlo - come limite massimo per la popolazione fino a tre anni. A questo numero va aggiunto quello delle donne in gravidanza, altra categoria a rischio.
Denunciamo l'assenza di interventi da parte di Acea Ato 2, dei Comuni, della Provincia - in qualità di presidenza dell'Ato 2 - della Regione e del ministero della salute a tutela di questa parte della popolazione.
L'unica vera soluzione è l'immediata potabilizzazione dell'acqua distribuita nei Castelli romani e, più in generale, nei 128 comuni senza deroga dal 28 ottobre 2010. Ribadiamo poi la richiesta di rendere noti - in maniera diffusa - i dati delle Asl sulla qualità dell'acqua nei Castelli romani, dal momento di entrata in vigore del Dlgs. 31/2001 (1 gennaio 2004) ad oggi.
L'assemblea ha infine espresso piena fiducia nella magistratura di Velletri, che da tempo sta conducendo delle indagini sulla gestione idrica, come ha dichiarato recentemente il Procuratore Piro.
Il comitato acqua pubblica di Velletri attiverà lo sportello per le informazioni e per aiutare i cittadini a contestare questa gestione presso il dopolavoro ferroviario di Velletri, a partire dal prossimo venerdì, dalle ore 16 alle ore 19.

E' dal 2008 che chiediamo i dati sull'acqua

Nell'assemblea promossa dal Comitato del novembre 2008 - dedicata al tema arsenico - era stato deciso di chiedere tutti i dati sulla qualità dell'acqua ad Acea, al sindaco di Velletri, all'Asl RM H, alla STO ATO2, Al Garante regionale del SII e all'assessore regionale all'ambiente e cooperazione tra i popoli. Nessuno ha risposto.

Eppure era molto chiaro:

(I cittadini) chiedono alle istituzioni sopraindicate, ai sensi dell'articolo 162 del D. Leg 152/2006 (Norme in materia ambientale), che il Gestore Acea Ato 2 Spa divulghi con urgenza tutti i dati relativi alla qualità dell'acqua distribuita per uso umano nel Comune di Velletri attraverso i siti web dell'Ato 2 e del Comune di Velletri.
Velletri, 8 novembre 2008

giovedì 2 dicembre 2010

Assemblea cittadina sull'arsenico a Velletri: 03 dicembre

Assemblea cittadina
Venerdì 03 dicembre
Ore 17.30
Via Lata , 50 (dietro l'autolavaggio)

Il Comitato acqua pubblica di Velletri ha sempre seguito un percorso di condivisione delle scelte, fin dalla sua costituzione. L’avvio delle contestazioni delle bollette, la campagna di informazione sulla qualità dell’acqua e l’applicazione in autotutela della tariffa di Roma sono state strategie discusse e condivise in assemblee pubbliche. Lavoriamo per la città, con i cittadini.

Questa volta abbiamo uno scenario drammatico da affrontare: la contaminazione delle acque con l’Arsenico è divenuto ormai inaccettabile, tanto da convincere la Commissione europea a negare una nuova deroga. Le istituzioni sostanzialmente annaspano nel buio, si sono dimostrate goffe, impreparate e - in alcuni casi - preoccupate solo dall’evitare guai ad Acea. La società romana che gestisce l’acqua da parte sua ha mostrato una irresponsabilità gravissima, non risolvendo il problema - e in alcuni casi aggravandolo - nei quattro anni di gestione. E’ stato gravissimo, ad esempio, che il potabilizzatore che serve il centro storico sia stato chiuso per sei mesi senza mai avvisare la popolazione

Oggi la situazione è precipitata, i dati dell'Arpa Lazio parlano chiaro: in alcuni punti della rete idrica della città abbiamo raggiunto, il mese scorso, punte di oltre 70 microgrammi/litro di arsenico. Un triste record.

Nella prossima assemblea dovremo discutere insieme diversi punti delicati:

Che cosa è stato fatto?
Che non è stato fatto?
Quali sono i responsabili di questo scempio sanitario?
Quali sono i passi che la cittadinanza deve fare?

Invitiamo, quindi, tutta la città di Velletri - ed in modo speciale tutte le persone che in questi anni ci hanno accompagnato in questa lunga strada per riconquistare i dritti sulla nostra acqua e un'acqua di qualità - a partecipare alla prossima assemblea pubblica, prevista per venerdì 3 dicembre 2010, alle ore 17.30, presso la sala dell'Associazione Velletri 5 Stelle, in Via Lata 50.

I profitti non possono venire prima della salute pubblica, perché si scrive acqua ma si legge democrazia.

mercoledì 1 dicembre 2010

Qualità dell'acqua potabile: Direttiva 98/83/CE



 
La Direttiva 98/83/CE del Consiglio, del 3 novembre 1998, concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano prevede che gli Stati membri possano stabilire deroghe ai valori di parametro fino al raggiungimento di un valore massimo, purché:
  • la deroga non presenti un rischio per la salute umana;
  • l'approvvigionamento delle acque potabili nella zona interessata non possa essere mantenuto con nessun altro mezzo congruo;
  • la deroga abbia durata più breve possibile, non superiore a un periodo di tre anni (è prevista la possibilità di rinnovare la deroga per due periodi addizionali di tre anni).


    Le deroghe devono indicare particolareggiatamente i motivi che hanno indotto a concederle, salvo qualora lo Stato membro interessato ritenga che l'inosservanza del valore di parametro sia trascurabile e che un'azione correttiva possa risolverla tempestivamente. Le deroghe non si applicano alle acque messe in vendita in bottiglie o in contenitori.

    Lo Stato membro che si avvale di una deroga provvede affinché ne sia informata:
  • la popolazione interessata;
  • la Commissione, entro un termine di due mesi, se la deroga riguarda una singola fornitura d'acqua superiore a 1000 m³ al giorno in media o l'approvvigionamento di 5000 o più persone.
    fonte: EUROPA > Sintesi della legislazione dell'UE

martedì 30 novembre 2010

La mappa del disastro idrico di Velletri

Visualizza Emergenza idrica Velletri in una mappa di dimensioni maggiori

Qualche mese fa avevamo pubblicato la mappa del disastro idrico del Comune di Velletri. E' una sorta di galleria degli orrori, con fogne senza collegamento al depuratore, zone costrette a turni forzati per avere un po' d'acqua a casa e, dulcis in fundo, la presenza dell'Arsenico. Sono dati parziali, che abbiamo raccolto dalla poca informazione ufficiale. In questi giorni un po' convulsi stiamo cercando di aggiornarla e gli abitanti di Velletri ci possono aiutare. Segnalate via email tutti i disservizi di Acea Ato 2, li pubblicheremo dopo una breve verifica.

Il Sole 24 ORE: Arsenico e vecchi acquedotti: «Valori fuori legge dell'acqua sono un rischio per la salute

di Cosimo Colasanto
Lo stop ai rubinetti che erogano acqua potabile con concentrazioni di arsenico superiori ai valori consentiti dall’Unione Europea è più che giustificato. A rischio è la salute dei cittadini, conferma a Salute24 il direttore della Scuole di Specializzazione in Idrologia Medica e Medicina Termale dell'Università di Milano, Umberto Solimene. “L'arsenico è uno degli elementi conosciuti più tossici”, spiega, poiché “l'assunzione prolungata e permanente di acque con alto tenore di arsenico, superiore ai 10 microgrammi, può portare ad una serie di notevoli disturbi cutanei, gastrointestinali, nervosi, sino a forme di paralisi, e tumori”.

La Commissione Europea con una decisione del 28 ottobre scorso ha rigettato la richiesta di 128 Comuni italiani che chiedevano una ulteriore proroga  - quella precedente era del 2003 - spostando l’asticella dei valori consentiti al di sopra di quanto previsto dalla direttiva 98/83/CE. “Il valore guida di un elemento in un'acqua potabile indica la concentrazione limite - continua Solimene - che non comporta pericoli per la salute per una persona che per tutta la sua vita consuma l'acqua in questione”. La norma europea impone il paletto a 10 microgrammi, numerosi Comuni chiedevano di restare temporaneamente sopra i valori di 30, 40 e anche 50 microgrammi, quindi anche cinque volte di più.

In tutto sono 1 milione gli italiani interessati dai valori fuori legge di arsenico (ai quali si somma l’allarme per altre sostanze, come boro e floruro), distribuiti tra Lombardia, Trentino Alto Adige, Toscana, Umbria e, soprattutto, Lazio, dove si trovano 91 dei centri con numeri oltre i limiti. I restanti 59 milioni di italiani non hanno alcun problema con l’acqua che esce dai rubinetti di casa, ricordano gli esperti: precisazione che evita inutili allarmismi. La situazione è stata oggetto di un’interrogazione parlamentare, al quale il ministro della Salute ha risposto stimando in circa 100 mila le persone “a cui potrebbe essere precluso da subito l'uso potabile dell'acqua distribuita a causa della presenza di valori di arsenico superiore a 20 microgrammi per litro”.

Arsenico, cos’è? - Le proroghe sono state ottenute per dare il tempo alle amministrazioni interessate di provvedere ad un adeguamento dei valori-soglia, così come imposto dalla legge 31 del 2001, cercando, ad esempio, nuove fonti di approvvigionamento. Così come è stato per Brescia, Pavia, Arezzo e Lecco, per i quali è stato valutato positivamente l’abbassamento delle concentrazioni di arsenico. Arsenico che deriva da un fenomeno naturale, legato alla composizione naturale di alcune rocce laviche, come accade nella zona dei Castelli Romani o in altri punti dell’Appennino. “L'arsenico è un elemento che anche se abbastanza diffuso nella crosta terrestre si trova in piccole concentrazioni - spiega Solimene -. Nell'aria viene originato da diverse fonti: vulcani (3000 tonnellate all’anno), microorganismi (20.000 tonnellate), altre 80.000 tonnellate vengono immessi dalla combustione di combustili fossili”. Nell'acqua “lo si trova per via del lavaggio delle rocce minerali combinate con zolfo e ferro".
Anche se negli alimenti le sue quantità sono molto basse, i pericoli possono comparire quando alcune specie animali, come i pesci, accumulano questo elemento e quindi lo fanno entrare nella catena alimentare.

L’altro volto dell’arsenico - Usato nelle medicine tradizionali sin da tempi remoti per diverse patologie - cutanee, malattie a trasmissione sessuale - è stato recentemente adoperato anche in sperimentazioni come componente di farmaci antitumorali. “Recentemente alla Harvard University - ricorda Solimene - hanno sperimentato un farmaco già usato dalla medicina tradizionale cinese, che riesce a risvegliare le staminali tumorali, bloccando una proteina che le tiene solitamente a bada”.
 (29/11/2010)
fonte: http://salute24.ilsole24ore.com/articles/12190-arsenico-e-vecchi-acquedotti-valori-fuori-legge-dell-acqua-sono-un-rischio-per-la-salute

lunedì 29 novembre 2010

Comunicato stampa Medici per l'Ambiente di Viterbo: gli interventi immediati e necessari per ridurre l’esposizione delle persone all’Arsenico

Dall’Associazione italiana medici per l’ambiente di Viterbo gli interventi immediati e necessari per ridurre l’esposizione delle persone all’Arsenico  e per il rispetto di quanto stabilito dalla Commissione europea
La Commissione Europea  il 28 ottobre 2010 con il documento n. C(2010)7605  ha respinto la richiesta dell’Italia per una ulteriore deroga del parametro Arsenico, elemento tossico e cancerogeno, nelle acque destinate a consumo umano.
L’Associazione italiana medici per l’ambiente (International Society of Doctors for the Environment - Italia)-Isde di Viterbo, nel  giudicare grave il persistere dei ritardi nella predisposizione ed attuazione di atti a tutela della salute pubblica, corrispondenti  a quanto stabilito dal documento in questione, propone, nel rispetto del Principio di precauzione, una serie di azioni ed interventi di realizzazione immediata e tesi alla riduzione del rischio sanitario per le popolazioni dei Comuni interessati da questa problematica ambientale:
1)      fornire immediatamente acqua dearsenificata da fonti alternative, anche con autobotti: alle scuole, agli asili-nido, agli ospedali, alle industrie alimentari, a tutti gli esercizi pubblici, alle donne in gravidanza, ai malati, ai bambini e ai neonati;
2)      informare in forma  ampia e diffusa la popolazione circa i rischi derivanti dall’assunzione di alimenti e acqua con presenza di Arsenico;  utilizzare a questo fine: radio, televisioni, giornali, manifesti e circolari da inviare nei presidi sanitari di tutta la regione Lazio;
3)      allestire in  ogni Comune  interessato da questa problematica ambientale più punti di approvvigionamento di acqua dearsenificata;
4)      utilizzare l’acqua degli acquedotti comunali solo per uso igienico-sanitario;
5)      verificare che in ogni Comune, che precedentemente era sottoposto a regime di deroga per l’Arsenico, siano emanate e fatte rispettare le ordinanze di non potabilità dell’acqua;
6)      iniziare in ogni Comune un monitoraggio settimanale del valore dell’Arsenico su tutti i punti di emungimento delle acque, al fine di poter determinare, in un periodo di 6-12 mesi,  una realistica media dei valori di Arsenico e  quindi, e solo dopo questo monitoraggio, se i valori risulteranno tutti entro e al di sotto dei 20 microgrammi/ litro sarà possibile ritirare le ordinanze di non potabilità delle acque ma sempre nel rispetto di quanto sarà stabilito successivamente dalla Commissione europea;
7)      acquisire i risultati degli accertamenti delle Asl  relativamente al rispetto del divieto di uso di acqua contenente Arsenico sia come bevanda che per le preparazioni alimentari;
8)      acquisire  le cartografie degli acquedotti comunali e verificare il  funzionamento di eventuali dearsenificatori già operativi;
9)      approntare immediatamente impianti mobili di dearsenificazione, che possano successivamente diventare definitivi e che utilizzino le migliori tecniche di dearsenificazione (per esempio quelle che  assorbono l’arsenico su granulati  naturali rigenerabili) senza compromettere le qualità organolettiche delle acque trattate e senza rilasciare in esse dannosi  residui dei  processi di dearsenificazione;
10)  chiedere garanzie almeno decennali sull’impiantistica di dearsenificazione proposta e contratti di fidejussione a tutela dei  pubblici investimenti.

 L’Associazione italiana medici per l’ambiente di Viterbo propone gli interventi di cui sopra, per l’estrema  urgenza di  ridurre subito l’esposizione delle popolazioni all’Arsenico.
L’Arsenico  infatti è un elemento tossico, classificato dall’Agenzia internazionale di ricerca sul cancro (I.A.R.C.) come elemento cancerogeno certo di classe 1 e posto in diretta correlazione con  molte patologie oncologiche e in particolare con il tumore del polmone, della vescica, del rene e della cute. L’esposizione  a questo elemento è stata associata anche a cancro del fegato e del colon e una sempre più consistente documentazione scientifica ne evidenzia un ruolo eziopatogenetico anche nelle malattie cardiovascolari, neurologiche e neuro comportamentali; nel diabete di tipo 2; in alcune patologie dermatologiche e dell’apparato respiratorio; nei disturbi della sfera riproduttiva e nelle malattie ematologiche.
 Proprio per queste evidenze scientifiche  il Decreto legislativo n. 31 del 2 febbraio 2001, modificato e integrato con successivo D.Lgs. 27/02, in recepimento della Direttiva  europea 98/83/CE, sin dal dicembre 2003, aveva indicato il limite  massimo per l’Arsenico nelle acque  destinate a consumo umano  in 10 μg/l (microgrammi/litro) e concesso periodi di deroga a questo limite, fino a 50 microgrammi/litro, solo perché si  realizzassero interventi  efficaci e definitivi.
L’Associazione italiana medici per l’ambiente di Viterbo nel chiedere che si ponga fine ad ogni ulteriore colpevole ritardo nella soluzione di questo problema, auspica da parte di  tutte le istituzioni  preposte un impegno ancora più forte e coerente per  far rispettare il diritto alla salute, come sancito dall’art.32  della Carta Costituzionale, e di quanto disposto nel già richiamato documento della Commissione europea.

*
Comunicato stampa a cura dell’Associazione italiana medici per l'ambiente (International Society of Doctors for the Environment - Italia)-Isde di Viterbo

Viterbo, 29 novembre 2010

Terra. La farsa delle deroghe

di Betta Salandra e Rossella Anitori
Secondo Acqualatina ad Aprilia va tutto bene, in attesa che l’Unione europea ripristini il valore dei 20 microgrammi. Ma i Comitati scrivono a Bruxelles, che smentisce: «In vigore la soglia di legge».

Quando lava i piatti la signora Marisa li asciuga perfettamente, perché non rimanga nessuna goccia d’acqua. Roberta, madre di una bambina di 5 anni, a casa tiene la figlia lontana dai rubinetti, ma è preoccupata per quello che la figlia mangia alla mensa scolastica: con quale acqua faranno il minestrone? Benvenuti nel terzo mondo. Anzi no. Benvenuti a Velletri, via Retina Pennacchi. Qui ci vivono più di 100 famiglie. Qui nasce uno dei primi comitati per l’acqua pubblica dei castelli romani. perché «è dal 2006 – dice Roberta – che stiamo subendo il disagio della non potabilità dell’acqua. Prima dell’arsenico il problema era il ferro, che anziche a 200 microgrammi per litro stava a 2455. E i coliformi con concentrazioni di 300 microgrammi invece che 100. Per questo ottenemmo il dimezzamento della bollettata».

Qualcuno meno comprensivo avrebbe forse trovato eccessiva anche quella di bolletta, visto che dal rubinetto uscivano ferro e batteri fecali. «Quell’allarme poi è cessato. Ora c’è il problema dell’arsenico – aggiunge Roberta - dal 2004 i valori sono cresciuti da 19 microgrammi a 24, e poi a 38. Dal 20 giugno 2009 poi non è stato possibile ottenere nessun’altra comunicazione dal gestore. Ma non è un nostro diritto sapere cosa beviamo?». Oggi il problema è risolto. L’acqua non scorre più. Un volantino dell’Acea sulla porta dice che non è potabile. Però si può prendere una tanica e andare a cercare un’autobotte. Quella, per ora, te la danno gratis. Almeno però gli abitanti sanno che c’è un problema. E possono scegliere.Così invece non è ad Aprilia, dove il gestore (la notoria società mista Acqualatina) ha dato la sua interpretazione alla bocciatura europea: a leggere il loro sito il no alla deroga vuol dire che tutto procede come nulla fosse finché il governo non otterrà la deroga a 20 microgrammi.

Il Comitato per l’aqua pubblica di Aprilia si è insospettito è ha scritto ad Helmut Bloch, della Direzione generale ambiente di Bruxelles, per chiedere conferma. La confusione infatti regna sovrana, anche perché è stata proprio la presidentessa del Lazio Polverini a mandare una comunicazione, il 18 novembre, in cui si diceva che per le acque con più di 20 microgrammi di arsenico si doveva emettere le ordinanze di non potabilità. La sconfessione di Acqualatina, della Polverini, ma anche del Sindaco arriva direttamente da Bruxelles: in assenza di deroga il limite di legge è di 10 microgrammi, dice Bloch. Punto. Quell’acqua, cioè non è potabile. Così, lancia in resta, ieri il comitato acqua pubblica Aprila e il Forum nazionale dei movimenti per l’acqua ha organizzato una conferenza stampa per denunciare il fatto. «Non riuscivamo a capire perchè il gestore Aqualatina avesse messo sul suo sito quella dichiarazione - dice Fabrizio Consalvi, del comitato di Aprilia - lasciando intendere che non avessero avuto risposta. La risposta invece c’è stata, dice Bloch. È negativa».

In teoria quindi il sindaco dovrebbe dichiarare non potabile l’acqua di Aprilia, e non può neanche derogare al valore di 20microgrammi. Lo stesso errore lo stanno commettendo a a Velletri. Aggiunge Consalvi:«Sono 6 anni che usufriamo di una deroga, per attuare un piano di rientro. Perchè gli interventi non sono andati a buon fine? Perchè la regione Lazio non ha vegliato sul gestore? Vogliamo sapere rischi per la salute, e che si attivino indagini sul territorio». Si apre quindi la partita delle verifiche dei fantomatici piani di rientro. Bisognerà rispondere a domande come quelle poste a Velletri dal comitato:« Come mai il piano di rientro presentato da Acea non ha ancora prodotto risultati? Come mai a Velletri le concentrazioni di arsenico nell’acqua, secondo i dati della Asl, presentano valori addirittura superiori al limite della deroga? Di che emergenza si parla se il problema arsenico risale all’aprile del 2006?». Se le risposte non le darà la politica, presto sarà la magistratura a darle. Ma allora sarà tutto più complicato.

domenica 28 novembre 2010

Quell'intruso come sintomo di una gestione da Far West

di Paolo Rumiz


LA COSA che inquieta non è il veleno. È che la geografia dell'arsenico (cioè degli investimenti non fatti per eliminarlo) corrisponde a quella della privatizzazione più spinta del sistema acqua. Non esiste dimostrazione più perfetta del nesso tra le due cose. S'era sempre detto, non a torto, che solo dai privati (e quindi da un aumento delle tariffe) sarebbero potuti uscire i capitali necessari ad ammodernare una rete-colabrodo che, per povertà dello Stato, non registra investimenti significativi da un ventennio.
La realtà dimostra il contrario: dalle Alpi alla Sicilia l'aumento delle tariffe non si è trasformato quasi mai in adeguamenti della rete, si è limitato a rimpinguare i profitti. Una privatizzazione all'italiana, compiuta nel Far West delle regole. Al 90% l'acqua all'arsenico si concentra in Lazio e in Toscana, le regioni a più antica privatizzazione idrica.
La società di gestione è la stessa per le due regioni, si chiama Acea e comprende al suo interno la Suez Lyonnaise des Eaux, il gruppo Caltagirone, la banca svizzera Pictet e (soprattutto in Toscana) i Monte dei Paschi di Siena.
Il pubblico mantiene la maggioranza azionaria, ma l'amministratore delegato è espresso per statuto dai privati, i quali si riservano il diritto di veto su decisioni anche maggioritarie del consiglio. Dal momento del salto al privato, le tariffe in Toscana e in Lazio sono aumentate circa del 50%, con un rincaro annuo medio del 5; ma non si sono visti ammodernamenti significativi. In certi casi la qualità del servizio è diminuita, con il Lazio che ha raggiunto il 30% delle perdite dal sistema. E qui viene il discorso dell'arsenico: si è continuato con la richiesta di deroghe non per mettersi in regola con l'Europa, depurare i pozzi e tutelare la salute pubblica, ma solo per prendere tempo. E ciò nonostante i costi della depurazione siano relativamente bassi.
In Lombardia, invece, si è lavorato, e non con l'aiuto di capitali privati ma dei fondi regionali. Anche qui l'equazione si conferma: ad allinearsi agli standard sono stati gli enti che hanno conservato la gestione pubblica, come il Lodigiano e Pavia, dove già da un anno sull'arsenico non è stato necessario chiedere deroghe. La situazione rimane difficile nel Mantovano, nel quale la privatizzazione è stata spinta più avanti con una legge tutta lombarda, peraltro cassata dalla corte costituzionale, che prevede la scissione del servizio tra gestore privato ed erogatore pubblico. L'arsenico, insomma, non come pericolo, ma come spia dell'imbroglio.
Che qualcosa non funzionasse l'hanno capito da tempo i francesi. A Parigi l'acqua era stata ceduta ai privati e ci si è accorti che gli investimenti annunciati da questi erano spesso specchietti per le allodole. Per rimediare, la capitale francese è ritornata alla gestione pubblica del più strategico dei beni nazionali. Il problema di un giusto equilibrio tra capitali privati e controllo pubblico ora va affrontato anche in Italia, da quando la legge Tremonti ha imposto un passaggio alla gestione privata consorziale (per ambiti territoriali) anche alle reti ben funzionanti e con bilanci in attivo.
Un'emergenza analoga a quella dell'arsenico si registrò 25 anni fa in Lombardia con l'inquinamento da atrazina, pesticida del mais. La regione fece chiudere i pozzi avvelenati, provvide a un immediato rifornimento con autobotti e chiese una deroga all'Ue per dare subito inizio ai lavori di bonifica. Ma erano altri tempi. In un quarto di secolo tutto è cambiato in Italia, anche la considerazione della pubblica salute.

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/11/25/quellintruso-come-sintomo-di-una-gestione-da.html

sabato 27 novembre 2010

Questione Arsenico. Ultimi aggiornamenti (27 novembre)

ACQUA: COMITATO VELLETRI, DEROGA NEGATA DA UE MA SINDACO INNALZA LIMITE ARSENICO = Roma, 27 nov. - (Adnkronos) - La Commissione Europea ha rifiutato a 128 comuni italiani, fra cui 91 nel Lazio, la terza deroga relativa alla concentrazione di arsenico nell'acqua pubblica. In assenza di tale deroga, il parametro obbligatorio è quello di 10 microgrammi per litro d'acqua. Daniela Toncelli, del Comitato Acqua Pubblica di Velletri, ha fatto notare oggi nel corso di una conferenza stampa che «secondo analisi richieste dalla Procura di Velletri ed effettuate da Arpa Lazio, ad ottobre la concentrazione di arsenico nelle acque della cittadina, in ottobre, arrivava a 39, 58, addirittura 76 microgrammi per litro». «Sulla base di queste analisi - ha proseguito Toncelli - il sindaco di Velletri ha emesso un'ordinanza il 25 novembre in cui si impone di 'non erogare acqua al di fuori dei limiti consentitì, vale a dire 10 microgrammi/litro. Il giorno successivo, tuttavia, 26 novembre, in una nuova ordinanza del sindaco si legge di 'continuare a distribuire l'acqua i cui parametri, relativi all'arsenico, rientrino nel valore di 20 microgrammi/litrò ». «Il nuovo livello è stabilito 'alla luce della decisione della Commissione Europea del 28.10.2010' e di una nota della Regione Lazio del 18 novembre - conclude Toncelli - Senonchè la Commissione Europea ha concesso la deroga soltanto a otto comuni italiani, di cui sei in Lombardia e due in Toscana. Ed essendo questa la terza deroga, per legge può essere concessa solo dall'autorità comunitaria, non dalle autorità nazionali. Non capiamo dunque in base a quali criteri o norme il limite per la concentrazione di arsenico nell'acqua di Velletri sia stato portato a 20 microgrammi/litro». (Cmu/Ct/Adnkronos) 27-NOV-10

ACQUA: SINDACO VELLETRI, SU ARSENICO MI SONO ASSUNTO RESPONSABILITÀ NON MIE = Roma, 27 nov. - (Adnkronos) - «Mi sono assunto responsabilità che non dovrebbero essere mie. Ho fatto una scelta: sarebbe stato più facile lavarsene le mani come fanno dal governo». Lo sottolinea all'ADNKRONOS Fausto Servadio, sindaco di Velletri (Roma), replicando ad alcuni rappresentanti del Comitato per l'Acqua Pubblica della cittadina, che oggi in una conferenza stampa hanno espresso dubbi sulla legittimità dell'ordinanza comunale del 26 novembre, con cui si stabilisce l'innalzamento del limite della concentrazione d'arsenico nell'acqua pubblica da 10 a 20 microgrammi per litro. «Nell'incertezza dei dati e delle opinioni, ho deciso di prendere io l'iniziativa, confortato da una nota della Regione in cui mi si dice di non considerare potabile l'acqua con una concentrazione d'arsenico superiore ai 20 microgrammi/litro. L'ho fatto nell'interesse dei cittadini», ha concluso il sindaco. (Cmu/Zn/Adnkronos) 27-NOV-10

ACQUA ALL'ARSENICO - COMUNICATO STAMPA MOVIMENTI ACQUA PUBBLICA E MEDICINA DEMOCRATICA


E' servito l'intervento deciso della Commissione Europea per fare chiarezza sulle mancate deroghe per l'arsenico per 128 comuni italiani. Questa mattina il comitato acqua pubblica di Aprilia ha ricevuto la risposta ad alcuni quesiti dalla Direzione Generale Ambiente della Commissione Europea: dove è stata negata la deroga vige oggi il valore di legge di 10 microgrammi litro. Dunque quanto stabilito dal sindaco di Velletri – che ieri ha emesso un'ordinanza che autorizza l'erogazione dell'acqua con contenuto di arsenico fino a 20 microgrammi/litro – e quanto affermato da Acqualatina sul proprio sito e cioè che ad oggi rimane ancora vigente il limite della precedente deroga a 50 μg/L- non rispetta le indicazioni, vincolanti, della Commissione Europea.
I comitati acqua pubblica di Aprilia e di Velletri chiedono che vi sia un intervento deciso delle autorità nazionali e comunitarie, per far rispettare ai gestori della provincia di Roma, Acea Ato 2, e di Latina, Acqualatina, i limiti di legge per la tossicità dell'acqua, a garanzia della salute della popolazione. Deve essere chiaro per tutti che dal 28 ottobre scorso, data della decisione della Commissione Europea, il limite nel Lazio per l'arsenico è di 10 microgrammi/litro.
I comitati denunciano la mancata azione delle Asl interessate, che, di fronte a questo grave problema, hanno chiesto al Ministero della salute delucidazioni sul significato di “acqua non potabile”. Le Asl non solo forse dimenticano che la definizione di acqua potabile è ben chiara nella legge 31 del 2001, quadro normativo ben conosciuto dalle autorità sanitarie, ma che la responsabilità del controllo della qualità dell'acqua è dell'ente gestore insieme alle aziende ASL stesse, mediante controlli di routine e controlli di verifica.
I comitati invitano i gestori a comunicare immediatamente i punti di distribuzione di acqua potabile nei comuni interessati dalla mancata deroga, anche per bloccare eventuali speculazioni da parte delle multinazionali delle acque minerali. Vogliamo ricordare, in questo senso, che l'uso delle acque minerali ha un impatto estremamente negativo sull'ambiente e impoverisce le falde acquifere.
Pertanto i gestori devono garantire a tutta la popolazione acqua di qualità e perfettamente potabile, con investimenti adeguati, finalizzati al rinnovo e alla manutenzione delle reti idriche.
Saremo in piazza sabato 4 dicembre dalle ore 11 a Roma in piazza SS Apostoli, durante la “giornata di mobilitazione nazionale per l'acqua pubblica e per la richiesta di moratoria sulle scadenze del Decreto Ronchi”, con spazi informativi.
Comitato acqua pubblica Aprilia
Comitato acqua pubblica Velletri
Forum italiano dei movimenti per l'acqua
Medicina democratica

venerdì 26 novembre 2010

Il miracolo dell'acqua

E' vero, a volte i miracoli esistono. Anche se siamo nel terzo millennio e siamo figli di Cartesio, la vecchia categoria della metafisica può rivelarsi ancora utile. E' accaduto a Velletri, forse grazie all'intervento di qualche santo, spinto dalla pietà per la nostra città: l'acqua non si è trasformata in vino, ma da avvelenata a purissima. O quasi. Ad ottobre l'arsenico raggiungeva punte di 70 microgrammi/litro? Ora non più, secondo le nuove analisi che Acea Ato 2 ha presentato al comune oggi. "Tutti i valori sono sotto i 20 microgrammi, meno il pozzo Marucco", scrive con un certo orgoglio la potentissima Acea. Ed è chiaro che noi cittadini ne siamo felici. Ma la domanda è: perché in quattro anni il miracolo non è mai avvenuto? Perché per mesi hanno tenuto spento il potabilizzatore che serve il centro storico senza dire una parola ai cittadini, lasciando che nelle case arrivasse acqua con alti contenuti di arsenico? E ancora, perché Acea ha richiesto una deroga fino a 50 microgrammi litro all'Unione europea fino al 31 dicembre 2012? Voleva più tempo per fare il miracolo al rallentatore? Sono i lati oscuri dei fenomeni metafisici... Per quanto, però, Acea si sforzi la situazione non è assolutamente risolta. In undici punti l'acqua è ancora fuori legge, ovvero con valori superiori a quelli stabiliti dal Dlgs. 31/2001. Quindi per ora non c'è nessun motivo per festeggiare - salvo la felicità nel vedere che i miracoli, a volte, esistono - e per chiudere il capitolo dell'acqua all'arsenico.

Acqua all'arsenico nel Lazio. Conoscere subito i piani di rientro presentati in questi giorni


Oggi abbiamo letto - con una certa preoccupazione - gli interventi di Acea e di Mattei sulla questione arsenico. L’assessore regionale all’ambiente Marco Mattei sostiene che già da luglio la Regione si stava interessando alla questione, con un tavolo tecnico. Peccato che nella sede istituzionale di gestione delle acque - ovvero nell’assemblea dei Sindaci dell’Ato 2 - che si è tenuta il 5 luglio 2010, Mattei non abbia detto una sola parola sul tema dell’arsenico. Dava per scontata la deroga europea? Su che basi?
Per quanto riguarda il gestore privato delle acque della provincia di Roma (Velletri inclusa), il direttore dell'area idrica di Acea, Andrea Bossola parla di “nuove norme dell'organismo mondiale della sanità”. Bossola dimentica che le “nuove norme” sono del 1998, data della direttiva quadro della Commissione europea, recepita dal governo italiano nel 2001.
Oggi la Regione ha, poi, annunciato di aver presentato una nuova richiesta di deroga per l’arsenico, questa volta puntando più in basso, a 20 microgrammi litro. Come dire che il lupo perde il pelo ma non il vizio. Mattei iniziasse a rendere immediatamente pubblici i piani di rientro che Acea ha preparato per la nuova richiesta di deroga. Ricordiamo poi che fino a nuovi pronunciamenti della Commissione Europea, il limite per l'arsenico nelle acque del Lazio è di 10 microgrammi e non 20 come qualcuno cerca di far intendere in queste ore.

Velletri, il sindaco dichiara l'acqua non potabile. Venerdì prossimo assemblea del comitato

Ieri il sindaco Servadio ha firmato l'ordinanza che riconosce la non potabilità dell'acqua nella città di Velletri. Nel documento viene chiesto al gestore di non erogare più acqua con limiti di arsenico al di sopra dei livelli massimi stabiliti dalla legge 31/2001, ovvero 10 microgrammi/litro.

L'assemblea cittadina del comitato acqua pubblica di Velletri è prevista per il venerdi 3 dicembre alle ore 17.30, presso la sala dell'Associazione Velletri 5 Stelle, in Via Lata 50. E' IMPORTANTISSIMA LA PARTECIPAZIONE DELLA POPOLAZIONE.


giovedì 25 novembre 2010

Il piano di interventi di acea ato2 per l'arsenico avrebbe dovuto concludersi entro il 2010?

Leggiamo nel sito di acea ato2:
E’ stato predisposto uno specifico Piano di Interventi per eliminare le cause del deficit di qualità, in base al quale, in considerazione dei tempi tecnici necessari per la realizzazione delle opere, Acea ATO2 S.p.A. ha richiesto alla Regione Lazio, come previsto dallo stesso D.Lgs.31/01, deroghe temporanee nei limiti consentiti per l’adeguamento definitivo.
http://www.aceaato2.it/ViewDocument.aspx?docid=9b550a5cc0dc4dfaabdf637b5a288a79


A maggio 2008 Acea ato2 presentava un "Piano di Interventi" per eliminare le cause del deficit di qualità dell'acqua per la città di Velletri successivamente approvato dalla Regione "come da Decreti del presidente della Regione Lazio emanati su autorizzazione del Ministro della Salute di concerto con il Ministro dell'Ambiente" ad Aprile 2009.

In questo "Piano di Interventi" la fine dei lavori coincide con la fine del 2010.

Le deroghe italiane scadevano a Dicembre 2009.

Infatti nel Bolletino Ufficiale del Lazio (21 del 06/06/2009) si legge "CONSIDERATO che 25 Dicembre 2009 scadrà il secondo triennio di deroga, previsto dall'art. 13, comma 4 del Decreto Legislativo n31/2001 e che, qualora risulti necessario un ulteriore anno di deroga, i gestori, al fine dell'acquisizione del parere favorevole della Commssione europea, dovranno trasmettere alla Regione un dossier completo ed esaustivo che contenga tutte le informazioni dettagliate sugli interventi effettuati e le motivazioni che rendono necessario ulteriore periodo di deroga"


Ora, come è possibile che il Ministero della Salute italiano abbia approvato un "Piano di Interventi" di acea ato2 fino al secondo semestre 2010 se non sapeva ancora se la Commissione europea avrebbe dato un parere positivo a ulteriori deroghe per il 2010?

Inoltre in questo momento tutti parlano di "nuove deroghe fino al 2012". Ora, questo "Piano di Interventi" de acea ato2 presentato (ed approvato) IN OGNI MODO DOVEVA CONCLUDERSI IL 31 DICEMBRE 2010.

Perché altro tempo al gestore?

Come mai i livelli di arsenico, come risultano dai dati als, sono ancora molto al di sopra i 10
µg/L (microgrammi/L) e, in alcuni casi, superano di molto i 50µg/L?

Come mai il "Piano di Interventi", a Ottobre -Novembre 2010 non ha ancora prodotto risultati?

mercoledì 24 novembre 2010

Piotti (STO): i valori di arsenico nella provincia di Roma non hanno mai superato i 50 µg/L

Il dirigente responsabile della segreteria tecnico-operativa Ato2 di Roma, Alessandro Piotti, non condivide però le preoccupazioni del Comitato:

«In nessun caso nel territorio della provincia di Roma - dice - la concentrazione di arsenico nell’acqua destinata ad uso umano ha mai superato la soglia di 50 milligrammi per litro imposta dalla Regione. A me non risulta che ci siano analisi della Asl né del Gestore idrico in cui si evidenzino tali valori».

Anzi, Piotti si sbilancia:
«Non è che a me non risultino, non ci sono. Non ci sono analisi che indichino la presenza della sostanza per valori superiori ai 50 milligrammi».
(Tratto dal quotidiano Terra, il 17/11/201 )
http://www.terranews.it/news/2010/11/arsenico-veleno-nel-bicchiere



La Segreteria Tecnico Operativa (STO)


La Segreteria Tecnico Operativa è braccio tecnico dell’Autorità d'Ambito ed ha, in sintesi e fermo restando i poteri decisionali della Conferenza dei Sindaci, i compiti operativi connessi a:
- l’assistenza ai comuni dell’ATO;
- la fase di avvio del S.I.I.;
- la pianificazione degli interventi;
- il controllo e la determinazione della tariffa idrica;
- il controllo del rispetto dei patti contrattuali da parte del Gestore.

http://www.ato2roma.it/progetto.htm#segreteria

Documento della Commissione europea riguardo le deroghe per l'arsenico

DECISIONE DELLA COMMISSIONE del 28.10.2010 sulla deroga richiesta dall'Italia ai sensi della direttiva 98/83/CE del Consiglio concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano:

COMM_NATIVE_C_2010_7605_F_IT_DECISION_DE_LA_COMMISSION.doc.

Con la gestione privata dell'acqua i profitti vengono prima delle esigenze della popolazione


Il privato nella gestione dell'acqua non può funzionare. E non solo perché introducendo il meccanismo del profitto l'interesse collettivo viene meno o perché questo profitto è garantito dalla legge Galli o ancora perché i parametri di formazione della tariffa che si basano anche sulla qualità del servizio non vengono applicati. La gestione privata non funziona perché quando il presidente della provincia di Roma Zingaretti (che rappresenta i 75 comuni gestiti da acea) nell'ultima assemblea dei soci di Acea Ato 2 lo scorso maggio chiede un'anticipo degli utili dell'azienda per affrontare l'emergenza idrica nei Castelli romani e lo stesso comune di Roma (che detiene il 51% di azioni di acea) è d'accordo, ha come risposta dalla holding romana un sonoro NO. Prima i soci, poi la popolazione.

martedì 23 novembre 2010

Importante denuncia di Medicina democratica sull'Arsenico a Velletri


(Articolo pubblicato originalmente l'8 luglio 2009)

L'informazione è stata giudicata parziale, falsa e illegale. Vi preghiamo quindi di riportare integralmente la valutazione indipendente dell'associazione di medici, che lanciano l'allarme sulla situazione dell'acqua nella nostra città.
Vista l'importanza del tema, abbiamo chiesto all'associazione nazionale di medici "Medicina democratica" di valutare l'avviso diffuso dal Comune di Velletri, da Acea Ato 2 e dalla Asl RM H in relazione alla presenza dell'arsenico, del fluoro e del vanadio nell'acqua di Velletri.
Il comitato vigilerà da vicino la situazione, denunciando tutte le eventuali omissioni, a tutela della salute della nostra città.
COMITATO ACQUA PUBBLICA VELLETRI
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Comunicato/ Rischio dell’Arsenico a Velletri e falsa informazione in ACEA ATO2
In merito all’ Avviso alla cittadinanza pubblicato dal Comune di Velletri sottoscritto insieme ad ACEA ATO2, Segreteria Tecnico Operativa di ATO2 e ASL RMH del 6 luglio 2009 dove si sostiene che la deroga richiesta è stata concessa dalla Regione Lazio affinché le concentrazioni degli elementi tossici Fluoro, Arsenico, Vanadio possano salire rispettivamente a:
- Fluoro fino a 2,5-3 mg/ litro
- As fino a 50 microgrammi/ litro
- Vanadio fino a 100 microgrammi/ litro
e che “è importante evidenziare che i nuovi limiti sono estremamente cautelativi e il loro superamento entri i valori massimi ammissibili non provoca effetti acuti”…
Ricordiamo alla popolazione
che il decreto legge n. 31 del 2001, entrato in vigore a dicembre del 2003, stabilisce i criteri che deve avere l’acqua per essere destinata al consumo umano, cioè potabile.
L’acqua deve essere salubre e pulita e non contenere nessuna sostanza in quantità o concentrazioni tali da rappresentare un potenziale pericolo per la salute umana.
Dalla fine del 2003, in teoria, l’acqua potabile dovrebbe essere al di sopra di ogni sospetto.
Il Decreto legislativo n. 31 del 2001 fissa una serie di parametri molto restrittivi per i veleni che possono provocare danni alla salute. Ma ecco l’inghippo: i gestori idrici hanno chiesto, tramite le regioni, di poter distribuire in taluni casi acqua "non potabile", grazie a un decreto specifico che consente di alzare temporaneamente i limiti previsti per talune sostanze tossiche. L’inghippo si chiama “deroga”, prevista dalla Comunità Europea in casi eccezionali (Direttiva 98/83/CE), per periodi limitati di tempo e a condizioniASSOLUTAMENTE non aggirabili in nessun modo qualora se ne faccia uso. La normativa per il rilascio delle “deroghe” esige che:
  1. La deroga non rappresenti un rischio per la salute umana
  2. L’ approvvigionamento delle acque potabili non possa essere mantenuto nella zona con altro modo congruo.
  3. La deroga abbia durata più breve possibile, non superiore ai tre anni (rinnovabile solo due volte).
In particolare la normativa sulle deroghe prevede che
  1. La popolazione sia informata preventivamente in modo esauriente sulle condizioni attuali dell’acqua in relazione alla sua potabilità.
  2. La popolazione sia informata immediatamente, qualora l’acqua NON sia più potabile, in quanto siano stati superati i limiti previsti per legge dalla Comunità Europea e accettati dall’Italia tramite la suddetta legge, attraverso pubblici avvisi spiegando dettagliatamente i danni alla salute in cui può incorrere non solo in acuto, ma soprattutto a DISTANZA e dunque per intossicazione CRONICA come tumori e malattie degenerative..
  3. La popolazione sia informata accuratamente che per poter erogare l’acqua comunque, anche se NON potabile, deve essere richiesta una deroga valida solo per 3 anni, che viene concessa dunque SOLO per ragioni di grave impossibilità a fornire acqua potabile nei limiti di Legge, rinnovabile per motivi ancora più gravi o gravissimi solo altre due volte
  4. La popolazione sia informata che il Gestore ha l’OBBLIGO di instaurare contestualmente tutte le azioni indispensabili per restituire all’acqua la potabilità riportando gli inquinanti entro i limiti di Legge nel tempo più breve possibile.
  5. La popolazione sia informata che qualora il Gestore ritardi o non metta in atto tutte le procedure realizzando gli investimenti necessari sarà sanzionato dalla UE , multe che pagheremo ancora noi cittadini con i nostri soldi.
Ricordiamo alla popolazione che cosa sia l’Arsenico e come siano nate le “deroghe”

«Nella Toscana meridionale sono stati raccolti alcuni campioni di acqua potabile con concentrazione di Arsenicosuperiore al limite consentito dalla normativa vigente», ammette Mario Dall’Aglio, già docente di Geochimica ambientale alla Sapienza di Roma. «Una deroga è stata concessa, consecutivamente per quattro anni, dalla Regione Toscana e in parte nel Lazio. Deroghe di questo tipo sono una vecchia consuetudine italiana», dice Dall’Aglio, «ma nel passato sono state applicate per sostanze con tossicità non elevata e in assenza di effetti marcatamente cronici (ad esempio, per i fitofarmaci). Oggi sappiamo bene che l’assunzione di Arsenico può indurre rischi alla salute davvero gravissimi e irreversibili come tumori interni, con periodo di latenza anche superiore ai10-15 anni».
Non ci risulta ad oggi che nessuna di queste condizioni in relazione alla informazione dovuta e agli conseguenti all’inquinamento da Arsenico siano state rispettate dal Comune di Velletri, prima,e da ACEA ATO2 subentrata poi nella gestione dell’acqua di Velletri.
Denunciamo pertanto questo Avviso pubblico come:
  • parziale perché nasconde la vera informazione prevista per Legge dalla Comunità Europea: la popolazione non è mai stata informata nei modi e nei tempi previsti dalla Legge in vigore dal dicembre del 2003;
  • falso perché volutamente fa credere alla popolazione che i danni attesi da questi tossici siano quelli acuti, quando tutta la letteratura scientifica mondiale (e la legislazione europea) lancia da sempre l’allarme suidanni non tanto per l’esposizione acuta, quanto piuttosto a distanza per contaminazione cronica. Il vero rischio dell’ìnquinamento è cronico, infatti la UE prevede un limite massimo dell’As a 10 microgrammi litro e l’OMS sta pensando di abbassarlo ulteriormente in quanto l’Arsenico è in classe 1 per i tumori (= rischio massimo); inoltre non è previsto da nessuna Legge che i cittadini dei territori vulcanici debbano per forza bere acqua arsenicata;
  • illegale perché realizzato non secondo i criteri previsti dalla Legge italiana ed europea in merito alle comunicazioni sul tema da riservare ai cittadini:
  • illegittimo in quanto l’Italia ha preso un impegno etico solenne aderendo, come Paese che fa parte dell’ONU, al Patto del CESCR.
"I Paesi che hanno aderito al Patto del CESCR (Pacte relatif aux droits économiques et culturels en novembre 2002) avranno l'obbligo di rispettare, proteggere e soddisfare il diritto delle persone a bere una acqua sana. L'obbligo di rispettare tale diritto impone agli Stati aderenti al Patto di impedire la messa in opera di pratiche che portino all'ostacolo del godimento di questo diritto attraverso:
- pratiche condizionanti l'accesso a l'acqua POTABILE in modo equo;
- polluzione illegale dell'acqua da scarichi effettuati grazie alla mancanza di strutture di controllo dello Stato."
(Nota bene: tra i Paesi che hanno aderito è inclusa l'intera Europa prima dell’allargamento.)
Cittadini di Velletri,
come vedete i due versanti sono delineati con nettezza: da una parte dobbiamo avere il diritto all'accesso ad unaquantità equa pubblicamente controllata di 50 litri d’acqua gratis al giorno, dall'altra è indispensabile il diritto ad avere garanzie sulla qualità equa, come previsto dall’ONU e dall’OMS, che per essere tale, anche in questo settore deve essere pubblicamente controllata . Ma i due versanti in questione riguardano la stessa goccia. Ergo, il diritto non è garantito non solo se manca l’acqua, ma anche se l'acqua di fatto non è assolutamente potabile!
Invitiamo pertanto con fermezza i firmatari:
  • a ritirare immediatamente questo Avviso in quanto pericoloso per la salute pubblica e sostituirlo immediatamente con un Avviso e con una Campagna informativa corretta realizzata rigorosamente a norma di Legge;
  • a rinunciare ad ogni ed ulteriore deroga considerato che la presente è già stata chiesta per il limite massimo possibile per l’Arsenico di ben 50 microgrammi/l;
  • a varare subito tutti gli investimenti necessari per eliminare definitivamente l’inquinamento da As e rientrare al più presto nei limiti dei 10 microgrammi/ litro previsti per Legge.
Medicina Democratica