giovedì 4 dicembre 2008

No al golpe idrico di Acea!

Non è possibile decidere sulle nuove tariffe dell'acqua senza discutere prima con i cittadini e senza indirizzo dei Consigli comunali.
Rinviare la Conferenza dei Sindaci dell'Ato 2 è un atto di democrazia

Preliminarmente dobbiamo rilevare che, vista l'importanza delle decisioni che dovranno essere assunte nella prossima conferenza dei Sindaci, è assolutamente indispensabile un'ampia discussione sulla documentazione proposta dalla Segreteria Tecnica Operativa dell'Ato 2.
Ci sembra quindi indispensabile chiedere il rinvio della conferenza per dar modo alla cittadinanza di conoscere il contenuto delle proposte, anche attraverso un'ampia discussione nei consigli comunali. Le delibere proposte, infatti, prevedono profonde revisioni del Piano d'ambito e della tariffa rispetto a quanto votato al momento dell'approvazione della convenzione di gestione.
In questo documento evidenziamo solo una piccola parte deli tanti nodi problematici che si desumono dalla copiosa documentazione messa a disposizione – solo il 20 novembre scorso – dalla STO.

Premessa
I documenti sulla gestione idrica che dovranno essere votati dai sindaci il prossimo 5 dicembre – ad una prima analisi – mostrano sintomaticamente le tante violazioni degli accordi approvati dai Consigli comunali al momento dell'adesione all'Ato 2 da parte di Acea.
Quello che è gioco è il delicato sistema di garanzie per i cittadini e per i comuni che dovrebbe stare alla base della corretta gestione dell'acqua. Chi continua a pensare che la gestione privata sia migliore di quella pubblica dovrà ben presto ricredersi.

Chi controlla la qualità del servizio? Nessuno
Il principale punto dolente è la tariffa. La segreteria tecnico operativa dell'Ato 2 (costituita presso la provincia di Roma) ha chiesto un aumento del 6% complessivo della tariffa media. Il calcolo del costo dell'acqua avviene secondo meccanismi di legge, che prendono in considerazione diversi parametri. Uno di questi si chiama MALL e misura la qualità del servizio: se il servizio è scarso, si deve pagare di meno al gestore. La misurazione dello standard di qualità avviene attraverso appositi registri dei reclami, dove devono essere annotate anche le soluzioni dei problemi segnalati dai cittadini. Devono essere poi segnalate da Acea le interruzioni del servizio e le riduzioni del flusso (vedi ad esempio la crisi idrica che ha colpito 14 comuni, tra i quali Velletri).
Questi registri – obbligatori per legge – sono incompleti o inesistenti. Lo afferma nero su bianco la segreteria tecnica operativa dell'Ato 2, l'organismo che deve vigilare su Acea. Questo "disguido" ha fatto sì che il parametro MALL (cioè la qualità del servizio) non fosse preso in considerazione per il calcolo della nuova tariffa.
Sono quindi veramente dovuti gli aumenti richiesti da Acea considerando i tanti reclami e disservizi documentati? E' giusto pagare una bolletta più cara se l'acqua continua a mancare molte ore al giorno? E' corretto il prezzo che viene imposto per un'acqua di fatto non conforme alle norme di legge e quindi non potabile?
A questo grave fatto si aggiunge la mancata risposta da parte di Acea alle decine di reclami, contestazioni e messe in mora da parte dei cittadini di Velletri, che hanno lamentato violazioni della carta del sistema idrico integrato, false comunicazioni sulla qualità dell'acqua e non rispetto della normativa nazionale e comunitaria sull'acqua potabile.

Se tredici scarichi illegali vi sembran pochi
Velletri ha una situazione fognaria al limite del tollerabile. Sono 13 gli scarichi da eliminare, perché inquinanti. Fino ad oggi Acea ha fatto ben poco, continuando, però, a riscuotere la tariffa per la depurazione. Ora la corte costituzionale (sentenza 335/2008) ha stabilito che non si dovrà pagare questa tariffa se il servizio di depurazione non è attivo e che gli eventuali pagamenti del passato dovranno essere restituiti. Chi pagherà? Secondo la segreteria tecnica operativa dovranno essere i Comuni o i cittadini, attraverso un aumento delle bollette. Nulla però viene rilevato rispetto ai mancati lavori per la rete fognaria…

Il trucco del minimo contrattuale impegnato
Pochi lo sanno, ma Acea fattura più acqua di quanto ne venda realmente. E' come se un salumiere vi facesse pagare 2 etti di formaggio dandovene solo 1 etto e mezzo… Il trucco si chiama "minimo contrattuale impegnato", che nel caso di Velletri, corrisponde a 150 mc minimo all'anno.
Questo principio – dichiarato illegittimo da diverse normative – applicato su vasta scala, quale è l'Ato 2 che include l'intera provincia di Roma, comporta per Acea un incasso annuo pari a 48 milioni di metri cubi fatti pagare ai cittadini senza averli mai forniti! Al costo medio di 0,8516 euro/mc, nel 2006 il valore di quest'acqua virtuale è di 41.000.000 di euro, quasi pari all'utile distribuito ai soci di Acea Ato 2 Spa nel 2007 (dati 2006).

Di chi sono le reti? Pubbliche, ma Acea fa finta di non saperlo
La legge prevede che tutte le opere esistenti e che saranno realizzate sono e rimangono di proprietà dei comuni. Alla fine della concessione (30 anni, che speriamo possano presto essere interrotti) Acea dovrà restituire l'intera rete. Il gestore privato ha solo il diritto di utilizzo degli acquedotti e non la proprietà.
Accade però che Acea Ato 2 Spa stia inserendo nei propri bilanci le opere che realizza - informa la STO. Inserendole in bilancio le opere potrebbero essere quindi soggette ad azioni di pignoramento da parte delle banche, ad esempio, e concorrono a formare il valore della società stessa.
Visto che Acea Holding (che controlla Acea Ato 2 Spa) è una società quotata in borsa, sarebbe interessante sapere cosa ne pensa la Consob (organo di controllo della borsa italiana) dei patrimoni inseriti in bilancio in questa maniera.

Il comitato acqua pubblica di Velletri chiede quindi che l'Ato 2 rinvii di almeno 30 giorni la riunione della Conferenza dei Sindaci per poter dar modo ai Comuni di informare i consigli comunali sulla portata delle decisioni che dovranno essere prese, discutendo – anche con la partecipazione diretta dei cittadini – le possibili soluzioni da proporre.
Non è infatti possibile, a nostro giudizio, votare una redifinizione straordinaria della tariffa che vincolerà i comuni della provincia di Roma fino al 2025 senza prima i dovuti atti d'indirizzo dei consigli comunali.

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