venerdì 12 marzo 2010

Lettera aperta al consiglio comunale di Velletri



Cari consiglieri,

inizia male, molto male la gestione dell’assessorato ai rapporti con Acea, affidato a Rolando Pocci, che già aveva la delega per l’urbanistica nel territorio massacrato dal cemento di Velletri. Questa mattina abbiamo letto il resoconto sui settimanali locali della conferenza stampa tenuta dall’assessore Pocci.
Vogliamo mettere da parte l’attacco a testa bassa lanciato da Pocci contro il comitato acqua pubblica di Velletri, anche perché gratuito e immotivato. Non abbiamo, infatti, mai incontrato l’assessore che, evidentemente, non è interessato a sentire le ragioni dei cittadini, ma solo quelle della multinazionale Acea, che ha appena contratto un debito di 500 milioni con istituti finanziari. In questo senso vorremmo ricordare che il partito di cui Pocci è espressione, il Pd, da qualche mese sta attaccando duramente la gestione Acea e il sindaco di Roma, Alemanno, che è il principale azionista. Vorremmo ricordare che Acea sta andando verso una totale privatizzazione, che comporterà il netto peggioramento delle condizioni dell’acqua e l'innalzamento delle tariffe. Temi che sembrano poco interessare a Pocci.
Ci preme però sottolineare - anche a tutela delle 450 famiglie di Velletri che fanno riferimento al comitato, un numero in costante aumento - la gravità di alcune affermazioni:

1. “Da come si comportano sembrerebbe che noi siamo i nemici, noi vogliamo collaborare con loro ma nel rispetto delle leggi e dei rapporti di cortesia con l’Acea”.

Non abbiamo un nemico ma l’obiettivo - da sempre dichiarato - di una gestione dell’acqua democratica, equa e solidale. L’acqua è un bene sacro, per chi crede, e fondamentale all’esistenza della stessa vita. Non è un bene mercificabile, come la stessa unione europea ha più volte affermato. Noi non attacchiamo, ma difendiamo i cittadini più deboli, quelle famiglie con reddito minimo che stanno ricorrendo a prestiti per pagare bollette carissime, basate su una tariffa illegittima. In questo senso non si può essere servo di due padroni: o si è accanto ai cittadini, o si è subalterni agli interessi finanziari che governano in questo momento Acea. Una società, lo ricordiamo, quotata in borsa, senza nessun rapporto storico, culturale o sociale con la nostra città.
Noi abbiamo sempre rispettato la legge. Anzi, siamo stati noi a studiare con cura le migliaia di pagine di documentazione contrattuale, come ben sa il consiglio comunale che ha - trasversalmente - elogiato il lavoro del comitato.
Per quanto riguarda la cortesia l’abbiamo sempre avuta con le persone. Lo stesso non è avvenuto da parte di alcuni dirigenti Acea che hanno in passato commentato, davanti a esponenti del comitato: “A Velletri ci avete rotto le palle, adesso stacchiamo l’acqua a tutti”.

2. “Il comitato qui a Velletri fa un servizio di allarmismo continuo”.

Fino ad ora abbiamo fatto un servizio che ha sostituito il dovere istituzionale del Comune. Ricordiamo che le prime osservazioni presentate dall’ex assessore Moretti ad Acea sono state elaborate dal comitato acqua pubblica, che gratuitamente ha impiegato ore e ore nello studio della situazione idrica. Cosa ha invece fatto l’assessorato alle risorse idriche? E’ più di un anno che attendiamo la pubblicazione dei dati della qualità dell’acqua e vogliamo ricordare che il responsabile - anche dal punto di vista giuridico - della salute della città è il Sindaco. Noi abbiamo sollevato il problema della contaminazione da arsenico, basandoci sui dati ufficiali di Acea e dell’Arpa Lazio. Se c’è allarmismo questo è dunque venuto dal gestore e dagli ufficiali sanitari, visto che i dati da noi diffusi sono sempre certificati e inoppugnabili. Dire che abbiamo fatto allarmismo, significa accusarci di aver dato dati falsi: caro assessore, la diffamazione è un reato.
La domanda è una sola: a Velletri - come nell’intero territorio dei Castelli romani - c’è o no un superamento dei limiti di legge (cosa ben differente dalla deroga, per chi ha studiato un po’ d’italiano) sulla concentrazione di arsenico, vanadio e fluoruro? Questa concentrazione è dannosa o no per la salute umana, secondo la letteratura medica? Da quanti anni la popolazione è esposta a questa contaminazione? I minori di 14 anni possono o no bere l’acqua che esce dai rubinetti? Le industrie locali possono o no utilizzare l’acqua per la produzione di alimenti destinati alla commercializzazione? Il gestore sta informando correttamente la popolazione, come prevede il decreto di deroga e la legge quadro sull’ambiente (articolo 154 Dlgs. 152/2006)?.

3. “Con certezza e sicurezza rassicuriamo tutti nostri cittadini che l’acqua che esce dai rubinetti rispetta la deroga europea”

La “deroga europea” citata da Pocci è la direttiva 98/83/CE del Consiglio del 3 novembre 1998 concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano. Consigliamo vivamente all’assessore di leggerla prima di citarla. All’articolo 5 la direttiva prevede che, in caso di superamento dei limiti di legge (per l’arsenico tale limite è di 10 microgrammi/litro), “i consumatori interessati siano debitamente informati e consigliati sugli eventuali provvedimenti correttivi supplementari da adottare” e che “siano prese misure appropriate per ridurre o eliminare il rischio”. All’articolo 7 si legge poi: “Sia ove si verifichi, sia ove non si verifichi un superamento dei valori di parametro, gli Stati membri provvedono affinché la fornitura di acque destinate al consumo umano che rappresentano un potenziale pericolo per la salute umana sia vietata o ne sia limitato l'uso ovvero siano presi altri provvedimenti a tutela della salute umana”.
L’articolo 9 tratta l’argomento deroghe. La deroga può essere data per un periodo di tre anni. Eccezionalmente la durata può essere estesa fino a tre rinnovi, per un totale di nove anni, previo consenso della commissione europea. Il principio è chiaro: la somministrazione di dosi fuori norma di arsenico, vanadio e fluoruro non può avvenire per lunghi periodi, pena l’esposizione della popolazione a un elevato rischio. La domanda è: da quanti anni beviamo acqua contaminata? Se è vero che la deroga è entrata in vigore nel 2009, è da tempo immemorabile che la popolazione è esposta - senza saperlo - a quantità elevate di arsenico, vanadio e fluoruro. Viene così meno quel principio di precauzione e di tutela della salute che deve prevalere sempre.
L’altro principio fondamentale della deroga è l’informazione della popolazione. Acea, la Asl e il Comune di Velletri hanno preparato il testo della lettera inviata ai cittadini e pubblicato lo scorso anno con manifesti. Secondo i medici di Medicina democratica questa comunicazione è:

parziale perché nasconde la vera informazione prevista per Legge dalla Comunità Europea: la popolazione non è mai stata informata nei modi e nei tempi previsti dalla Legge in vigore dal dicembre del 2003;
falsa perché volutamente fa credere alla popolazione che i danni attesi da questi tossici siano quelli acuti, quando tutta la letteratura scientifica mondiale (e la legislazione europea) lancia da sempre l’allarme sui danni non tanto per l’esposizione acuta, quanto piuttosto a distanza per contaminazione cronica. Il vero rischio dell’ìnquinamento è cronico, infatti la UE prevede un limite massimo dell’As a 10 microgrammi litro e l’OMS sta pensando di abbassarlo ulteriormente in quanto l’Arsenico è in classe 1 per i tumori (= rischio massimo); inoltre non è previsto da nessuna Legge che i cittadini dei territori vulcanici debbano per forza bere acqua arsenicata;
illegale perché realizzato non secondo i criteri previsti dalla Legge italiana ed europea in merito alle comunicazioni sul tema da riservare ai cittadini;
illegittima in quanto l’Italia ha preso un impegno etico solenne aderendo, come Paese che fa parte dell’ONU, al Patto del CESCR

4. L’assessore Pocci sostiene che il comitato invita i cittadini a non pagare le bollette

Peccato che l’assessore non abbia mai speso un minuto della sua fitta agenda - gestire anche l’urbanistica deve essere un impegno gravoso - per venire al comitato acqua pubblica. Avrebbe potuto almeno leggere i reclami formali inviati da 450 famiglie con l’aiuto del comitato e recapitati anche all’amministrazione comunale. I cittadini pagano l’acqua e nessuno può permettersi di definirli morosi. Il comitato aiuta le famiglie a ricalcolare la fattura di Acea per il 2008 e il 2009 suggerendo di contestare e pagare secondo l’articolazione tariffaria di Roma. A quel punto le persone vanno alla posta e versano la cifra corretta, comunicando l’avvenuto pagamento ad Acea e al Comune. Aiutiamo poi le famiglie che hanno ricevuto cifre altissime - anche 3000 euro - da pagare in tre mesi per una mancanza grave di Acea, la quale non ha rispettato sempre l’obbligo di effettuare almeno una lettura all’anno, come previsto dal disciplinare tecnico del contratto. Anche in questi casi le famiglie che si rivolgono al comitato chiedono una rateizzazione congrua e sostenibile al gestore.
Esiste poi il caso di famiglie che - per reddito - non sono in grado di pagare le bollette, anche ricalcolate con l’articolazione tariffaria di Roma. E’ un problema che dovrà prima o poi essere affrontato, vista la crisi economica e il disastro sociale in cui versa la nostra città. Domandiamo all’informatissimo Pocci: in questi casi lei è d’accordo con il taglio dell’acqua che sta minacciando Acea? Come potrà vivere una famiglia con figli senza acqua corrente? Ci penserà il comune ad aiutare questi casi? Perché su questo tema siamo soli? Dov’è quello spirito di giustizia sociale che dovrebbe animare il suo partito? Perché non è stata applicata la tariffa sociale prevista per legge? Perché l’assessore e la giunta non hanno mai fatto una battaglia su questo punto? Siete disposti a farlo?

Cari consiglieri comunali, vi chiediamo un gesto di orgoglio e di civiltà. Vi chiediamo di stare a fianco dei cittadini, di non criminalizzare i comitati spontanei, di combattere insieme la battaglia per la difesa dei beni comuni. Riportate i temi concreti della famiglie di Velletri nel consiglio e non fatevi abbagliare dalle lucciole delle multinazionali. Riscoprite i valori veri della politica: difendere i beni comuni, la democrazia e la giustizia sociale.
Vi invitiamo, anche per questi motivi, a partecipare alla manifestazione nazionale del 20 marzo a Roma per la ripubblicizzazione dell’acqua e la difesa dei beni comuni, organizzata dal Forum nazionale dei movimenti per l’acqua, con l’appoggio di un centinaio di associazioni del mondo cattolico - come Pax Christi - dell’ambientalismo - Legambiente e Wwf - del mondo sindacale - la Cgil funzione pubblica -. Sarebbe straordinario avere il gonfalone della nostra città insieme agli altri comuni che ufficialmente parteciperanno.


Velletri, 12 marzo 2010

Comitato acqua pubblica

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