giovedì 18 marzo 2010

CARISSIMA ACQUA

di Andrea Palladino - il manifesto 

La privatizzazione dell'acqua romana è iniziata con Veltroni e Rutelli. Il salto di qualità con lo sbarco della destra in provincia e poi nella capitale, fino alle polemiche di questi giorni. Nella multinazionale Acea cresce il peso di Caltagirone e Suez Gdf. E salgono le bollette



Aldo C. da tre anni riceve a casa una strana bolletta. Ha una pensione da poco più di 700 euro al mese e vive nelle case popolari di Velletri, città della provincia di Roma. Il mese scorso ha aperto quella busta con il logo di Acea, guardando con attenzione i due fogli pieni di cifre. Si è messo gli occhiali, per essere sicuro di leggere bene: per il 2009 deve pagare quasi 800 euro. Di acqua.

La sua casa ha un solo bagno e una cucina. Da un paio d'anni non lava più i piatti, compra al supermercato le stoviglie di plastica: «Devo risparmiare l'acqua, non riesco più a pagare queste bollette e ho paura che che mi taglino i tubi». Al condominio della zona 167 di Velletri - gestito dall'Ater - l'acqua Acea l'ha già tagliata, mettendo un grosso blocco d'acciaio, con il logo della Gori, il gestore della zona del vesuviano, in provincia di Napoli. Perché in una multinazionale si ottimizza tutto, anche i sistemi per togliere l'acqua alle famiglie.

Aldo C., scorrendo la sua bolletta, non può leggere una sorta di tassa che paga in nome della privatizzazione dell'acqua. Si chiama «remunerazione del capitale investito», corrisponde al 7% ed è nascosta nella tariffa, molto nascosta. Su nessuna bolletta in Italia è riportata con chiarezza, ma dove c'è un gestore privato - ovvero una società per azioni - e dove non ci sono più i comuni, le famiglie pagano questa percentuale fissa, su ogni investimento fatto. Ma in realtà le cifre milionarie che le multinazionali incassano vanno ben oltre il semplice ricavo sugli investimenti reali.

Il primo gestore idrico italiano è la romana Acea, che a breve verrà ulteriormente ceduta al capitale privato. Oggi il 51% delle azioni è in mano al Comune di Roma, che trasformò nel 1998 l'ex azienda pubblica in società per azioni. Nel giugno del 1999 il 49% delle azioni venne collocato sul mercato borsistico, mantenendo, però, due grossi investitori privati. Il primo oggi è la francese Suez Gdf, che controlla quasi il 10% delle azioni ed esprime due consiglieri di amministrazione; il secondo è il romanissimo Francesco Gaetano Caltagirone, che dopo l'elezione di Alemanno è salito dal 4% a quasi il 9% del pacchetto azionario, diventando il competitor interno di Suez Gdf, società che è cresciuta in Acea sotto il governo di Rutelli e di Veltroni.
Aldo ricorda le bollette che gli arrivavano dal Comune di Velletri, prima che Acea divenisse il gestore dell'acqua dell'intera provincia romana: «Pagavo molto meno, non capisco cosa sia avvenuto». Basta in realtà leggere i numeri riportati sui bilanci e nella documentazione finanziaria custodita nei palazzi della provincia di Roma, dove funziona l'Ato 2, l'organismo dei Sindaci che - almeno sulla carta - dovrebbe controllare l'operato di Acea, per iniziare a capire meglio il peso della privatizzazione. C'è quell'espressione - magica per le società multinazionali - introdotta dalla legge Galli del 1994 e riaffermata nel corso degli anni: remunerazione del capitale investito. E' normale, dice il mercato, pagare il rischio d'impresa. Ma smontando le cifre di Acea la realtà è ben differente.

Nel 2003 (primo anno della gestione privatizzata di Acea in provincia di Roma), la remunerazione del capitale è stata pari a 62,9 milioni di euro; nell'ultimo bilancio, la cifra è salita fino a 73,9 milioni di euro. Dal 2003 al 2008 Acea ha incassato una cifra totale di 404,3 miloni di euro. Solo per la remunerazione degli investimenti, ovvero soldi che con la gestione pubblica sarebbero andati - a parità di tariffa - in acquedotti e impianti. Ma quali sono gli investimenti che Acea ha realizzato dal 2003 al 2008? Di poco superiori, 421,8 milioni di euro. Qualcosa non torna. Per capire il meccanismo dobbiamo tornare al 2002, all'anno in cui l'assemblea dei Sindaci della provincia di Roma affidò - senza gara - il servizio ad Acea. All'anno zero della gestione, ovvero il 2003, nella contabilità dell'Ato 2, risulta un capitale investito di 894,3 milioni di euro. Cifra che corrisponde al valore del ramo idrico di Acea. E' bene sapere che in questa cifra non è inclusa la proprietà delle reti e degli acquedotti che, per legge, rimangono intestati ai comuni. Si tratta di un valore fortemente immateriale, che deriva dal posizionamento nel mercato, dal management, dalla conoscenza. Ed è per questo che l'assemblea dei sindaci del 26 novembre del 1999 - dove partecipò uno schieramento assolutamente bipartisan, da Michele Meta, all'epoca assessore regionale dei Ds della giunta Badaloni, fino a Silvano Moffa, Pdl, ex presidente della provincia di Roma, veri padri politici della privatizzazione dell'acqua nel Lazio - aveva stabilito che serviva una perizia del Tribunale di Roma per valutare quanto valesse il settore idrico di Acea. Da quella cifra sarebbe, infatti, derivata parte della tariffa e la remunerazione del capitale per il gestore. Di quella perizia, però, non c'è traccia. Anzi, secondo al Segreteria tecnica operativa «non è stata mai redatta».

Il vero nodo è dunque quanto poi alla fine pesi l'interesse di una società per azioni di fronte ai deboli controlli lasciati al pubblico. E anche le dichiarazioni di ieri dell'esponente del Pdl romano, Federico Guidi, danno l'idea di come in Acea prevalga oggi la parte privata. Le critiche all'ulteriore privatizzazione venute dalla sinistra, secondo Guidi, «rischiano di destabilizzare un'azienda quotata in borsa». Il centrodestra punta a difendere il business idrico, dove i rischi d'impresa per i privati sono vicino allo zero. E dove gli unici che rischiano veramente sono le famiglie, come quella di Aldo C., con una bolletta dell'acqua che oggi non riesce più a pagare.
fonte: http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/argomenti/numero/20100317/pagina/16/pezzo/273864/

1 commento:

Anonimo ha detto...

http://www.acquabenecomune.org/

Appena la Salute me lo permetterà Vi porterò il mio umile impegno come Cittadina di Velletri .. per ora mi devo limitare a far da eco ai problemi Territoriali sui Blog