mercoledì 17 giugno 2009

Il paradosso della fontanella di Tevola

Fuori sono 30 gradi oggi. Temperature nella norma, così sarà per almeno tre mesi. A Velletri, però, quando il termometro si alza guardiamo verso la montagna. Lì a quota 500 metri passa l’acquedotto del Simbrivio. Tutti ormai si aspettano che a giorni l’acqua inizierà a diminuire. E’ quel pizzico di saggezza contadina che sopravvive anche ai tempi di Acea.
Oggi al centro abbiamo avuto tre ore d’acqua. Oramai è divenuta abitudine svegliarsi sempre alle 6, preparare la lavatrice, la lavastoviglie - scelta obbligata per risparmiare l’acqua - mettere un po’ d’acqua da parte. Verso le 10 il contatore si ferma.
Nel centro di Velletri l’acqua non la beviamo. Abbiamo tra le mani le ultime analisi dell’Arpa: il tassa d’arsenico varia tra i 15 e i 35 microgrammi al litro, quando la dose di sicurezza è di 10 microgrammi. Dunque niente acqua per bere e per cucinare.
Con i trenta gradi di questi giorni in tre persone si possono consumare anche 8-9 litri d’acqua al giorno. Acqua minerale, conservata nella plastica. Quasi cinquanta euro al mese, seicento euro all’anno. Un camion intero di plastica, che ogni 365 giorni una famiglia del centro storico di Velletri produce, che probabilmente finirà incenerita da qualche parte. A Velletri di raccolta porta a porta per ora neanche a parlarne.
Sfogliando le analisi di Acea scopriamo che a contrada Tevola, alle pendici dell’Artemisio, dove passa il Simbrivio, c’è una fontanella preziosa. Nessuna traccia di Arsenico, niente Vanadio, di fluoruri neanche a parlarne. Inodore, insapore, incolore. Semplicemente acqua. Da qualche mese tra amici ci telefoniamo ogni tanto, “ma tu l’acqua dove la vai a prendere?”. Foglietti con indirizzi improbabili, voci, sentito dire. Ma oggi siamo fortunati, l’Arpa ha scoperto la fontanella miracolosa.
Per arrivare a Tevola devi conoscere le strade che si intrecciano nella campagna distrutta da decenni di abusivismo. Sul ciglio della strada incontri i cassonetti sgangherati, con decine di televisioni abbandonate. Da via del Cigliolo si inizia a salire verso la montagna, le bottiglie di vetro ad ogni buca tintinnano, l’aria che entra dal finestrino fa da altimetro. Due, tre, quattro curve, Eccola. La prima sorpresa è il meraviglioso stemma del comune di Velletri. Mihi est libertas papalis et imperialis. Chissà, magari è anche libera da Acea, magari è una piccola enclave, sfuggita alle mappe della multinazionale romana, dalle grinfie della borsa di Milano, dove con le azioni vendono anche un pezzettino del nostro rubinetto. Qualcuno ha avuto l’affetto di sistemarla, di pulirla. Le vasche sono grigie, per il cemento che la ricopre.
Eccolo il rubinetto. Semplice, con la levetta. Scarichiamo le bottiglie e la tanica.
E’ il 17 giugno, e la fontanella magica di acqua pura di Tevola è secca. Spenta, muta, neanche una goccia. Sono le quattro del pomeriggio in una Velletri assolata e Acea ha staccato lo stemma del nostro comune. Insieme all’acqua è andata via la Libertas.

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