mercoledì 2 gennaio 2013

Emergenza arsenico. Misteri e responsabilità politiche

Il comitato acqua pubblica di Velletri ha di certo tanti difetti. Ma ha anche una virtù, la memoria. Oggi leggendo l’ordinanza numero 538 del 28 dicembre scorso firmata dal sindaco Fausto Servadio, abbiamo deciso di ripercorrere la storia recente che ha portato a questa nuova “emergenza”. Annunciata, prevedibile, colpevole e carica di responsabilità, politiche e gestionali.
Sul banco degli imputati è finito il pozzo Le corti, che fornisce una notevole quantità di acqua – non più potabile – nella rete idrica – sempre fatiscente – di Velletri. C’è un primo dato che balza agli occhi: quella fonte non era presente tra gli interventi programmati da Acea nel 2008, un anno e mezzo dopo la concessione alla multinazionale romana. Ed è un fatto decisamente curioso. Occorre, a questo punto, ripercorrere la storia, con le carte alla mano.

Nel novembre del 2006 il comune di Velletri firma il verbale di consegna del sistema idrico integrato ad Acea Ato 2 spa. A pagina sei si legge: “Il Gestore (ovvero Acea) ha redatto il programma per i prelievi e le analisi di laboratorio delle acque prelevate dalle suddette fonti riservandosi di effettuare le analisi sulla rete di distribuzione successivamente alla presa in carico del servizio”.

Arriviamo al 2007, quando il sistema idrico di Velletri è già gestito da Acea Ato 2 spa. Nel piano di rientro presentato nel 2008 – vediamo come più avanti – è allegata una tabella con i risultati dei prelievi effettuati sui vari pozzi gestiti. Il pozzo Le Corti presenta, secondo Acea, questi valori il 22 giugno del 2007: Fluoruri 1,24, Arsenico 6,1 e Vanadio 17,7. Tutto nella norma, nessuno sforamento, nessuna emergenza. Questo accadeva cinque anni fa. I conti, però, non tornano. Nello stesso documento, a pagina 11, sono riportati i risultati dei campionamenti effettuati nei punti di prelievo. In via Le Corti – stessa zona dunque del pozzo in questione – abbiamo avuto tra il 2007 e il 2008 ben cinque sforamenti su sei prelievi riportati, per quanto riguarda il parametro Arsenico. Ma per Acea quel pozzo era perfetto.

Nel maggio del 2008 Acea presenta il primo studio per il rientro dei parametri Fluoruro, Arsenico e Vanadio nella normalità. Come abbiamo già visto il pozzo Le Corti non entra nella lista dei lavori da effettuare. C’è di più. Acea evidenzia come la rete di Velletri sia insufficiente, tanto da far prevedere per il 2015 una mancanza cronica di acqua (fabbisogno di 470,2 litri secondo contro i 350 litri secondo disponibili nel 2008; non disponiamo al momento di dati aggiornati). Di fronte a questo problema – il vero problema – la multinazionale si appella al tempo: “I tempi esigui per il rientro delle emergenze non sono compatibili con la completa risistemazione della rete”. Bisogna fare in fretta, dunque.

La strategia di Acea puntava allora decisamente al risparmio. Per quanto riguarda i pozzi privati con acqua fuori norma, saranno i proprietari “a realizzare e gestire gli impianti di potabilizzazione”. Dovranno essere loro, in altre parole, a spendere per investire e il piano di rientro presentato all’epoca teneva conto di questo impegno. E infatti quel piano su un buco nell’acqua: secondo Acea tutto doveva essere risolto entro il 31 dicembre 2010. Così non è stato.

Arriviamo al dicembre di due anni fa, quando i comitati dell’acqua scoprono il documento della Commissione europea che negava l’ultima deroga sull’arsenico, rendendolo pubblico. Scoppia il panico. Il 28 gennaio 2011 al comune di Velletri si tiene una riunione con tutti i soggetti coinvolti. Questa volta è chiaro a tutti che il pozzo Le Corti aveva notevoli problemi (nati quando? Visto che nel 2007 tutto era nella norma, secondo Acea), con una concentrazione di arsenico di 20,4 microgammi litro (dato del 24 gennaio 2011). Di nuovo arriva la promessa del gestore: : “Acea Ato 2 attuerà ogni possibile azione per realizzare tali impianti (superamento emergenza per pozzi Marmi e Le Corti, nda) prima dell’inizio del periodo estivo”. Ovvero prima dell’estate del 2011. Ovvero tutto doveva essere risolto un anno e mezzo fa.

Arriviamo all’epilogo, o almeno all’ultima puntata della saga. Il 13 novembre del 2012 Acea pubblica un report sui piani di rientro. Sono passati quattro lunghissimi anni dal primo studio del maggio 2008… Scrive Acea: “A causa dell’impossibilità di portare a compimento 2 interventi, tra quelli pianificati, entro la scadenza delle deroghe, una limitata porzione della popolazione dei comuni di Velletri e Lanuvio, dal 1° gennaio 2013 avrà acqua non conforme ai limiti previsti dal Dlgs 31/2001”. Ovvero non potabile. Leggendo l’ordinanza del sindaco appare chiaro quale parte della città è in emergenza: le vie fornite dal pozzo Le Corti.

Non sappiamo se in questa storia vi siano responsabilità amministrative o di altro genere. Non è nostro compito giudicare questi aspetti. Di certo ricordiamo bene le tante promesse di investimenti arrivate da Acea, non ultimo durante l’ultima conferenza dei Sindaci, quando si doveva discutere del profitto abrogato dai referendum (la remunerazione del capitale investito). Quella percentuale prevista dalla legge del 7% sugli investimenti realizzati alla fine è rimasta di fatto inalterata, beffando il voto di milioni di italiani. Di certo c’è una responsabilità dell’intera classe politica, che poco o nulla ha fatto per bloccare lo strapotere della multinazionale, che, mentre eroga acqua non potabile per una parte della popolazione di Velletri, chiude i rubinetti alle famiglie in difficoltà, che non riescono a pagare tutte le bollette. Il comitato acqua pubblica chiede ancora una volta che la gestione del sistema idrico torni nelle mani della collettività, mandando a casa un’azienda che non è riuscita a garantire la qualità minima del servizio.

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