Il profitto record di Acea Ato 2 - 58,96 milioni di euro - per l'anno terribile dell'arsenico è uno schiaffo doppio per la cittadinanza. Come è possibile che un gestore che non è stato in grado lo scorso anno di garantire acqua potabile per tutta la popolazione possa intascarsi un simile premio? Come si conciliano quasi sessanta milioni di dividendi con un'acqua che - lo scorso ottobre - a Velletri ha raggiunto punte di arsenico fino a sette volte i valori di legge?
Ancora una volta gli azionisti hanno detto no alla proposta della provincia di Roma di destinare parte di questi utili agli investimenti necessari nella zona dei Castelli romani. Da una parte Acea ottiene la terza deroga per l'arsenico e una gestione commissariale che garantirà
lo scavalcamento di molte norme; dall'altra la stessa società ottiene da una conferenza dei sindaci pigra e distratta aumenti delle tariffe che servono solo agli azionisti.
Solo la via del referendum potrà restituire queste risorse ai cittadini, migliorando la qualità dell'acqua, con tariffe più eque. Ricordiamo che il secondo quesito che si voterà il 12 e 13 giugno abolirà quel ricavo garantito che per Acea è stato uguale a 58,96 milioni di euro solo nel 2010.
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