alla riunione di ieri (10 aprile 2010) erano presenti circa una settantina di persone, provenienti da 15 comuni della zona (allargata) dei Castelli Romani.
Sono stati illustrati i tre quesiti referendari* e le modalità che dovranno essere seguite per la raccolta firme. E' stata chiarita anche la situazione con l'IdV e le differenze sostanziali tra il loro quesito e i tre referendum per l'acqua pubblica.
Ricordiamo che:
- i moduli verranno autenticati presso la corte d'appello di Roma e saranno distribuiti dal comitato acqua pubblica di Velletri venerdì 23 aprile. Vi comunicheremo quanto prima gli orari.
- tutti i referenti devono scaricare dal sito www.acquabenecomune.org il manuale operativo, che dovrà essere seguito alla lettera.
- sullo stesso sito trivate la grafica già pronta per il materiale pubblicitario. Domani, nella riunione del coordinamento regionale, verrà valutata la possibilità di stampare presso un'unica tipografia i manifesti. In questo caso i referenti dovranno comunicare il numero dei manifesti necessari per ogni comune.
- i referenti di uno stesso comune dovranno riunirsi e creare un unico coordinamento locale.
- i partiti potranno raccogliere le firme, esponendo sempre il manifesto del Forum italiano dei movimenti per l'acqua.
- sempre sul sito trovate il modulo per la richiesta degli spazi per i banchetti. E' necessario presentare in comune almeno sette giorni prima la richiesta degli spazi. Vi chiediamo di comunicare le date attraverso questa mailing list, in maniera da creare un calendario per la zona dei Castelli Romani e poterlo pubblicizzare
- martedì vi daremo altre informazioni aggiornate.
- chi ha altri riferimenti per i comuni scoperti li può comunicare al comitato acqua pubblica Velletri.
- in allegato trovate tutti i riferimenti dei referenti che hanno partecipato ieri alla riunione e la lista dei comuni con popolazione e firme necessarie.
Per ogni informazione potete contattare il comitato acqua pubblica Velletri:
acquapubblicavelletri@gmail.com
*I quesiti referendari - breve guida
Si propone l’abrogazione dell’art. 23 bis (dodici commi) della Legge n. 133/2008 , relativo alla privatizzazione dei servizi pubblici di rilevanza economica.
È l’ultima normativa approvata dal Governo Berlusconi. Stabilisce come modalità ordinarie di gestione del servizio idrico l’affidamento a soggetti privati attraverso gara o l’affidamento a società a capitale misto pubblico-privato, all’interno delle quali il privato sia stato scelto attraverso gara e detenga almeno il 40%. Con questa norma, si vogliono mettere definitivamente sul mercato le gestioni dei 64 ATO (su 92) che o non hanno ancora proceduto ad affidamento, o hanno affidato la gestione del servizio idrico a società a totale capitale pubblico. Queste ultime infatti cesseranno improrogabilmente entro il dicembre 2011, o potranno continuare alla sola condizione di trasformarsi in società miste, con capitale privato al 40%. La norma inoltre disciplina le società miste collocate in Borsa, le quali, per poter mantenere l’affidamento del servizio, dovranno diminuire la quota di capitale pubblico al 40% entro giugno 2013 e al 30% entro il dicembre 2015.
Abrogare questa norma significa contrastare l’accelerazione sulle privatizzazioni imposta dal Governo e la definitiva consegna al mercato dei servizi idrici in questo Paese.
SECONDO QUESITO : aprire la strada della ripubblicizzazione
Si propone l’abrogazione dell’art. 150 (quattro commi) del D. Lgs. n. 152/2006 (c.d. Codice dell’Ambiente), relativo ala scelta della forma di gestione e procedure di affidamento, segnatamente al servizio idrico integrato.
L’articolo definisce come uniche modalità di affidamento del servizio idrico la gara o la gestione attraverso Società per Azioni a capitale misto pubblico privato o a capitale interamente pubblico. L’abrogazione di questo articolo non consentirebbe più il ricorso né alla gara, né all’affidamento della gestione a società di capitali, favorendo il percorso verso l’obiettivo della ripubblicizzazione del servizio idrico, ovvero la sua gestione attraverso enti di diritto pubblico con la partecipazione dei cittadini e delle comunità locali. Darebbe inoltre ancor più forza a tutte le rivendicazioni per la ripubblicizzazione in corso in quei territori che già da tempo hanno visto il proprio servizio idrico affidato a privati o a società a capitale misto.
TERZO QUESITO : eliminare i profitti dal bene comune acqua
Si propone l’abrogazione dell’’art. 154 del Decreto Legislativo n. 152/2006 (c.d. Codice dell’Ambiente), limitatamente a quella parte del comma 1 che dispone che la tariffa per il servizio idrico è determinata tenendo conto dell’ “adeguatezza della remunerazione del capitale investito”.
Poche parole, ma di grande rilevanza simbolica e di immediata concretezza. Perché la parte di normativa che si chiede di abrogare è quella che consente al gestore di ottenere profitti garantiti sulla tariffa, caricando sulla bolletta dei cittadini un 7% a remunerazione del capitale investito, senza alcun collegamento a qualsiasi logica di reinvestimento per il miglioramento qualitativo del servizio.
Abrogando questa parte dell’articolo sulla norma tariffaria, si eliminerebbe il “cavallo di Troia” che ha aperto la strada ai privati nella gestione dei servizi idrici, avviando l’espropriazione alle popolazioni di un bene comune e di un diritto umano universale.
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